3•capitolo

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Alessio:

"Secondo round?"

Mi volto verso la ragazza al mio fianco con la quale ho passato la notte, faccio un ghigno malizioso e la guardo nei suoi occhi castani. Mi metto a cavalcioni su di lei, posiziono i miei gomiti nel letto per non schiacciarla con il peso del mio corpo e le do un bacio sulle labbra.

"Non ne hai mai abbastanza, Gabriella?", mormoro a fior di labbra.

Lei scuote la testa, con gli occhi lussuriosi pieni di desiderio e si aggrappa alle mie spalle per stringermi forte e baciarmi ancora.

Il sesso mattutino è quello che più amo, quindi tolgo tutti i miei indumenti e comincio a palparle il seno con bramosia, mentre lei inarca la schiena per farmi capire che vuole di più.
Abbasso la testa sul suo seno, cominciando a baciarlo e a leccarlo, per poi togliere anche l'ultimo pezzo di stoffa che divide le nostre intimità e, con un colpo secco entro dentro di lei e un urlo esce dalle sue labbra. Rimango qualche minuto fermo a guardarla negli occhi, cerco un qualche tipo di sentimento, ma ahimè, ne sono privo. Non riesco a sentire niente e, quando comincio a muovermi su di lei, mi rievocano come sempre quegli occhi che mi vengono in sogno tormentandomi le notti. Non riuscirò mai a scacciarli, perché mi fanno venire un senso di vuoto e di inquietudine. Mi ricordano il patimento che hanno dovuto sopportare a causa mia, ma mi ricordano anche quanto bene ho fatto per la sua vita futura.

Elena è la mia dannazione eterna, non la toglierò mai dalla mia testa, i suoi occhi sono come tatuati sulla mia pelle, il sapore dei suoi baci non li dimenticherò mai, l'odore della sua pelle è ancora imperniato nella mia stanza, nonostante da allora ci siano state diverse donne che sono uscite ed entrate nel mio letto senza farne una distinzione.

"Ti voglio così tanto Alessio!" La ragazza che mi sono appena scopato, si accascia nelle mie braccia dopo l'amplesso e io, guardandola le sorrido, mostrandole una maschera, quella che mostro a qualunque persona si avvicina a me.

"Lo so, me lo hai dimostrato. Sai che è così anche per me"

In realtà non mi lego a nessuno, perché io sono così: un bastardo egoista, colui che fa credere alle ragazze di essere innamorato solo per portarsele a letto per qualche giorno, per poi gettarle senza darle una spiegazione. Sono fatto così, sono nato così, non posso cambiare. Mi piace conquistarle, sono un conquistatore, ma mi stanco facilmente di loro. Non mi piace nemmeno a me come sono, volevo essere diverso per lei, ci ho creduto fino in fondo e ho finto di essere il ragazzo ideale con Elena per quattro anni, per poi rendermi conto che non avrei potuto essere il ragazzo che voleva. Mi mostravo perfetto per lei, perché ero sempre stato innamorato di lei da quando ero solo un ragazzino e per me era la ragazza più bella e dolce che avessi mai conosciuto. Mi sono impegnato per esserlo, per poi rendermi conto che quando una persona e in un modo non può cambiare. Per questa ragione ho fatto ciò che ho fatto. Non so se me ne sono mai pentito davvero, di sicuro quando i suoi occhi mi tormentano ammetto che vorrei tornare indietro, poi rifletto, tento di rimanere razionale e capisco che è stata la scelta giusta per lei.

Di lei non so più nulla, non ho più chiesto cosa facesse perché so che se avessi saputo che lei stava con qualcun altro che non ero io, non avrei retto e sarei corso da lei. Non sopporterei di saperla con un altro, nonostante ciò che è successo, non ho mai smesso di pensarla. Ma, più ci ho provato a fingere di essere quello che non sono, più non potevo rimanere con lei sapendo ciò che ero, sapendo che avrebbe sofferto a causa mia. Meglio una volta che tutta la vita e lei si meritava la sua felicità, lontano da me, anche con un altro ma l'importante che io non sappia. Occhio non vede cuore non duole.

Da circa una settimana sono a Napoli, nessuno lo sa perché non l'ho detto a nessuno. Non volevo vedere la mia famiglia perché non mi andava. Loro mi mettono di cattivo umore, anche se mia madre mi ha supplicato di andare ad una cena la prossima settimana a casa Calabria. Sono sicuro che lo faccia perché vorrebbe che mi riunissi a loro, vorrebbe anche che riprovassi a stare con Elena, perché quando stavo con lei mi vedevano felice. Ma non capiscono che per quella ragazza è stata una benedizione avermi perso, mia madre non riesce a capire che io sono esattamente come suo marito. Il suo problema è che è troppo buona e quindi come giustifica lui, vorrebbe farlo anche con me. Non riesce a capire che io sono esattamente come quell'uomo che l'ha tradita per tutta la vita, che ha partorito un figlio esattamente come lui. Ho sempre voluto bene a mia madre, ma non l'ho mai capita. Non ho mai compreso come sia possibile perdonare ripetuti tradimenti, giustificandoli con la frase: lui è così.
Lei ha sempre pensato che lui nonostante tutto l'amasse, ma come può permettere che l'uomo che dice di amare le faccia sempre così male.
Ero solo un bambino quando ho visto per la prima volta le sue lacrime scorrere dai suoi occhi, distruggersi per il male che le aveva fatto. Allora era solo il primo tradimento, ma successivamente se ne aggiunsero molti altri, uno dopo l'altro, e con i tradimenti ripetuti, si susseguirono anche le lacrime di mia madre. Mi sentivo impotente, volevo fare qualcosa perché avvertivo il suo dolore nonostante avessi cinque anni, ma non potevo fare nulla per cambiare le cose. Andavo da lei e l'abbracciavo, ma lei per preservarmi mi mandava via dalla sua camera, ma i suoi singhiozzi erano talmente rumorosi che li sentivo dietro la porta. Mi mettevo nel letto per cercare di non sentirla piangere, ma era tutto inutile. Mi stringevo le gambe nel petto, mettevo le mani nelle orecchie e le stringevo così tanto nei timpani, che a volte mi facevo male. In questo modo riuscivo a non sentirla, ma nello stesso tempo sentivo le mie che rimbombavano nei timpani. Non riuscivo a sopportare che una madre, colei che dovrebbe vederti piangere, dovrebbe asciugare le tue di lacrime, in realtà succedeva il contrario, perché ero io a vederla piangere e ad asciugarle le lacrime.

Mi alzo dal letto dove c'è ancora la ragazza al mio fianco che sta dormendo, vado verso la doccia e metto la temperatura calda. Non appena ci entro, il getto d'acqua comincia a colpirmi la testa che io alzo per permettere che mi vada in viso. Strizzo gli occhi, avvertendo dentro il mio petto un dolore lancinante, lo stesso che mi porto dietro ogni giorno, ma che cerco di scacciare. Non sono felice devo ammetterlo, ma non lo ero nemmeno prima, in realtà non so cosa sia la felicità perché non l'ho mai provata.

Esco dalla doccia, muove le mani su e giù sul viso e porto i capelli all'indietro. Mi guardo allo specchio, vedendo delle occhiaie sugli occhi perché non riesco a dormire bene ormai da tanto.

Decido di andare a fare una corsa per tenermi in allenamento. Di solito vado in palestra, ma quando non mi è possibile a causa dell'orario, faccio una corsa per smaltire le ansietà che mi attanagliano. Fortunatamente non sto sempre così, perché quando la sera esco e mi diverto, almeno in quei momenti riesco a essere spensierato.

Metto una tuta e una maglietta sportiva, controllo ancora se la mia compagna di letto sta dormendo e, quando mi accorgo che è così, vado di sotto e aprendo la porta, mi allontano da casa mia

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Metto una tuta e una maglietta sportiva, controllo ancora se la mia compagna di letto sta dormendo e, quando mi accorgo che è così, vado di sotto e aprendo la porta, mi allontano da casa mia.
Corro per un bel pezzo, mettendo le cuffie e ascoltando una delle canzoni rap che preferisco. Ad un certo punto, talmente ho corso, che sento le gambe che mi pulsano e i piedi pesanti. Mi fermo, riprendendo fiato e alzo le spalle per sgranchirle ma, non appena giro lo sguardo, il mio cuore rischia di uscirmi fuori dal petto, gli occhi si sgranano e il fiato mi viene a mancare.
Non riesco a credere ai miei occhi, forse è la mia immaginazione o il poco sonno che mi fa vedere ciò che non dovrei, ma mi ritrovo la ragazza dei miei incubi proprio davanti ai miei occhi. Non è sola, con lei c'è un ragazzo che le sta accarezzando la mano. Non può vedermi perché io sono dietro la vetrata di un bar e loro stanno mangiando insieme come una vera coppia felice. Perché la guardo e vedo che lei lo è, che lo sta guardando con occhi pieni di sentimento, che gli sta sorridendo con quelle fossette che le si formano agli angoli della bocca carnosa, proprio come sempre. Non è cambiato il suo sguardo, è sempre lo stesso, ma la cosa che è cambiata è che quel sorriso questa volta non è rivolto a me, ma a qualcuno che non ho mai visto e che sembra avere tutta l'aria di un ragazzo per bene, di un ragazzo con la testa sulle spalle, di quelli che ogni ragazza vorrebbe conoscere. Lui è praticamente tutto ciò che non sono io, la ragione per la quale l'ho allontanata da me, ciò che volevo che lei trovasse ma... non riesco nonostante tutto ad esserne felice, perché il dolore nello stomaco è troppo forte, come se avessi appena preso un pugno così forte che non riesco a riprendermi. I miei occhi continuano a non staccarsi dalla sua figura, come se cercassi un segno della ragazza che ho lasciato. Come se volessi che per un istante mi facesse capire che ci sono ancora per lei, che le manco, che la mano che la sta sfiorando non è quella che vuole davvero. Sono un povero illuso e non dovrei nemmeno pensare queste cose, sono io che l'ho persa, sono io che non ho saputo tenerla accanto a me. Ma, nonostante questo, mi sento sotto un treno!

E nel frattempo che la sto fissando, la sua testa si gira all'improvviso e in un secondo il suo viso si volta verso di me...

Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora