5•capitolo

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Stefano:

Sono sotto l'edificio del lavoro di Elena che l'aspetto. Sono un po' ansioso, fra pochi minuti le farò una sorpresa e spero di farla felice. Ho pensato molto a questa scelta, ogni mattina mi sono svegliato presto e l'ho guardata di fianco a me, chiedendomi se fosse la scelta più giusta. Ne sono sempre stato convinto, fin dal primo giorno in cui la vidi all'università dove ci siamo conosciuti, con quegli occhi affossati, il viso triste e le labbra incurvate verso il basso. Non aveva un espressione gioiosa, era triste ma io non riuscivo a non guardarla, ammirarla e pensare quanto fosse bella e quanto quella ragazza, anche se non mi aveva mai rivolto la parola, mi trasmettesse qualcosa. Mi sentivo come in dovere di proteggerla, e da allora ho fatto di tutto per farla sentire così. Dalla prima volta in cui le parlai, dal modo in cui le sorrisi, dal fatto che lei non si lasciava andare perché qualcosa la turbava, ma nonostante ciò io continuavo a starle dietro e cercare di buttare giù il muro che aveva eretto davanti a se. Ci sono riuscito, con tanta fatica, ma ce l'ho fatta e ora è mia, solo mia. Non lascerò mai che ricada in quel vortice in cui la trovai, voglio che lei mi rimanga a fianco per sempre.
Oggi a pranzo l'ho vista strana, ammetto che mi sono preoccupato parecchio, perché il suo viso sembrava tornato quello di quando la conobbi. Era pensierosa e un tantino malinconica. Ho cercato di capire cosa la turbasse, ma non ha lasciato che io entrassi in lei per capire. Poi mentre l'ho salutata, mi è sembrata più serena. Amo quando vedo che lei si sente meglio per un mio abbraccio, ecco perché cerco di non farglielo mai mancare.

Finalmente la vedo, sta venendo verso di me e mi rivolge un sorriso, con quelle labbra carnose che si increspano all'insù. Quanto è bella, lei è tutto per me!

Scendo dalla macchina e le vado incontro, avvolgendola in un abbraccio e stampandole un bacio sulle labbra.

"Ci siamo appena visti", ridacchia sulle mie labbra.

"Lo so, ma avevo voglia di baciarti"

Le prendo la mano intrecciando le nostre dita, andiamo verso la macchina e le apro la portiera. Poi vado nel mio posto e la guardo per un secondo prima di partire.

"Allora dove andiamo?", mi chiede la mia ragazza che sembra tornata di nuovo di buon umore.

"È una sopresa". Le strizzo un occhio e prendo la sua mano ancora, per portarla alle labbra e baciarla. "Ti fidi?"

Lei annuisce sicura, facendomi una smorfia. "Certo, lo sai! Andiamo.."

Metto in moto l'auto, cammino per le strade di Napoli, per arrivare al porto. Non appena siamo arrivati, mi volto verso la mia ragazza che mi guarda interdetta e oscilla il suo sguardo in tutto l'ambiente.

"Ma perché siamo qui?" Fa la domanda che mi aspettavo che venisse pronunciata dalle sue labbra.

"Ti ho detto che è una sopresa, non ti fidi?" Faccio un ghigno divertito.

"Andiamo scemo!"

Scendiamo dall'auto, lei si avvicina a me e io l'avvolgo tra le mie braccia mentre camminiamo a fianco. Le rilascio un bacio tra i capelli, odorando il suo odore al limone e continuiamo a camminare.

"Ti sei anche messo in tiro". Si accorge che mi sono vestito elegante, ma ovviamente non volevo farle la sorpresa senza essermi vestito dovutamente. Ho messo una giacca grigia, una semplice camicia bianca e una cravatta rossa porpora che spicca.

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Paura d'amare (COMPLETA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora