Federico era rimasto sveglio tutta la notte, cercando qualsiasi cosa riguardasse la famiglia Maccadino e aveva scoperto tante cose interessanti, aveva preso appunti su dei fogli svolazzanti, ma in quel momento non ricordava assolutamente niente. Fu la sveglia a rovinare tutto. Trentaquattro minuti, ecco quanto aveva dormito con la faccia spiaccicata sulla tastiera, e la colonna sonora di Star Wars che ancora suonava. Strisciò il dito sullo schermo del cellulare e fece una smorfia scoprendo che erano appena le sei e mezza. Doveva assolutamente farsi una doccia e prepararsi per andare a scuola, dato che il giorno prima l'aveva saltata per seguire Iris, ma decise che a quello ci avrebbe pensato dopo. Scese al piano di sotto strisciando i piedi sul parquet e si sedette al tavolo della cucina.
«Buongiorno, tesoro, dormito bene vedo.» commentò sua madre mentre gli versava il caffè. Suo padre lo guardò contrariato alzando gli occhi da suo solito giornale, ma non disse niente. Il ragazzo sbuffò, bevve la bevanda calda e alcuni biscotti che aveva comprato sua madre. Lei cucinava raramente, anche perché in cucina faceva pena, però almeno suo padre se la cavava abbastanza bene. Federico tuttavia mangiava di rado insieme a loro, o perché restava a scuola o con degli amici in un pub, o in realtà perché i suoi non erano mai a casa, quindi l'unico momento per parlare e raccontarsi le novità era a colazione davanti a un caffè e qualche schifezza confezionata. Tuttavia quella mattina non aveva nulla da dire, voleva solo uscire di casa e camminare un po' da solo per ripensare a cosa e come dire a Iris di quella lettera che aveva trovato. Sapeva che doveva dargliela perché era indirizzata a lei, ma aveva paura che potesse reagire male come l'altra volta, scoprendo che lui aveva ancora ficcato il naso in cose che non lo riguardavano.Si sedette al suo solito banco, vicino a Riccardo, un ragazzo che giocava con lui nella squadra di basket dopo scuola. Si salutarono con un solito pugno tra amici e il compagno iniziò a raccontargli i dettagli della serata prima che aveva passato un una ragazza "strafiga" a suo detto. Se l'era portata a letto come al solito, come faceva con tutte le ragazze, ma questa volta voleva fare le cose per bene e non sparire subito dopo. Però a quanto pareva, cambiò immediatamente idea non appena vide entrare in classe Iris. Quel giorno indossava una canottiera nera attillata dentro dei jeans strappati altrettanto stretti, una camicetta bianca a quadrati neri e i suoi soliti anfibi. I capelli erano tirati su in una coda riccia che le arrivava fino a sotto le scapole e gli occhi sempre pesantemente truccati. Era bellissima, anche nel terrore che provava per lei.
«Oh, l'hai vista oggi la Maccadino? È proprio...» non lo lasciò commentare perché sapeva che avrebbe detto le solite volgarità, e su di lei non le ammetteva.
«Smettila, coglione.» gli disse con monito e Riccardo rimase stupito di questa sua reazione esagerata.
«Ma che hai?» chiese allora, dando un colpetto sulla spalla di Federico, amichevolmente.
«Niente. Solo non voglio che tu dica stronzate su di lei.» rispose il ragazzo incrociando le braccia e lanciando un'occhiata a Iris. Riccardo diede un alzata di spalle e non aggiunse nulla, non capendo l'amico. Lei se ne stava come al solito vicino alla finestra e guardava fuori. Non aveva altro che un quaderno sgualcito e una penna nera e probabilmente non aveva nemmeno studiato per la verifica.Quelli non sono miei problemi. Pensò lui, ma dopo quella notte passata a cercare informazioni sulla ragazza misteriosa dai capelli nerissimi, che da anni bramava di sfiorare, non ne era più convinto. Lui aveva trovato quella lettera del padre di lei, tra due assi del pavimento nella vecchia casa di Iris, non era affatto un caso. Quindi avrebbe agito in incognito, facendo le sue ricerche senza dare nell'occhio, ma inviando ogni tanto qualche indizio alla ragazza, per farle capire che qualcuno stava per scoprire il suo segreto.
Ma era veramente quello che voleva fare? Indagare sugli affari di un'altra persona, rischiando solo di creare altri casini e allontanando sempre di più la possibilità di avvicinarsi a lei? Magari non doveva immischiarsi negli affari suoi, come gli aveva suggerito lei, perché infondo, chi era lui per giocare a Sherlock Holmes?
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...