Si trovava davanti all'uomo che aveva ucciso il padre di Iris e non sapeva nemmeno da dove cominciare.
«Chi sei?» chiese Zena guardando Federico, di fronte a lui.
«Sono un amico della famiglia Maccadino. Volevo farle delle domande a proposito dell'omicidio di Antonio Maccadino.» disse lui, fingendo sicurezza, sotto lo sguardo contrariato e confuso di Gennaro. Non avrebbe mai funzionato...
«Non risponderò mai alle tue domande ragazzino. Ora vattene, se non vuoi che ti sistemi io.» disse lui in modo minaccioso, fissando Federico negli occhi.
«Le converrebbe invece, perché io so cose che la polizia non sa e se non vuole che si riapra il caso e la sua uscita di galera per buona condotta, sia rinviata a mai, sarà meglio che parli.» lo sfidò il ragazzo, anche se in realtà non aveva quelle informazioni tanto preziose. Anzi non sapeva nulla, ma sapeva che così l'avrebbe preso in pugno.
«Sei astuto, mezza calzetta. Allora, su, quali sono le tue domande.» si complimentò lui, ma senza scomporsi all'ansia che quel ragazzo avesse già capito tutto. O che fosse addirittura un detective privato sotto copertura, magari ingaggiato dalla figlia di Serena... Iris.
«Per prima cosa, chi è e cosa le ha dato quella donna?» cominciò con le domande.
«Lei è... aspetta ma la dovresti conoscere! È Serena Altieri, l'ex moglie di Antonio Maccadino. Come fai a...» disse Zena, capendo che qualcosa non quadrava. Federico si trovò in difficoltà, ma non si fece scoraggiare da quello che non sapeva.
«Non li vedo da anni e li avevo incontrati solo una volta, non l'ho riconosciuta. In ogni caso la domanda rimane quella.» disse lui con tono calmo e che sapeva esattamente dove volesse andar a parare. Voleva sapere tutti i dettagli e incastrare il vero colpevole, perché secondo lui non era stato Zena.
«Mi... non sono tenuto a darti queste informazioni, voglio prima un avvocato.» replicò l'uomo, sulla difensiva. Sul fatto che fosse un bravo attore non c'erano dubbi. Federico allora si avvicinò di più a lui e abbassò la voce.
«Senta, io lo so che non è stato lei. Se vuole uscire di qui mi dovrà dire tutto.» la sua voce era sicura ed era orgoglioso di sé stesso per quello che stava facendo. Sapeva che così avrebbe conquistato il cuore... avrebbe risolto il caso, per bene.
«Neanche per sogno. Ora sparisci, se non vuoi che io chiami quell'agente lì.» sputò lui, duro, senza esitare o tentennare. Era palese che avesse da coprire qualcuno. Il ragazzo non insistette perché non voleva mettersi nei casini, ma intanto aveva raccolto alcune informazioni fondamentali: la madre di Iris era coinvolta con tutto ciò. Ma perché? Per quale motivo avrebbe dovuto andare in carcere a parlare con l'assassino di suo marito e consegnargli una busta sospetta? Non riusciva a collegare questa informazione a tutto il resto. L'unico modo era che Serena Altieri, la signora Maccadino, aveva a che fare con l'omicidio, molto più da vicino di quanto si pensasse.Federico si alzò dal tavolo dei colloqui, senza prima guardare Zena negli occhi e memorizzarne il colore che era terribilmente simile a quello degli occhi di Iris. Questo era l'ennesimo dettaglio inquietante di quella storia. E temeva che Iris non ne sapesse nulla. Infondo quella notte stava dormendo, almeno a detta dell'articolo. Ma anche questo particolare gli puzzava. Ne doveva assolutamente parlare con lei, non sapeva in quale modo, ma una volta raccolte tutte le idee avrebbe escogitato un modo non troppo evidente per farle sapere tutta la verità. Ne aveva tutto il diritto e poi magari l'avrebbe ringraziato. Ma questa era la più impossibile delle ipotesi della sua reazione. Era molto più probabile che gli avesse urlato contro e che lo avesse picchiato, ma a lui piaceva sperare in meglio, piuttosto che in peggio.
Una volta che fu dentro casa, accese di nuovo il suo computer e aggiunse tutte le cose che aveva scoperto al file Word sulla famiglia Maccadino. Passò praticamente tutto il giorno a sistemare i dati, ordinarli in modo logico e a valutare i possibili sospettati.
Quando però i suoi genitori tornarono a casa stanchi e irritati dalla giornata pesante che avevano avuto, lui non sapeva di essere nei guai.
«Federico? Vieni giù per favore.» disse sua madre con tono che non prometteva nulla di buono. Lui scese in silenzio e senza protestare.
«Si?» chiese una volta in cucina, dove sua madre e suo padre erano seduti al tavolo, con un'espressione a dir poco furiosa sul volto. In mezzo a loro c'era una busta bianca, con il timbro della sua scuola, aperta.
«Cosa vuol dire che non eri a scuola né oggi, né qualche giorno fa? Noi ti abbiamo visto uscire e invece hai marinato le lezioni! Perché? Cosa avevi da fare?» chiese subito la madre, che in quel momento assomigliava più a un sergente militare che a un genitore.
Non sapeva cosa inventarsi. Doveva trovare una bugia al più presto possibile. Così tirò fuori la sua faccia più spavalda che sapeva fare e disse:
«Affari miei! Ormai quello che faccio o no, non è più un vostro problema, giusto?» ormai lui aveva compiuto diciotto anni, da appena un mese, ma in un certo senso aveva ragione a dire così. Però non fu la mossa migliore da fare in quel caso, anzi: la più sbagliata in assoluto.
«Federico Alexander Tirich! Come ti permetti di usare questo tono con noi? Finché vivi sotto questo tetto dovrai seguire le nostre regole! Ora vai in camera tua e sei in punizione per due settimane, scordati di uscire o vederti con amici!» esclamò la signora, incavolata ai massimi livelli con suo figlio, che, in diciotto anni di vita non aveva mai dato problemi né combinato casini, ora faceva tanto l'uomo, credendosi sbruffone e adulto da poter saltare la scuola a piacimento e rispondere in modo così maleducato.Il ragazzo sbuffò teatralmente e poi andò nella sua camera, come gli era stato detto. Appena si sedette davanti alla sua scrivania piena di fogli e cartacce vecchie di merendine, di chissà quanto tempo prima, gli venne da ridere così forte che non poté trattenersi. Questa scarica di adrenalina, di aver risposto ai suoi genitori per la prima volta nella sua vita, lo faceva divertire e lo faceva stare bene. Era quasi più forte di quella presa allo stomaco quando si era trovato davanti Gennaro Zena e gli aveva parlato con così tanta autorità e disinvoltura che quasi si sarebbe fatto un auto-applauso, se solo non fosse risultato così stupido in quel momento.
Per quanto riguardava la punizione invece, non era un problema: non aveva molti amici e i pochi che aveva erano una specie molto rara di nerd fanatici di matematica e videogiochi sulla guerra, quindi non c'era nessun rischio che dovesse scappare dalla finestra per raggiungere qualcuno da qualche parte, senza che i genitori non lo scoprissero. Certo, c'era anche il basket e Riccardo, ma quello avrebbe potuto aspettare.
Sì, era proprio uno sfigato. Questa era la triste verità.
Salve a tutti! Come state? Spero bene perché io sono felicissima!
Ho partecipato al contest di scrittura di Simi2829 e la storia è arrivata prima in classifica! Però questa è sono la prima fase, quindi c'è ancora un po' di strada da fare!
Volevo ringraziare inoltre tutte le persone che decidono di leggere la mia storia, accettando scambi di lettura e mi scuso in anticipo se io non ricambio subito, ma sono veramente tante le persone che mi chiedono di leggere i loro libri e non riesco a gestirli tutti insieme, quindi vi chiedo solo un po' di pazienza!❤
Ringrazio inoltre per i magnifici commenti infondo ai capitoli, mi scaldano il cuore e mi rendono felice: GRAZIE DI CUORE A TUTTI!❤❤❤
Vi amo,
Alice❤PS: da ora in poi inizierò a consigliare delle storie da leggere! (3 per ogni capitolo!)
- "Provincia Meccanica" di EmmeDamna (secondo classificato al contest sopra citato)
- "Lost in your eyes" di @Ma_El (terza classificata al concorso sopra citato)
- "La guerra tra di noi" di Simi2829 (organizzatrice del concorso)Detto questo me ne vado sul serio e ci vediamo alla prossima puntata!❤
Questa storia sta partecipando al concorso "Nuovi talenti 2018" eccovi qui taggati!
nuovitalenti
È un concorso con finalità a far emergere nuovi scrittori, per chi è interessato li segua e ve li consiglio caldamente!❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...