Una nube di segreti

261 35 40
                                    

Alla fine Iris tornò a casa dopo le tre del pomeriggio e come al solito trovò sua madre intenta a firmare documenti e pratiche seduta alla scrivania. Dopo quella notte, sette anni prima, Serena si era rifatta una vita e aveva ricominciato da zero con Christian, un ricco imprenditore che aveva perso la testa per lei. Era bello e possedeva un sacco di case sparse in giro per il mondo, in più molto spesso lei lo accompagnava nei suoi viaggi di lavoro, girando il mondo in lungo e in largo. Ovviamente lui non sapeva niente del suo passato e di quella fatidica notte. E non doveva saperlo, altrimenti la sua vita sarebbe stata rovinata e sua figlia non le avrebbe più parlato. O meglio avrebbe fatto a meno addirittura di salutarla, dato che già non parlavano mai. Oppure se ne sarebbe andata via, una volta compiuti i diciotto anni. Aveva notato che crescendo Iris era cambiata radicalmente da quella piccola bambina dolce e indifesa che era. Però non le diceva niente, perché se l'avesse fatto sua figlia avrebbe tagliato definitivamente i ponti con lei. Non aveva superato molto bene la mancanza del padre e Serena aveva una strana sensazione che lei sapesse qualcosa. Ma poi ci ripensava e si diceva che era impossibile perché lei stava dormendo come un angioletto quella notte.

«Ciao tesoro, andata bene a scuola?» chiese non appena la sentì entrare e chiudere la porta con poca eleganza come  faceva sempre la ragazza. Quel giorno era vestita ancora più volgarmente del solito, ma sua madre si mangiò gli amari commenti che aveva da fare a riguardo.
«Sì.» rispose soltanto la ragazza mentre andava verso il frigorifero per versarsi un bicchiere d'acqua. Serena era preoccupata perché sua figlia era solita a saltare i pasti o mangiare pochissimo, ma si diceva che magari era solo l'ennesima ribellione nella fase adolescenziale e di passaggio alla maggiore età in cui si trovava.
«Non mangi niente?» le chiese poi.
«Non ho fame.» disse lei senza emozioni nella voce, senza nemmeno guardarla. Ogni volta che la vedeva mentre viveva la vita che aveva sempre desiderato con un uomo che non era suo padre, le veniva voglia di urlarle in faccia tutto quello che lei aveva visto e andarla a denunciare alla polizia per scagionare quel povero innocente, ma come ogni volta stava zitta, perché sapeva che quello non era il momento adatto. Se lo fosse stato lo avrebbe saputo.

Una volta nella sua stanza si mise seduta alla scrivania e tirò fuori quel vecchio raccoglitore di foto di famiglia. Aprì la prima pagina con la foto che ritraeva lei tra le braccia del padre mentre sorrideva insieme a lui. L'avevano scattata nel giardino di un agriturismo in cui erano andati in vacanza circa undici anni prima. Sorrise di tristezza al ricordo e poi girò la pagina e immediatamente la rabbia si impossessò di lei. Antonio e Serena che tenevano sulle spalle la piccola Iris. Sorridevano, con i denti bianchissimi e la bambina era la perfetta fusione fra le qualità di lui e di lei perché di entrambi aveva qualcosa.
Iris prese le forbici dal porta penne illuminato dalla luce della lampadina da tavolo. Guardò la foto ancora una volta e poi tagliò in modo secco e senza ripensamenti, la parte che ritraeva la madre. Ora rimanevano solo lei e suo padre e pensava che così fosse molto meglio. Lo stesso fece con altre foto di loro tre e con quelle parti tagliate ne fece dei piccoli pezzettini simili a coriandoli, poi svuotò il porta penne e ci mise i resti delle foto dentro. Poi salì le scalette che conducevano all'attico a cielo aperto e si sedette sul bordo del muretto di sicurezza, con le gambe a penzoloni nel vuoto.
Prese i coriandoli uno ad uno e li fece cadere sulla strada asfaltata che passava sotto casa loro. Vivevano in una zona più o meno in centro e ci passavano un sacco di macchine sotto, quindi quei piccoli pezzi di ricordi sarebbero stati dimenticati, calpestati dalle auto o soffiati via dal vento.
Ormai il cielo si era fatto più scuro e il sole stava quasi per tramontare, ma lei non aveva ancora finito di lasciar cadere tutto. Voleva che ogni singolo centimetro di quelle immagini fosse cancellato. Intanto i ricordi del cadavere di suo padre, a terra esanime in un mare di sangue e Serena che gli piangeva sul petto, dopo aver buttato via la pistola, apparentemente pentita del suo gesto, non smettevano di passarle davanti. Alcune lacrime discesero dai suoi occhi grigi, mentre con la vista offuscata fissava le luci rosso viola del cielo al crepuscolo. Immaginava di poter spiccare il volo da quell'attico, in quel momento, e unirsi a quegli uccelli neri che approfittavano per tornare ai loro nidi appena in tempo con le ultime luci del giorno. Desiderava andarsene via da tutta quella nube di segreti e paure che incombeva sopra di lei e la sua vita.
«Iris.» disse ad un tratto Christian, salito per cercarla. Sapeva che quello era uno dei posti in cui le piaceva passare il tempo da sola per allontanarsi un po' da tutto il resto. Lui le voleva bene, la amava quasi come fosse sua figlia, ma sapeva che era una ragazza difficile e che doveva calibrare sempre le parole e le azioni anche di affetto nei suoi confronti.
«Si?» chiese lei senza neanche girarsi perché aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto e non voleva dare alcuna spiegazione delle sue lacrime.
«Tua madre voleva che cenassimo insieme, sai come una famiglia.» disse lui cautamente avvicinandosi un po' a lei.
«Perché?» domandò, sforzando un tono distaccato come faceva con tutti. Ma non le riuscì molto bene perché le scappò un piccolo singhiozzo.
«Stai piangendo?» fece lui avanzando ancora.
«No.» rispose lei asciugando velocemente il viso. Ma lui non ci credeva neanche un po', così si sedette accanto a lei sul muretto.
«Sai, anche io quando ero ragazzino, mi tenevo dentro tutte le emozioni e le sfogavo solo da solo in camera mia. Era fondamentalmente perché a scuola ero conosciuto come il fighetto puttaniere che non veniva mai rifiutato ed era sempre ben voluto dappertutto. Ma un giorno è capitato che mi sono innamorato di una ragazza, ed anche lei lo era all'inizio, poi l'ho beccata a letto con il mio migliore amico, ed è stata quella la vera volta in cui ho fatto vedere le mie emozioni a qualcuno: alla ragazza con cui mi sono sposato, o almeno stavo per farlo se solo lei non fosse corsa via dall'altare.» raccontò Cristian con lo sguardo perso nel tramonto viola davanti a loro. Iris lo guardava rapita, come faceva di solito quando suo padre le raccontava una storia per addormentarla. Non le piaceva tanto l'idea di una concessione a un rapporto con un'altra persona, ma in quel momento ne aveva bisogno, anche solo per quella sera. E poi quello era il marito di sua madre e avrebbe sempre potuto prendere il posto di suo padre, anzi uno scalino più in basso, ma solo se ne fosse stato degno.
«Non lo sapevo... mi dispiace.» disse lei addolcendo un po' il tono e lasciano trasparire qualche emozione.
«Non fa niente, ormai è passato. Ma ognuno di noi reagisce ai ricordi del passato in modo diverso... vero?» continuò lui, catturando i suoi occhi grigi.
«Vero...» commentò lei e poi il silenzio calò su di loro «oggi avrebbe compiuto cinquant'anni. Gli sarebbe piaciuto andare in crociera tutti insieme, ma non è riuscito. La morte se l'è portato via troppo presto.» disse dopo qualche minuto. Non sapeva neanche lei come era riuscita a parlare di Antonio per la prima volta con una persona che non aveva visto quello che aveva visto lei e che non ripercorreva con la mente quella maledetta notte prima di svegliarsi di soprassalto, tutta sudata e sconvolta.
«Di chi stai parlando?» domandò lui asciugando dolcemente una lacrima sul viso della sua figliastra.
«Mio padre. Un uomo è entrato in casa e gli ha sparato, poi è scappato. Ora è in carcere. È successo sette anni e mezzo fa.» spiegò lei mentre il cuore prendeva a batterle più velocemente. Era tanto tempo che qualcuno non la accarezzava e non ricordava nemmeno la sensazione che si provasse.
«Oh... io non ne avevo idea. Serena non me ne ha mai parlato. Ti manca?» Cristian si trovò un po' a disagio a non sapere una cosa così grande di sua moglie e quasi sentiva una fitta al petto a sapere che lei non glielo aveva detto. Ma pensò che se lo sarebbe tenuto per sé perché amava Serena e si fidava di lei.
«Tantissimo. Ma sono almeno contenta che il colpevole stia pagando.» sorrise amaramente e sapeva benissimo che stava dicendo una bugia colossale. Tuttavia quello non era ancora il momento adatto per attuare la sua vendetta.
«Anche io. Beh forse ora sarebbe meglio che andiamo a cena, no? Vieni?» propose lui scavalcando il muretto con un balzo. Lei fece lo stesso e poi annuì con la testa. Lo faceva per Cristian, perché lo trovava un uomo fantastico e sempre disponibile ad ascoltare tutti, ma l'unica cosa che le rodeva era di avergli raccontato la versione che sua madre, anni prima, le aveva venduto come verità. Ma la realtà era un'altra e lo sapevano tutte e due.

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora