La mattina dopo Iris andò a scuola, ma non senza prima aver attaccato un post-it viola con il suo nome e il suo numero di cellulare alla porta dell'appartamento di Michele. Come sapeva che abitava proprio lì? Beh, aveva fatto le sue osservazioni e aveva saputo un sacco di cose su di lui, senza che le dicesse niente o che qualcuno glielo raccontasse. Lei era brava in queste cose, come in molte altre.
Arrivò a scuola ed entrò nella sua classe: alla prima ora toccava a storia, una palla infinita con il professore più vecchio di tutta la scuola. Gli unici momenti in cui Iris rideva era quando lo immaginava vestito da cavernicolo che scorrazzava per l'aula, urlando cose incomprensibili e agitando la sua clava. Un giorno lo aveva anche disegnato, seguendo la sua immaginazione e ne era venuto fuori un bel ritratto, perché nonostante quel professore non fosse un bello spettacolo, lei sapeva disegnare le cose migliori di quelle che erano.
Purtroppo anche Federico lo sapeva questo. Perché? Aveva trovato un suo schizzo sotto il banco e dietro c'era la firma inconfondibile della ragazza dai capelli d'ebano. Era un lupo, che aveva metà muso normale, con il pelo misto tra bianco e nero, e l'altra parte era tutta decorata da disegni geometrici astratti. Lo aveva preso e lo teneva nascosto in un quaderno in camera sua e non aveva intenzione di restituirglielo, perché era troppo bello e poi sapeva di lei.
Durante la ricreazione venne fuori il giornalino scolastico, distribuito da alcune collaboratrici e redattori degli articoli. Era una cosa stupida secondo Iris, eppure quella volta lo accettò. Non notando il risolino delle ragazze che gliene consegnavano una copia, lo aprì e rimase a bocca aperta. Un'intera facciata era occupata dalla foto di lei e Michele che si baciavano su quel ramo e sotto c'erano fitte colonne descrittive e un grande titolo rosso: Nuova coppia tra le quarte?
Che cazzo è sta roba? si chiese inorridendo. Allora quel click che aveva sentito era vero. Uno spaventoso rumore, simile a una pistola, per poi vedere quella merda su uno stupido giornalino scolastico? Rincorse le due ragazze e le fermò con la sua solita "eleganza".
«Cos'è questa stronzata?» sbraitò cercando di essere più violenta possibile con le parole. Quella rabbia che cresceva continuamente dentro di lei appena quel limite di pazienza veniva superato, la trasformavano nella peggior parte di sé stessa.
«Senti, primo calmati! E secondo ne dovresti essere felice che quel gran figo abbia baciato una come... te.» commentò la ragazza magra e mora che pesava un chilo di più solo per il trucco spalmato sulla faccia, squadrandola da capo a piedi.
«Perché sono finita in prima pagina? Non dovreste chiedere prima di scattare le foto a chi non vuole? Di nascosto?» ringhiò ancora lei, senza cedere, senza tentennare, di ghiaccio, come era prima. Le due finalmente capirono che faceva sul serio, quindi sgonfiarono il petto e con voce tremante provarono a giustificarsi.
«Perché... beh... è uno stupido giornalino di gossip... non è nulla di grave...» balbettò l'altra ragazza e la mora annuì con forza per sostenere l'amica.
«Chi è il responsabile?» chiese Iris, con lo stesso tono minaccioso.
«J-jessica S-saradan.» rispose dopo qualche attimo di esitazione, allora negli occhi della ragazza prepotente e riccia passò un lampo di rabbia, che avrebbe incenerito qualsiasi cosa e, dopo averle scansate senza nemmeno toccarle, si diresse a grandi passi verso il fondo del corridoio principale dove si trovava la sua prossima vittima, finta quanto una Barbie di plastica, e le sue amabili cagnoline da passeggio.
«Cosa ti salta in mente?!» sbraitò senza ritegno e fregandosene di tutto il resto. Non si capiva esattamente perché fosse così arrabbiata per una foto, che tra l'altro l'avrebbe resa molto popolare nella scuola, che era stata scattata e pubblicata a sua insaputa su un giornalino, ma era proprio questo il punto: lei voleva che le sue cose rimanessero sue. Come Michele in quel caso. Non era suo, perché possedere una persona le sembrava da malati mentali, ma quel bacio che le aveva dato, su quel ramo, quello, era solo suo e nessuno vi doveva partecipare.
«Cosa salta in mente a me? Guardati tu piuttosto, non avrei mai fatto una riga così grossa sugli occhi, senza mettere un minimo di fondotinta! E poi quelle calze rotte! Ma non hai i soldi per comprartene altre...» non riuscì a finire il suo colorito e cattivo commento su Iris, che venne sbattuta contro gli armadietti blu dalla mora infuriata, presa per le spalle.
«Non sono venuta da te per dei consigli su come rendermi una troia! Adesso: o fai sparire immediatamente tutte le copie del tuo cazzo di giornalino entro la fine della giornata ed elimini quelle foto che ha scattato il tuo paparazzo, oppure vedrai dove finiranno i tuoi bei capelli. Chiaro?» pronunciò queste parole con molta minaccia e cattiveria, tanto che si stupì perfino lei della sua malvagità. Tutta colpa di mia madre e di quello che ha fatto! pensò, dando per l'ennesima volta la colpa a quella maledetta notte. Dopo quel momento la sua anima era mutata e aveva assunto tutti i colori insieme, formando confusione e nero. Ma solo in certi momenti il viola, perché esso era un colore forte e tenace, riusciva a prevalere sull'oscurità.
«Non mi fai paura, sfigata. Io non farò proprio niente di quello che mi dici, stronza incivile che non sei altro.» rispose imperterrita Jessica, sfidandola ancora una volta. Iris stava già per alzare una mano e tirarle uno schiaffo quando si udì il suo nome pronunciato da lontano, da quella voce che poteva riconoscere molto bene.
«Iris! Che stai facendo?» urlò Michele, con occhi spalancati nella sua direzione. Non si aspettava assolutamente che la dolce e timida ragazza che aveva baciato, fosse in grado di picchiare qualcuno. Senza accorgersene fece un passo indietro e poi un altro, mentre la riccia gli correva dietro per spiegare come stavano veramente le cose, ma tuttavia non avrebbe avuto granché da dirgli perché la situazione era palese: lei stava per picchiare una ragazza davanti a tutta la scuola per una stupida foto. Cosa avrebbe ottenuto? Tanto si sapeva già che Jessica non avrebbe mai rinunciato ad un gossip del genere, neanche sotto minaccia, nel vero senso della parola.
«Michele, aspetta! Ti posso spiegare!» urlò disperatamente lei, mentre correva dietro al ragazzo biondo e deluso. Lui non voleva fermarsi, perché pensava che quello che aveva visto fosse abbastanza, ma le sue gambe fecero dietrofront comunque.
«Cosa mi devi spiegare? Che stavi per alzare le mani su quella ragazza? Sai, ti credevo diversa, ma a quanto pare mi sbagliavo.» disse lui aspramente, mentre negli occhi di Iris iniziarono a bruciare delle lacrime incandescenti. Si vergognava, ma lui infondo non la conosceva e non sapeva cosa si teneva dentro da sette stramaledetti anni. Nessuno lo sapeva! Era stata una pessima idea concedersi a una relazione con qualcuno, lei avrebbe dovuto rimanere da sola per sempre ed esternare gli altri dal suo piccolo mondo di rabbia e risentimento.
«Tu non mi puoi aver creduto diversa, perché io sono così e basta e mi dispiace che tu abbia assistito a quella scena, ma se vuoi stare con me devi prima conoscermi fino in fondo e poi decider di che morte vuoi morire.» dette queste parole così amare e sofferte, se ne andò, via dalla scuola e tutto il resto, su quell'albero dove poteva piangere e godersi la sua unica solitudine.Forse avrebbe voluto che lui l'avesse seguita, ma così non fu. Michele era rimasto in piedi, in quel corridoio, anonimo e pieno di gente, con il biglietto viola di Iris tra le mani. Glielo voleva mostrare, per scherzarci su con lei e riderne insieme, ma ormai lo aveva accartocciato e lo stringeva così forte, che gli faceva male la mano. No, non sarebbe corso dietro di lei, sarebbe stata solo una perdita di tempo e un'altra inutile sofferenza. Avrebbe fatto di peggio: sarebbe stato davanti alla sua porta aspettandola, finché non fosse ritornata per scusarsi. Perché era lui a doversi scusare, giusto? O lei? Non lo sapeva. Ma in ogni caso non avrebbe fatto nulla di tutto questo, non intendeva sotterrare la sua dignità in quel modo. Avrebbe semplicemente atteso che le acque si fossero calmate, per provare di nuovo a parlarle e vedere come sarebbe andata quella volta. Perché infondo una parte della colpa era anche sua: non la conosceva abbastanza per farsi un'opinione. E di questo se ne pentiva, amaramente.
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo aggiornamento! Cosa ne pensate? Commentate e votate!
Vi voglio bene,
Alice❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...