In due su quel ramo

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Michele seguì Iris senza protestare, anche perché gli piaceva quel piccolo contatto impacciato di lei che, altrettanto imbarazzata lo conduceva via da quel clic. Non voleva mai più sentire quel rumore. Arrivarono così sotto lo stesso albero dove era stata il giorno prima e dove aveva sorpreso quel ficcanaso di Federico a spiarla.
«Sali.» gli disse mentre iniziava ad arrampicarsi sul solido ramo. Lui valutò per un secondo quanto sembrasse strano il fatto che loro due non si conoscessero, lei lo avesse aspettato dopo allenamento per salutarlo, dopo aver assistito a tutta la partita di prova, e infine lo avesse preso per mano per portarlo su un albero. Ma in fin dei conti non gli dispiaceva per niente, così iniziò a salire senza fatica e si sedette vicino a lei.
«Perché mi hai portato qui?» chiese infine mentre lei si strofinava le mani sui jeans. Erano terribilmente sudate e aveva paura che lui se ne fosse accorto.
Iniziava anche a chiedersi perché mai si fosse avvicinata così tanto a qualcuno.
«Non ti piace?» rispose con una domanda, come lei stessa odiava le venisse fatto.
«No, no è bellissimo.» disse lui accennando un sorriso mentre guardava quegli occhi grigi e profondi, fissare apposta avanti per evitare imbarazzi inutili. «Anche tu sei bellissima.» aggiunse poi sfiorandole il braccio pallido mentre si sistemava il ciuffo, passandosi la mano tra i capelli.
«Davvero lo pensi?» chiese lei, guardandolo e arrossendo un pochino. A parte suo padre, nessuno le aveva mai fatto questo complimento.
«Certo. Io dico sempre le cose come stanno.» disse allargando il sorriso.
Lei fece lo stesso e si creò inevitabilmente un silenzio imbarazzante subito dopo. Era strano, ma non le dispiaceva, però sapeva che se voleva creare un rapporto doveva anche parlare e raccontare qualcosa di sé stessa, come facevano le persone normali di solito, tutto quello che voleva, tranne quella notte.

«Ti va se metto la musica?» chiese lui ad un certo punto, rompendo il silenzio.
«Okay.» disse lei e lui tirò fuori una cassa bluetooth che collegò al suo cellulare e poi fece partire la sua canzone preferita: Wait degli M83. Ultimamente la ascoltava a ripetizione perché la rilassava e le permetteva di portare la mente da un'altra parte, dove non aveva segreti, era felice e il mondo era migliore. Nel paese delle meraviglie insomma, come Alice. Sperava un giorno di trovarlo davvero quel posto, per trasferirvici e non tornare mai più.
«Questa è la mia canzone preferita.» commentò lei mentre aveva chiuso gli occhi e si stava immaginando bionda con un vestitino azzurro che camminava sul sentiero giallo e si trovava davanti il sorriso a mezza luna del gatto viola a strisce. Come si chiamava? Ah, lo Stregatto, sì.

Michele la guardava ondeggiare sul ritmo tranquillo della canzone e gli venne voglia di baciarla. Sì, voleva farlo perché l'atmosfera era perfetta, perché lei non se lo sarebbe aspettato e perché lei gli piaceva da morire.
Si avvicinò alle sue labbra rosee e le toccò leggermente, scoprendo che erano proprio morbide come se le era immaginate. Iris come previsto rimase sorpresa, ma non si tirò indietro, perché era quello che voleva. La musica intanto andava avanti e non faceva altro che rendere ancora più perfetto il momento.

Durante il corso del bacio entrambi si erano leggermente avvicinati l'uno all'altra, ma avveniva tutto con una tale normalità e naturalezza che quasi non se ne accorsero.
Poi anche la canzone finì e con essa quel meraviglioso contatto. Restarono a guardarsi per alcuni secondi, occhi negli occhi, nasi a sfiorarsi e labbra gonfie.
«Mi hai baciato.» realizzò lei dopo qualche istante, senza mutare la loro posizione. Le loro gambe erano a contatto e dondolavano insieme.
«Sì.» disse lui, sorridendo. Iris era contenta di quello che era appena successo, ma non sapeva se fosse la cosa giusta, mentre Michele ora provava ancora più attrazione verso di lei e non se ne pentiva affatto, anche se si conoscevano da un'ora.
A lei prese un'improvviso senso di colpa, non sapeva nemmeno lei perché, così senza essere brusca si allontanò da lui e dal suo calore.

E ad un tratto ci fu l'ennesimo clic. Lo sentì anche lui questa volta e si girò di scatto, urlando: «Gira a largo, paparazzo del cazzo!» e il ragazzo dietro la macchina fotografica fece quello che gli era stato urlato, correndo via come un vigliacco. Ma intanto aveva già molti elementi per costruire il suo prossimo pettegolezzo.
«Andiamo a casa?» chiese lei, ancora scossa da quel rumore.
«Sì, sarà meglio.» disse lui e iniziò raccogliere le sue cose, mentre lei saltava elegantemente giù dal ramo e atterrava in piedi. Abitavano nelo stesso condominio, quindi camminarono insieme senza parlare più di tanto.

Quando furono dentro l'ascensore del loro alto condominio, Iris tirò un sospiro di sollievo, perché almeno a casa sua non avrebbe più avuto problemi di sentire strani rumori che le ricordassero il passato.
«Vuoi venire da me? Solo per... non so guardiamo un film...» la invitò lui quando l'ascensore si fermò sul suo piano.
«Scusami, ma devo studiare un sacco di cose per domani. Ci vediamo a scuola okay?» disse lei accennando un sorriso di scuse, anche se non era vero.
«Okay.» disse lui, accontentandosi lo stesso e poi lei schiacciò il pulsante del suo piano per salire.

Michele rimase a guardare le porte di legno dietro al quale era appena sparita quella ragazza bellissima che già aveva visto per i corridoi della scuola. Come si chiamava? Non glielo aveva detto e nemmeno lui si era presentato, quindi erano stati ugualmente maleducati, ma non se ne erano accorti. Si mise a ridere per la sua stupidità e poi entrò a casa sua e si distese sul divano, pensando a lei a al suo bacio.

Esattamente come fece Iris, una volta nella sua stanza.

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Speriamo che vada a buon fine e grazie dell'attenzione!
PS: ovviamente la storia è completa😉

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora