Canzone consigliata: "Secrets and lies" di Ruelle❤
"Iris,
non ti svelerò il mio nome. Non la mia età, non dove mi trovo. Sappi però che ti sono vicino. Perché io so una cosa, che riguarda tua madre. E ha a che fare con la morte di tuo padre. Non voglio girarci troppo in torno: è stata lei ad ucciderlo. Con la pistola, che tra l'altro non hanno mai trovato. Beh, io so anche dov'è. Però dovrai collaborare con me, se vuoi che risolviamo questo caso, insieme. Sappi che io ci sono e se mai risponderai, lascia la tua lettera in mano alla statua della piazza principale. Grazie.Anonimo"
Queste erano state le parole, nero su bianco, di Federico. Il foglio di carta scelto strategicamente a righe per non andare storto, lo aveva ripiegato accuratamente e lo aveva infilato in una busta dello stesso colore.
L'aveva poi consegnata personalmente, per evitare di dover attendere i tempi biblici delle poste.
Semplicemente nella cassetta della posta dell'alto condominio in cui abitava la ragazza dei suoi sogni.Quando tornò a casa si sentiva felice di aver compiuto il suo dovere, ma estremamente in ansia per il pericolo che stava correndo. I suoi genitori erano rimasti allibiti, quando lo avevano visto, in quello stato pietoso. Aveva un occhio nero e del sangue incrostato sulla nuca.
Sua madre aveva sgranato gli occhi entrando nella sua stanza e trovandolo così, poi suo padre, accorso ai richiami della moglie, aveva iniziato a chiedere spiegazioni.
Ma Federico non voleva parlare. Voleva arrangiarsi da solo e non coinvolgere le persone più care che aveva, solo perché stava correndo in contro alla morte. Veramente quella donna, Serena Altieri, l'avrebbe ucciso, se avesse dovuto? Lui non pensava che si sarebbe sporcata di nuovo le mani di sangue, solo per eliminarlo. Ma lei era imprevedibile e ne aveva avuto la prova.
Il risultato alla fine era stato che la punizione era di nuovo attiva, ma più perché i suoi genitori avevano paura per la sua incolumità, che per altro.
A scuola ci era anche tornato, quando ormai l'occhio nero stava svanendo piano piano, e si era stupito di non vedere Iris, seduta da sola al suo solito banco. Si chiese se fosse successo qualcosa o se stesse male, perché lei saltava scuola solo se non aveva voglia di andarci.
E molto probabilmente era così, ma sospettava che ci fosse qualcosa sotto. Infondo si era perso tre giorni di scuola e non era stato aggiornato su quello che era successo.
«Ehi, Federico, come stai?» disse Riccardo, non appena lo vide. Gli sembrava un po' smagrito e pallido, con uno strano giallore intorno all'occhio, ma infondo aveva avuto influenza intestinale, era normale.
«Meglio, dai. Tu, con Margherita?» chiese lui, battendogli il pugno e ammiccando maliziosamente. Lei era l'ultima ragazza con qui era stato, da quanto ne sapeva.
«Margherita? Ma no, ora c'è Beatrice a "rimboccarmi le coperte" prima di andare a dormire.» imitò le virgolette con le dita, sottintendendo che erano stati a letto. A Federico venne da ridere, per la battuta, ma soprattutto perché non si potevano contare su quattro mani le ragazze che aveva avuto.
E poi guardava sé stesso, tristemente solo, in attesa di uno sguardo da parte della ragazza riccia e dagli occhi grigi, con quel riflesso viola, unico nel suo genere.
«Sei proprio un don Giovanni! E com'è Beatrice? Bella come quella di cui parla Dante?» gli chiese di rimando. Aveva i suoi dubbi che Riccardo conoscesse la Divina Commedia.
«Non lo so se quella di Dante sia bella, ma di sicuro quella che era sopra di me l'altra sera era stupenda. Tu non hai idea di cosa abbiamo...»
«Okay, okay, fermati, non voglio sapere i dettagli! I porno esisteranno per qualcosa, no?» scherzò lui, anche se non avrebbe mai guardato una schifezza del genere. Non gli piaceva guardare quel tipo di cose, gli sembrava perversamente strano guardare altre persone alle prese con un rapporto sessuale.
«Eddai! Solo quando sono andato...»
«No! Coglione, la tua intimità con una ragazza non mi interessa!» lo prese in giro ancora dandogli un pugno sulla spalla. Riccardo ne rise e continuarono a scherzare finché non arrivò la professoressa vecchia e noiosa quanto un documentario sulla vita dei bradipi, dando inizio a una lezione altrettanto da tagliarsi le vene: letteratura medievale.***
Iris, era rimasta in ospedale ancora tre giorni dopo il malore, ma solo per accertamenti. Il suo cuore sembrava funzionare di nuovo bene, ma di sicuro si era congelato, esattamente come prima di incontrare Michele.
Tutte le sue emozioni si erano ibernate ed erano chiuse in un cofanetto sigillato: nessuno avrebbe potuto forzarlo.
Perché faceva così? Non voleva mai più aprirsi con nessuno. Aveva deciso che anche se qualcuno avesse tentato di spezzare le barriere, lei gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Anche a Michele. Quello che le aveva detto riguardo ai pettegolezzi su di lei, l'aveva ferita. Anche se non era stato lui a metterli in giro, poiché non ne sarebbe stato capace, avrebbe preferito non saperne nulla e continuare a vivere nel menefreghismo.
Era bastato quello ad aprirle una cicatrice nel cuore, letteralmente.
Era la stessa che si era quasi rimarginata dopo anni da quella notte. Non immaginava che uno stupido commento su di lei le avrebbe inferto così tanto dolore. Neanche minimamente paragonabile a quello che aveva sopportato quando aveva visto la bara del padre, essere seppellita sotto terra, mentre tutti i suoi parenti in abito funebre stavano a piangerlo.E poi suo padre! Quando le era apparso le aveva detto qualcosa riguardo al fatto che non fosse geneticamente suo papà. Che cosa significava?
A questo punto c'era un altro segreto sotto. L'ennesimo dettaglio ironico sui segreti: lei ne teneva dentro uno abbastanza grande, ma solo considerando il suo punto di vista, poiché quello che stava dietro era ben più grosso.
Antonio aveva detto che lei non era geneticamente sua: questo stava a significare che lui non era suo padre e che a quel punto doveva trovare chi aveva messo in cinta sua madre prima di lui.
Si alzò dal letto della sua stanza, infilando la felpa, per la differenza di temperatura tra le calde coperte e l'aria gelida della sua stanza. E andò nell'archivio di sua madre, dove teneva i documenti di tutti i casi che seguiva e iniziò a rovistare lì, tra fogli e cartelle, meticolosamente ordinati.
Nel profondo del suo istinto sapeva che lì, proprio tra quelle carte, avrebbe sicuramente trovato qualcosa che avrebbe sconvolto la sua esistenza.
Dopo un po' le capitò tra le mani una busta marrone, con un sigillo che non conosceva. Essa era stranamente stropicciata e sembrava spiegazzata. Non era chiusa sigillata, quindi decise di aprirla per vedere cosa ci fosse dentro.
Risultato test di paternità: Gennaro Zena, padre di Iris Zena.
Era questo che recitava il documento nella busta. E il bello era che Iris lo aveva appena avuto l'infarto, sennò ne avrebbe avuto un altro in quel momento, ma sarebbe stato letale questa volta. Certo, tutto poteva succedere, ma avrebbe preferito non provare di nuovo quel dolore al cuore. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Gennaro Zena, l'uomo incarcerato al posto di sua madre, era il suo vero padre biologico?
Che razza di scherzo era quello? Non poteva essere vero. No, no, e ancora no. Si rifiutava di accettarlo.
Per lei era come se avesse appena letto che in realtà fosse il sole a girare intorno alla terra: impossibile! Avanti, come era minimamente terreno che...
«Iris? Che ci fai qui?» chiese sua madre entrando nella stanza, un po' confusa nel trovarla lì. Non avrebbe mai dovuto commettere questo errore: varcare la soglia di quella stanza significava l'inizio della terza guerra mondiale e per fortuna Iris era già armata a dovere.Buon schifodì a tutti! No dai scherzo, non so se a qualcuno piaccia il lunedì, ma a me no di sicuro 😂😂! Comunque, vi piace questo capitolo? Cosa pensate che succederà poi? Io in ogni caso non ve lo dico muahahah😈
Vi ringrazio per tutto come al solito, tesorini miei, alla prossima,
Alice❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...