Passò qualche giorno da quando Federico aveva consegnato la lettera a Iris, ma non aveva ricevuto alcuna risposta. Si stava cominciando a domandare se mai l'avesse aperta. E se non avesse voluto rispondergli? Sulla statua in mezzo alla piazza principale ancora non c'era nulla. Ma era deciso a non perdersi d'animo, non ancora.
Per il momento era "tranquillo" per quanto riguardava la minaccia di Serena, ma era sempre rimasto all'erta perché quella vipera era imprevedibile e terribilmente malvagia. Però la sua "punizione" (se così si poteva chiamare) era sempre attiva, poiché i suoi genitori temevano per lui, anche se erano all'oscuro di tutto. Ingenuamente pensavano che ci fosse un bullo a minacciarlo o che avesse preso parte ad una rissa a scuola, ma si trattava di tutt'altro.
«Tesoro, mi raccomando non fare tardi dopo, ti voglio a casa entro le otto!» urlò sua madre dalla cucina, mentre il ragazzo prendeva l'uscita per andare ad allenamento. Lo faceva solo per sfogarsi e perché gli mancava giocare.
«Sì, mamma, stai tranquilla!» rispose lui di rimando, chiudendosi poi la porta alle spalle.Durante il tragitto a piedi, mentre pensava non necessariamente a qualcosa di specifico, oltre che alla ragazza riccia, perennemente nella sua testa, notò che uno strano signore lo stava guardando fisso. Aveva la barba grigia e lunga, tantissime rughe sparse per il volto e una sigaretta fumante tra le labbra.
«Ragazzo.» gli disse ad un tratto, mentre il cuore di Federico prese a battere velocemente.
«Ci conosciamo?» chiese lui, inghiottendo la saliva a fatica. Era proprio un cacasotto.
«Lo sapevi che c'è una stella miliardi di volte più grande del sole?» domandò il vecchio, ignorando la domanda. Federico si tranquillizzò, non era pericoloso, era solo un anziano malato e un po' fuori dai gangheri.
«No, a dir la verità... ma ora mi scusi sono in ritardo...» deviò la conversazione, compresa l'assente sanità mentale del vecchio.
«Si chiama Uy scuti, non hai idea di quanto sia grande. Fa sentire noi umani così piccoli... quasi inquantificabili in piccolezza.» continuò fissando il cielo, probabilmente alla ricerca a occhio nudo della famosa stella. Il ragazzo non riusciva a capire perché gliene parlasse, così decise di andarsene, ma venne fermato dalla sua frase. «Lei non è al centro di tutto, come si crede sia il sole. Magari esiste qualcosa di molto più grande e più bello, dovresti solo guardare al di là di quella ragazza.» disse, e il ragazzo esitò un attimo, preso dal senso così vero di quelle parole. Poi però se ne andò, perché non voleva dare ascolto a un povero vecchio, probabilmente con la sindrome di Alzheimer.
Come faceva a sapere che lui pensava solo a Iris? Di sicuro aveva tirato a indovinare... ma era strano comunque che ci avesse preso in pieno.Decise di non darci tanto peso, perché stava andando ad allenamento ed era proprio quello il suo intento: non pensare a nulla e sfogarsi, per estraniarsi da quella maledetta situazione.
Appena arrivò, qualche minuto in ritardo, i suoi compagni di squadra stavano correndo intorno al campo, ma venne accolto felicemente dai suoi amici. Gli erano mancati parecchio e per loro era lo stesso. Per quella ragione aveva solo bisogno di tornare a giocare, perché i suoi compagni erano quasi fratelli per lui e nei momenti di difficoltà loro c'erano.
«Fede! Bella, come stai? Dove sei stato? Non avevi più voglia di vederci?» scherzò Andrea, battendogli il pugno. Lui prese a parlare con loro, raccontò un po' di tutto, omettendo ovviamente Iris e il suo segreto.Si vergognava di dire ai suoi amici, nonostante fossero lì per quello, che era tremendamente innamorato di quella bella ragazza, dai capelli ricci e neri e gli occhi freddi come il ghiaccio e taglienti come una spada. A volte gli capitava di chiedersi perché fosse capitato proprio a lui di innamorarsi di quella ragazza: insomma, se gli fosse stata indifferente, ora sarebbe in santa pace, non avrebbe mai iniziato a cercare informazioni su di lei e la sua famiglia e di certo non si sentirebbe con il fiato di Serena sul collo. Ma era proprio quello il problema: lei non avrebbe mai potuto esserlo, perché lei era così, era speciale ed era una calamita per i malcapitati come lui.
«Passa! Sono, qua!» urlò Riccardo incitandolo a passargli la palla per fare canestro. Così fece e infatti aveva avuto ragione a farlo: la sfera arancione a righe, logorata da anni e anni di partite e allenamenti, finì dritta nel cesto, con una parabola a dir poco perfetta.
«Grandi!!» esclamarono tutti e poi presero ad applaudire Federico e il suo amico, i quali avevano appena compito un'azione degna di nota. Si trovavano solo in allenamento, ma per loro contava qualsiasi cosa, anche la più banale, in modo da escogitare nuove tecniche per sorprendere gli avversari impreparati. Ma azioni come quelle capitavano rarissimamente e c'era una percentuale del cinque percento che accadessero di nuovo, comunque in ogni caso in quel momento era successo ed era bello gioire così, tra loro e senza pressioni.Divertendosi come tanto gli era mancato, venne il momento di andarsene, altrimenti sua madre sarebbe andata nel panico e lo avrebbe tempestato di telefonate, finché non lo avesse saputo al sicuro a casa. Così, si incamminò tranquillamente e con la mente vuota da ogni pensiero ansioso, che tentava sempre di fare capolino e spaventarlo.
Però era diventato bravo ormai a controllarli, sennò sarebbe andato in tilt ogni volta che quei viscidi serpenti strisciavano fuori e iniziavano a tormentarlo.«Si chiama Uy scuti, non hai idea di quanto sia grande. Fa sentire noi umani così piccoli... quasi inquantificabili in piccolezza.»
Perché quel vecchio gli aveva parlato di quella stella? Forse nemmeno esisteva... se l'era inventata.
«Lei non è al centro di tutto, come si crede sia il sole. Magari esiste qualcosa di molto più grande e più bello, dovresti solo guardare al di là di quella ragazza.»
Con queste parole in testa, entrò in casa e, dopo aver salutato, si diresse in bagno per farsi una doccia e riflettere. L'acqua calda aumentava i collegamenti delle sue sinapsi e riusciva a farlo ragionare meglio.
Una volta davanti al computer, digitò Uy scuti sul motore di ricerca e venne fuori una foto. Comparava il sole con quella stella e... caspita era proprio enorme! Ma continuava comunque a non capire il nesso tra Iris e il fatto di guardare oltre a lei, trovando qualcosa di molto più bello: c'era forse qualcosa che avrebbe potuto superarla? Non lo credeva possibile.
Però non aveva nemmeno a guardare oltre, per paura di trovare veramente qualcosa di meglio.
Buona domenica! Come state? Cosa farete oggi di bello? Che ne pensate di questo capitolo? Volevo solo precisare che la stella, Uy scuti, esiste veramente e non me la sono inventata, è grazie a EmmeDamna che l'ho scoperta. (Grazie❤)
Vi aspetto numerosi e ci vediamo martedì! Vi amo,
Alice❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...