Massimiliano era seduto su una della sue solite panchine e stava con la sua solita sigaretta accesa tra le labbra. La barba grigia era lunga e la fine l'aveva intrecciata un giorno in cui si annoiava. Ad un tratto sentì un urlo prolungato, guardò in alto e vide una ragazza precipitare e atterrare di botto su una macchina davanti a lui. La ragazza smise immediatamente di urlare, ma scattò l'allarme del veicolo fracassato sotto di lei. Ai suoi piedi atterrò un oggetto scuro: un registratore. Lo mise in tasca e decise di ascoltarlo dopo, se mai avesse contenuto qualcosa. Si avvicinò titubante all'auto e immediatamente riconobbe la ragazza che quella volta sul molo gli aveva chiesto una sigaretta. Vedendo che ormai era morta, fu preso dal panico e corse via, senza guardarsi indietro.
Una volta arrivato nella sua catapecchia, perché chiamarla casa sarebbe stato ridicolo, si sedette sulla sudicia poltrona mangiata dalle tarme e premette il tasto per riascoltare la registrazione.
Nella prima parte non capì molto di quello che stava accadendo, poiché le voci erano ovattate, ma quando arrivò verso la fine scoprì che cosa stava ascoltando:
«Non ho mai voluto sposare Antonio. È stato lui ad insistere tanto e alla fine ho accettato. Non volevo legarmi a nessuno perché ho sempre sofferto in amore da giovane, quindi passavo da un uomo all'altro senza ritegno. Ho abortito due volte i figli di due uomini incoscienti che mi avevano ingravidato. Non ho mai voluto avere un bambino. Non avrei voluto nemmeno te, Iris. Ringrazia Gennaro se sei in vita. È stata colpa sua, ma ho sempre detto a tutti che eri di Antonio, non potevo più abortire, mi avevano detto che il mio utero non poteva sopportarlo. Quindi alla fine sei nata. Pochi anni dopo, ho fatto di nascosto un test del DNA perché volevo assicurarmi di aver avuto un figlio con l'uomo che avevo sposato. E invece no. Aveva sbagliato anche quello. Antonio lo ha scoperto quella sera. Mi stava urlano contro perché l'avevo tradito e robe varie, quando anche lui aveva fatto lo stesso torto a me. Tre anni prima. Voleva che ti dicessi che in realtà eri figlia di Gennaro, ma gliel'ho impedito. Non ci ho visto più dalla rabbia e mi sono trovata in mano una pistola. Gli ho sparato. Poi ho immediatamente capito che era stato tutto un errore. Mi sono accasciata su di lui, ho tentato di svegliarlo, ma era troppo tardi. Poi mi è preso il panico, perché non sapevo come liberarmi del corpo. Così ho nascosto la pistola nel cuscino del divano, ho cacciato un urlo e ho chiamato la polizia. Sono venuti poco dopo, ho inventato la storia di Gennaro che lo aveva ucciso perché non gli aveva mai restituito dei soldi e che era scappato con l'arma, ma senza prendere nulla. Hanno perquisito la casa e mi hanno fatto un sacco di domande, ma lì ho pregati di non svegliarti, perché sapevo che dormivi, o era quello che immaginavo. Poi quando se ne sono andati, sono venuta da te e ti ho abbracciato: era ironico come avessi appena salvato tuo padre e cercassi affetto in te, a cui avevo appena fatto un torto così grande.»D'istinto premette il pulsante della pausa. Non voleva più sentire quella vipera parlare. Era Serena, la sua sorellastra. Quella, allora, stupida ragazzina, era molto gelosa del rapporto che lui aveva con suo padre, al contrario di lei che era il fastidio continuo di tutti. Non solo perché aveva vent'anni meno di lui, ma perché era proprio cattiva con chiunque provasse a essere gentile con lei. Così, per attirare l'attenzione ancora di più, accusò Massimiliano di abusi sessuali e molestie subite da lei, assolutamente infondate. Per questo il suo paparino adorato lo denunciò e lo mandò in un riformatorio, dove avrebbe "imparato a comportarsi". In questo modo aveva passato dieci anni rinchiuso in quella gabbia di delinquenti, diventando uno di loro.
Appena ne uscì però aveva già sprecato metà della sua vita e di studiare o lavorare non ne aveva proprio voglia, così decise di rubare per mestiere, vivere di speranze e dormire all'occasione. Così era rimasto un povero senzatetto da quella volta e il suo patrigno non aveva alzato mai un dito per dargli una mano economicamente. E in fine quando morì di malattia, lasciò tutto in eredità alla figlia prediletta, ovvero Serena.
Così Massimiliano aveva iniziato a nutrire un odio verso di lei che andava oltre ad ogni confine possibile. Ma ora che aveva quella registrazione tra le mani sapeva di potersi vendicare.
Uscì di casa e mentre si fermava per accendersi una sigaretta, l'ennesima di quel giorno, vide un negozio di televisori che stava trasmettendo su dieci schermi diversi il telegiornale. Era la notizia dell'ultima ora: "Iris Zena, di circa diciassette anni è appena precipitata dalla palazzina in cui abitava. I testimoni oculari hanno detto che nel tentativo di colpire la madre era inciampata ed era caduta. Sostengono che la colpa sia di Serena Altieri, sua madre, ma le dinamiche sono ancora da accertare." diceva la giornalista con un volto serio e il microfono che le copriva la bocca. Ecco che il suo riscatto nella vita gli si presentava davanti su un piatto d'argento.
Il giorno dopo si presentò anche lui in tribunale per assistere al processo e per far in modo con tutte le sue forze che quella donna orribile andasse in carcere a pagare la sua pena.
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...