Altre lacrime, altre delusioni

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Anche se per quella volta Serena l'aveva scampata, non riusciva a togliersi il viso di sua figlia, dipinto di rabbia, dalla testa.

Con lei aveva sbagliato tutto, dall'inizio alla fine, e sapeva di non poter rimediare. In più da quel giorno in cui avevano discusso, i rapporti con lei e con il marito si stavano incrinando rovinosamente. Christian non riusciva più a guardare sua moglie con gli stessi occhi di un marito innamorato, da quando aveva capito che lei nascondeva qualcosa, anche più grosso di quanto avrebbe mai immaginato.

Tra loro non c'era più quel feeling di prima, non si toccavano più, parlavano di rado e in più Iris non tornava a casa. O questo era quello che credeva sua madre: chiedeva per messaggio a Christian se Serena era in casa e se non c'era passava a salutarlo e a farsi una doccia veloce o a cambiarsi. Aveva chiesto ospitalità a Michele in quel periodo, nella camera che aveva in più nel suo appartamento e il loro rapporto si stava rafforzando: questa volta l'armatura era cresciuta ad entrambi, per impedire interferenze tra di loro dal mondo esterno. Serena non aveva osato metter parola sulla perenne assenza della figlia, perché non ne aveva diritto e perché era lei la causa principale, ma ogni sera, nonostante tutta la sua cattiveria, si ritrovava a piangere da sola nel bagno e a inghiottire antidepressivi per superare la giornata e non crollare sul lavoro in una crisi nervosa.

Ma non era l'unica che aveva pianto: Federico, dopo che Iris lo aveva nuovamente deluso e illuso, si era lasciato alle lacrime in modo disperatamente colpevole. Pensava di avere qualcosa che non andasse e che dovesse sempre dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. Poi quell'abbraccio così bisognoso che le aveva dato per confortarla era stampato nella sua mente come l'inchiostro di un tatuaggio. Il tatuaggio! Si era anche accorto quel giorno che la bella ragazza avesse una farfalla tatuata sul polso, ad ali spiegate. Era piccola, ma lui era riuscito a farci caso poiché se si trattava di lei, non gli sfuggiva nulla. Le avrebbe chiesto anche di quello, se solo lei non fosse scappata via correndo.

«Lei lo ha ucciso. E io ero lì a guardare. Ho visto tutto: è questo che nascondo da sette fottuti anni.»

Le sue parole risuonavano nel cranio di Federico, rimbombanti e dolorose, ma più per quello che aveva passato lei, che l'immaginario male che sentiva lui al petto.

«Quella stronza l'ha ucciso! Gli ha sparato e poi ha avuto il fottuto coraggio di raccontarmi cazzate per sette anni! E poi mi ha mentito, su tutto! Anche su chi è mio padre!»

Questa doveva diventare la sua nuova pista su cui lavorare: aveva un capo d'accusa, una dichiarazione di colpevolezza inconsapevole, l'arma e una testimone. Inoltre si aggiungeva quel particolare del padre... un altro inghippo su cui indagare. Fare l'investigatore non era mica così facile!

Ma quello che era ancora più difficile era conquistare la fiducia di Iris. Rasentava l'impossibile, almeno per lui. Come faceva Michele ad esser entrato nel suo cuore così facilmente. Perché il biondo si e Federico no? Non riusciva proprio a capirlo.

Si alzò dal suo letto sul quale era rimasto disteso per giorni, con la scusa di stare ancora male, e andò in bagno, deciso a cambiare qualcosa.
Si guardò allo specchio: odiava il suo riflesso, se avesse potuto avrebbe tolto gli specchi dalla faccia della terra. Almeno così non avrebbe visto quella faccia da schiaffi che si trovava.

Aveva un lungo ciuffo di capelli che ricadeva sugli occhi che doveva sempre legare indietro quando giocava perché gli dava noia e gli faceva caldo: forse era venuto il momento di dare un taglio a quella massa informe di capelli.

Prese il rasoio elettrico dal mobiletto vicino allo specchio e cominciò a rasare, senza ripensamenti. Una parte della testa era praticamente rasa, ma non voleva esagerare.

Poi passo dall'altra parte, escludendo il ciuffo centrale che lasciò lungo. Gli diede una spuntatina con le forbici e poi lo tirò su con un po' di gel. Non sapeva cosa stava facendo esattamente, seguiva solo le sue mani che sembrava avessero il pieno controllo della situazione. Il risultato non fu troppo disastroso: ora aveva dei capelli che seguivano una logica e che gli stavano anche discretamente bene.

Il suo viso era come cambiato tutto a un tratto e poteva sembrare quasi carino. Mia madre mi ucciderà, pensò tra sé, ma alla fine non gli importava molto.
Tornò poi nella sua camera per vestirsi. Però se voleva cambiare, non poteva continuare a mettere quelle insulse polo di ogni colore possibile che lo facevano sembrare uno sfigato: prese una maglietta bianca, un po' sgualcita e tagliò il collo a V con le forbici.

La indossò insieme ad un paio di jeans scuri e alle sue solite scarpe adidas bianche. Sembrava un'altra persona.
Poi infondo non era nemmeno così male: le spalle erano larghe e muscolose, discretamente segnato da un po' di addominali e pettorali e ben piazzato.

Decise di smetterla di guardarsi allo specchio e uscì di casa. Voleva fare una cosa, una cazzata probabilmente, ma voleva farla: un piercing al sopracciglio. Perché? Lo aveva sempre desiderato e poi trovava che desse un aria più da cattivo ragazzo.
Un attimo: ma cosa gli saltava in mente? Voleva cambiare così tanto, per lei? Per Iris, che aveva occhi solo per Michele?

Era stupido, ma era la verità. Voleva farsi notare ed emergere una volta per tutte dai bassifondi della gerarchia scolastica. Non voleva più essere un nerd, voleva essere desiderato dalle ragazze e costruirsi pian piano la sua popolarità.

Impresa alquanto ardua, ma provarci non costava nulla.

Buon mercoledì! Come state? Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero vi piaccia e vi avviso già da subito che da ora in avanti procederò ad una pubblicazione più veloce dei capitoli perché ho già finito di scrivere il libro e vorrei farvelo avere il prima possibile completo!
Vi voglio tanto bene,
Alice❤

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora