Si erano fatte le dieci della sera senza che se ne accorgesse e Serena era ancora lì, sulla tomba dell'uomo che l'aveva amata e che lei stessa aveva ucciso, a rimuginare sui suoi infiniti errori. Il buio intorno a lei l'accoglieva e le ricordava ancor più quella notte. Si sentiva sola in quel momento, ma stava stranamente bene, con sé stessa. Forse avrebbe dovuto allontanarsi da quella città e da tutte quelle persone che aveva ferito, per dar loro finalmente la pace.
Oppure avrebbe potuto farla finita con la sua schifosa vita di menzogne. Almeno così la sua anima sarebbe andata una volta per tutte all'inferno, senza passare per il purgatorio. Dio non le avrebbe nemmeno concesso il giudizio universale, non lo meritava.
Mentre era in macchina di ritorno verso casa ci aveva riflettuto molto su e la decisione di morire ormai era stata presa. Avrebbe scritto un bigliettino e poi si sarebbe buttata giù dall'attico, tra le braccia della morte.
Saliva le scale, pianissimo, quasi non volesse arrivare all'ultimo piano, il rumore dei suoi passi, ritmico e costante, era l'unica cosa che sentiva. Era quello lo spartito della fine della sua vita. Tante note sbagliate e stonate scritte a caso sul pentagramma, senza una chiave musicale che desse il nome alle minime, semiminime e crome, tutte sparpagliate a suonare la melodia che sarebbe risuonata al funerale, se qualcuno lo avesse mai organizzato, per lei.
Quando arrivò alla porta, la aprì esitando, scoprendola socchiusa. Sentì il cuore scoppiarle in petto, quando vide Iris, al bancone della cucina, illuminata dalla lampada centrale, e vicino a lei una pistola. La pistola. L'avrebbe riconosciuta anche a chilometri di distanza. Lo sguardo di sua figlia, puntato dritto su di lei era la cosa che più le gelò il sangue. Non la riconosceva, sembrava impossessata dalla cattiveria.
«Ciao, mamma.» disse lei, con malvagità nella voce. Prese tra le mani l'arma e la puntò contro sua madre, a braccia tese e senza esitazione.
«C-che cosa fai? Dove... dove l'hai trovata quella?» chiese balbettando Serena, mentre la borsa le cadeva dalla mano.
«Bang!» imitò il suono della pistola e poi continuò. «È così che hai fatto, non è vero?»
«Di che cosa stai parlando?» chiese lei, inghiottendo a fatica la saliva.
«Ho visto tutto quella notte. Ero lì a guardare quando hai sparato a mio padre. È inutile che lo neghi.» disse Iris con tono tagliente.
«C-come hai...»
«No, ora parlo io. Perché c'è molto da dire. Sai, per sette anni e mezzo sono stata zitta, ma ora è venuto il momento di parlare. So tutto quello che hai fatto, brutta puttana, tutto! Cominciando dal fatto che sono figlia di Gennaro Zena e non di Antonio Maccadino.» dette queste parole, dalla penombra apparve il suo vero padre, con uno sguardo convinto sul volto.Serena sussultò, aprì due o tre volte gli occhi per capire se fosse vero quello che era davanti a lei, ma nulla cambiò: era veramente finita quella volta.
«Gennaro?» disse lei, con il labbro tremante e le lacrime già partite giù per le guance.
«Quanto lo hai pagato perciò che rimanesse in carcere al posto tuo? Spero molto, perché non meritava di stare lì. Gli hai rovinato la vita, come l'hai rovinata a me. Non potrò mai perdonarti per quello che hai fatto.» disse ancora Iris, senza tentennare un attimo e senza cedere alle emozioni.
«Ho sbagliato tutto. Non so nemmeno io perché l'ho ucciso. Ma lui sapeva del...»
«Del test. È per questo che gli hai sparato vero? Lui lo ha scoperto e dovevi metterlo a tacere, non è vero?» continuò lei, appoggiando la pistola, aggirando il bancone e venendole vicino. Voleva spaventarla e a quanto pare ci stava riuscendo.La donna, impaurita, fece qualche passo indietro, ma andò a sbattere contro qualcuno. Si girò e si trovo davanti Christian, arrabbiato e deluso allo stesso tempo.
«Christian i-io...» balbettò, ma venne nuovamente interrotta.
«No, non cercare scuse. Iris mi ha detto tutto. Come hai potuto nascondermi una cosa del genere? Io mi fidavo di te! Ti rendi conto di cosa hai fatto? Di quello che hai fatto a tua figlia?» sbottò lui, provocandole un brivido. In tutti quegli anni di matrimonio lui non aveva mai urlato contro di lei e sentirlo gridarle rimproveri sul suo passato, la faceva sentire ancora peggio.
«Sì! Lo so benissimo che cosa ho fatto e non avete idea di quanto sia stato difficile andare avanti! Nell'ultimo periodo mi sono resa conto di aver sbagliato tutto con lei, con Antonio, con Gennaro e con te! Avete subito i miei errori e mi dispiace! So che non potrò mai rimediare, ma...» era disperatamente alla ricerca di un inesistente appiglio a cui aggrapparsi. Anche in quella situazione cercava di manipolare le persone, ma nessuno ormai ci sarebbe cascato.
«Difficile?! Mi stai prendendo in giro vero? E io allora? Ho mantenuto il segreto su quello che avevo visto per anni, cazzo! Pensi sia stato facile? Ho allontanato tutti per colpa tua! Nessuno mi voleva stare vicino, a scuola mi davano della stronza senza cuore ed è e sarà sempre stata colpa tua!» urlò Iris, sentendo l'ennesima meschina scusa, uscita dalle labbra della donna che l'aveva cresciuta, ma che non meritava il nome mamma.Serena fu colpita da quelle parole, perché non sapeva nulla di quello che passava sua figlia a scuola. O meglio, non se ne era mai preoccupata, perché come al solito, pensava che Iris avesse solo superato male la perdita del padre. Esattamente come le avevano detto gli psicologi.
«Stronza senza cuore? Come hanno osato chiamarti...»
«Hanno osato, signora Altieri. La vita a scuola è più difficile di quanto lei si immagina. La gente e cattiva e pregiudica le persone che avrebbero solo bisogno di un po' di sostegno.» intervenne Michele, accostandosi ad Iris e prendendole dolcemente la mano.
«M-ma cos...»
«Posso confermare. Ci sono passato anche io alle medie e non è stato per niente bello.» disse Federico, andando vicino a Iris, però dall'altra parte.
«Tu sei... Federico? Ti avevo detto di...» disse Serena, spalancando gli occhi e provando per un attimo rabbia, ma si dissolse subito dopo aver sentito la lama che le trafisse il cuore: Iris gliel'aveva lanciata con lo sguardo, ma sperava di averne una vera a portata di mano per farle capire cosa voleva dire essere uccisa da qualcuno.
«Cosa gli avevi detto? Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio.» la sfidò la ragazza, fremendo di rabbia. Serena tacque. Si zittì, non riusciva a rispondere.«Allora?» continuò Iris, notando in suo silenzio.La donna li guardava tutti, cercando il cedimento di qualcuno, ma nessuno lo fece. Era sola, davanti a quelli che sembravano diavoli in schiera per scortarla all'inferno, l'unico posto in cui si meritava di stare.
Salve e buonasera a tutti! Come ve la passate? So di essere stata assente in questo periodo ma con la scuola e il viaggio in Inghilterra mi sono un po' persa, però sono di nuovo qui e da ora in poi usciranno tutti i capitoli rimanenti, fino alla conclusione della storia. State pronti allo scontro!
Alice❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...