Iris nero al cimitero

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Il giorno era arrivato e si sentiva la stranezza nell'aria. Perché era strano? Perché da quel giorno tutto sarebbe ritornato normale, per quanto possibile. Iris era intenzionata ad ottenere la sua vendetta.

Era andata a scuola con Michele come al solito e quando lui le aveva appoggiato il braccio sulle spalle mentre camminavano, aveva sentito la stessa energia che scorreva nelle sue vene. Come loro, tutti gli altri erano adrenalinici per quello che sarebbe successo quella sera stessa.

Ovvero quello che Serena nemmeno poteva lontanamente immaginare. In quel periodo nemmeno riusciva a pensare, era troppo depressa. Tutto le si stava rivoltando contro. Sentiva che il suo segreto sarebbe stato scoperto da qualcuno prima o poi. Anche se aveva minacciato quel ragazzo, non poteva mai essere sicura che lui non avesse già detto qualcosa a qualcuno. E ancora peggio se quella persona fosse stata sua figlia. Ormai la odiava perché sapeva del test del DNA, se avesse scoperto anche il resto, sarebbe finita per sempre.

Già non dormiva più a casa, non sapeva se andava a scuola, se stava bene o no. Da giorni non la vedeva e non sapeva dov'era. Christian nemmeno lo sapeva, o faceva finta. Anche lui era strano, quasi non la guardava più e non la salutava. Sentiva che ormai stava perdendo anche lui. Aveva tanto evitato di parlargli del suo passato per non provocare questa situazione, ma ormai era troppo tardi.

Quello che era già successo non si poteva più cambiare, per sua sfortuna. Se ci avesse pensato una volta in più non avrebbe mai sparato ad Antonio. Per quello stupido test poi! E poi il povero Gennaro, che stava scontando i suoi anni di carcere.

Si disprezzava e nemmeno dopo sette anni e mezzo riusciva a trovare una giustificazione a quello che aveva fatto.

«Signora Altieri, il suo cliente la attende.» la segretaria la riportò alla realtà, mentre stava seduta alla scrivania con le mani sulle tempie. Aveva pianto e il trucco sbavato era la testimonianza delle sue lacrime.
«Sì, arrivo, un secondo solo.» disse con voce strozzata, senza alzare lo sguardo verso la signorina che la guardava preoccupata.
«Si sente bene?» chiese poi.
«Sì... sì, ora vengo, ho solo un po' di mal di testa...» rispose Serena, voltandosi a cercare altri fazzoletti nella borsa.
La segretaria se ne andò senza commentare, seguita dal rumore dei suoi tacchi e la donna rimase da sola.

***

Quando finalmente la giornata di lavoro fu finita, Serena salì sulla sua macchina e appoggiò la testa al volante. Piangeva di nuovo. Aveva perso il caso e il suo cliente era finito in carcere con l'ergastolo. Non avrebbe avuto tanto senso difenderlo ancora poiché a incastrarlo c'era il suo DNA sull'arma. In più tutte le prove che l'accusa aveva contro di lui erano schiaccianti.
Era colpevole sotto tutti gli effetti.

Proprio come lei.

Ma lei era riuscita a passarla liscia e tutti avevano creduto alle sue lacrime e alla sua versione. Ogni tanto si domandava come fosse stato possibile che la giuria non avesse avuto nulla da dire. Avevano subito accusato Gennaro di omicidio premeditato, con l'aggravante della loro conoscenza precedente. Il movente fu dichiarato fosse quello dei debiti che Antonio avrebbe avuto con Zena, se solo qualcuna di quelle storie, che Serena aveva appositamente inventato per lui, fosse stata vera.

Gennaro e Antonio si conoscevano dai tempi del liceo ed, il primo, era stato quello che aveva dato a Serena e il suo amico la benedizione per convolare a nozze. A quest'ultima, l'amico del suo futuro marito era sempre piaciuto, ma in modo diverso per come ci si potrebbe aspettare da una donna che sta per sposarsi con l'uomo che ama.

E per Zena era stato lo stesso, solo che non lo aveva dato troppo a vedere, perché voleva bene al suo amico e non voleva rubargli la donna.
Però quella notte, prima del matrimonio era accaduto tutto così in fretta che nessuno dei due poté tirarsi indietro, incoraggiato dai propri sentimenti.

Rimasti da soli nell'atrio di casa, dopo aver finito di ripulire tutto, dalla cena con i parenti che erano già andati via, insieme ad Antonio, come voleva la trdizione, ovvero che il futuro sposo non potesse dormire con la futura sposa la notte prima del matrimonio, Serena e Gennaro si trovarono a fissarsi negli occhi, così vicini, forse troppo, per non farlo.
Le labbra di lui la chiamavano e lei non esitò a resistere a quel richiamo. Tra l'altro era anche un po' brilla per via dello champagne che aveva bevuto, quindi non se ne rese conto, quando si buttò sulla bocca e lo baciò, d'istinto.

Lui non osò tirarsi indietro perché la voleva, tutta, anche se sapeva che era sbagliato. Ma non solo, stava tradendo proprio il suo migliore amico, in modo così spudorato, il giorno prima del momento più importante della sua vita. Inoltre era stato talmente egoista che l'aveva portata anche a letto, spinto dalla passione del momento.

Però una cosa tirò l'altra e le precauzioni rimasero dimenticate nella tasca dei jeans di lui.
Fu una notte eccitante perché andava contro le regole e assolutamente stupenda per chi i sentimenti lì provava davvero.
«Ti amo.» sussurrò Gennaro, mentre era abbracciato a lei.
Serena ne rise dolcemente e non rispose.

Quando lui però se ne fu andato, lei fu colta da un improvviso senso di colpa irrefrenabile. Piangeva, nuda, tra le lenzuola che odoravano di sesso e tradimento. Pensava di aver fatto la più grande cazzata della sua vita e infatti era così.

Quando si fu calmata in parte dal pianto, mise in moto la macchina e guidò verso un luogo che non aveva mai più visitato, dopo quella notte: il cimitero dove era sepolto Antonio.
Scese dall'auto, non la chiuse nemmeno, si avviò direttamente verso la tomba di quello che era stato suo marito.

Era una semplice lapide grigia ed elegante che portava su la sua foto, la data di nascita e di morte. Vicino, c'era un fiore fresco appena piantato a giudicare dalla terra bagnata, un iris nero precisamente, ovvero il suo preferito.
Era una cosa insolita che un uomo avesse un fiore prediletti, ma essendo stato  cresciuto da un botanico, ne sapeva molto sulle piante.

Era per quello che sua figlia voleva si chiamasse così. Serena ricordava che glielo aveva detto fin dalla prima volta che si erano conosciuti. Se avrò una figlia femmina si chiamerà con il nome del mio fiore preferito, l'iris diceva.

Serena alzò lo sguardo e vide in lontananza una chioma di capelli neri allontanarsi. Era stata Iris a portarlo. Solo lei conosceva così bene il padre da sapere quali fossero i suoi gusti in fatto di piante.

In quel momento si sentiva in colpa per aver bruciato quell'iris nero che Antonio aveva piantato in giardino il giorno della nascita della bambina. Lo aveva fatto quando si erano trasferite da Christian, in modo che ogni segno del suo passato fosse cancellato.

Purtroppo per lei però, i ricordi vivi nella mente di sua figlia non potevano essere rimossi. Nessuno poteva farlo.


Buona sera cari ragazzi e ragazze! Come state? Questo è il nuovo capitolo della storia di Iris che sta iniziando a fare il conto alla rovescia. Manca veramente poco all'epilogo di questo libro e mi auguro che lo stiate apprezzando e che lo apprezziate fino alla fine. Vi voglio tanto bene, ad ognuno di voi e sappiate che tutti quelli che non mollano saranno sempre nel mio cuore.
Grazie mille a tutti,
Alice❤

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora