Era tutto terribilmente silenzioso. Iris non riusciva a sentire più niente, né le voci dei suoi compagni, né la voce delle persone in strada, né il cinguettio degli uccellini sugli alberi mentre camminava per andare a scuola.
Riusciva solo a sentire delle dolci parole, pronunciate da suo padre. Era vivo? Come aveva fatto a tornare da lei? In quel caso erano solo due le possibilità: o Antonio era veramente risorto oppure lei lo aveva raggiunto in paradiso.
"Bambina mia, quanto mi sei mancata." diceva la voce. Non riusciva a vederlo, era accecata da una luce celestiale di fronte a lei.
"Papà!? Anche tu tantissimo!" rispondeva lei, mentre sentiva le lacrime scenderle sulle guance. Si asciugò il viso e si accorse dell'ago infilato sul dorso della sua mano. Chi glielo aveva messo? E perché aveva addosso solo una vestaglia bianca a fiorellini azzurri?
"Ma non posso trattenerti qui! Devi tornare sulla terra!" continuò la voce di suo padre, che risuonava viva nelle sue orecchie.
"Ma dove siamo?" chiese lei, coprendosi gli occhi con la mano libera dall'ago.
"Sappi solo che ti ho voluto bene, anche se non eri geneticamente mia!" rispose lui, ignorando la sua domanda.
"Aspetta, cosa significa?" chiese lei, più confusa di prima.
"Addio tesoro mio, è ora che ritorni da tua madre e dagli altri!" tralasciò ancora una volta la domanda di sua figlia e prima che Iris potesse ribattere o protestare, tutto tornò alla realtà con un ultima scossa di defibrillatore.I suoi occhi si spalancarono e il respiro sbatté violento nel suoi polmoni come la luce al neon che la accecò all'istante.
«È viva, ora si sta riprendendo! Come ti senti?» sentì chiedere da un uomo brizzolato accanto a lei. Era sudato e sembrava stressato, ma era soddisfatto di aver salvato una vita anche quel giorno.
«B-bene.» rispose pianissimo la ragazza, con voce rauca e debole.
«Okay, portatela in una stanza, cambiatela, mettetele la flebo, e controllate i battiti, più tardi passo a visitarla.» disse il medico, rivolto ad altri infermieri che la trasferirono su un lettino con le ruote e poi la portarono in una stanza tutta bianca, con solo delle tende azzurrine che staccavano dalla monotonia di quel posto. In quel momento era abbastanza cosciente per capire dove si trovasse e cosa stesse succedendo, ma la stanchezza ebbe la meglio su di lei, che si addormentò pesantemente, come un guerriero dopo una battaglia.Quando si risvegliò vide sua madre accanto alla sua destra, stretta tra le braccia di Christian, che piangeva e singhiozzava. Aveva tutti i dubbi che quelle lacrime fossero sincere, ma si ricordò che Serena non sapeva che lei aveva visto tutto e che quindi era una potenziale arma contro di lei, dunque piangeva ignara la sua povera figlia, salvata per miracolo. Se solo quella donna avesse saputo che pericolo costituiva Iris, non avrebbe certamente accorso trafelata all'ospedale per vedere come stava. E quello era ancora un altro punto a favore della ragazza.
«Tesoro mio! Oddio sei viva, pensavo di averti persa per sempre! Come stai? Ti fa male qualcosa? Hanno detto che eri anche caduta da un ramo! Che ci facevi lì? Io e Christian eravamo così preoccupati e...» disse Serena con apparente sollievo nel saperla ancora viva.
«Sto bene. È tutto apposto.» tagliò corto Iris, con uno sguardo duro negli occhi. La sua voce era ancora rauca, ma aveva fatto comunque effetto. Sua madre fu leggermente ferita da quel tono tagliente, ma non lo diede troppo a vedere.
«Ne sei sicura? Se vuoi ti vado a prendere... che ne so, un tè caldo?» chiese lei, tentando sempre di addolcire i suoi occhi imperturbabili.
«Sì... grazie.» disse lei, smorzando la voce solo per un istante. Era un ottima idea per parlare da sola con Christian.
Serena annuì e lasciò la stanza, portandosi via la tensione elettrica che c'era tra lei e sua figlia.
«Cosa mi è successo?» chiese subito al suo patrigno, appena furono soli.
«Hai avuto un infarto, Iris. Quando ti hanno trovato eri quasi morta, ma sono riusciti a salvarti. Hanno passato due ore a tentare di rianimarti con il defibrillatore e alla fine ce l'hanno fatta. Grazie a Dio sei viva... piccola mia.» disse l'uomo prima di sciogliersi in un pianto di sollievo. Lei provò immediatamente compassione per lui e di sua spontanea volontà lo invitò ad abbracciarla. Un contatto d'affetto le era tanto mancato da quella notte. Erano anni che non abbracciava qualcuno e che non condivideva il calore che si sviluppa stringendosi tra le braccia di un'altra persona.
«Ti voglio bene, Iris.» continuò lui, intervallato da alcuni singhiozzi, sia suoi che della ragazza di ghiaccio che aveva iniziato a sciogliersi, piano piano.
«Anche io, papà.» pronunciò quella parola con disperazione, perché aveva bisogno di sentire di nuovo come suonava, uscita dalle sue labbra e detta a qualcuno che davvero se lo meritasse.Aveva tutto il diritto di essere chiamato così da quel momento in poi, ma sarebbe stato un segreto tra di loro, perché non voleva dare a sua madre la soddisfazione di vedere che finalmente Iris aveva superato la perdita di suo padre, chiamando Christian, papà. Lui non sarebbe mai stato in grado di riempire quel vuoto nella sua famiglia, ma in quel momento ci era molto vicino.
Dopo un po' si staccarono e Iris vide quel sorriso sincero sul volto di quel buon uomo, che aveva il coraggio di amare sua madre e capì appena in quel momento che gli voleva veramente bene. Alla fine le era sempre stato accanto e aveva sempre provato a farsi accettare da lei, ma come al solito lei voleva evitare qualsiasi tipo di rapporto con qualcuno. Era per questo che tutti la odiavano.
«Ecco qua il tè, senza zucchero, come piace a te. Ho fatto anche la rima!» provò a scherzare Serena entrando nella stanza con un bicchiere fumante, che porse a sua figlia, senza che a lei importasse di cogliere la battuta.
«Grazie, mamma.» disse invece quella parola con un po' di disprezzo, ma non lo fece notare tanto, perché non aveva nessuna voglia di arrabbiarsi, specialmente in quel momento che era stanca e aveva solo bisogno di riposare.
«Scusate l'interruzione, ma vi devo pregare di uscire, l'orario di visita è finito e devo visitare la paziente.» interruppe lo stesso medico che aveva visto appena si era svegliata, che cordialmente invitava Christian e Serena ad lasciare la stanza.
«Va bene, buonanotte tesoro, ci vediamo domani.» disse la madre, dando un rapido bacio a sua figlia. Christian le strinse la mano e le sorrise, poi entrambi uscirono e chiusero la porta dietro di loro.Dopo la visita, Iris, si abbandonò al sonno e gli apparve di nuovo suo padre, ma questa volta era morto, riverso sul pavimento, in una pozza di sangue. Però questa volte c'era anche la madre, lì con lui, pallida e fredda. In piedi di fronte a loro c'era lei, la piccola bambina di dieci anni, con dei lunghi ricci che le arrivavano fino a metà schiena, la pelle candida del viso, le lacrime agli occhi e la pistola tra le mani.
Restava solo da capire chi avesse ucciso dei due.
Salve a tutti! Sono tornata con questo nuovo aggiornamento puntualissimo! Cosa vi sembra?
Non mi dilungo troppo, ecco a voi le mie letture consigliate!
- "Astrid's mind" di dearanxiety01
- "Una scommessa per amore" di Puffetta961
- "Marmellata nell spazio-uno schifo di raccolta" di VELC_CGrazie a tutti come sempre!
Alice❤
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Il segreto di IRIS (COMPLETATA)
General FictionSe solo quella notte non fosse mai venuta, Iris avrebbe ancora il sorriso sulle labbra. Era così, una bellissima bambina di soli dieci anni, con quell'enorme segreto che gravava sulle sue spalle innocenti. Serena, ecco chi aveva contribuito a tutto...