Vieni qui

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La riccia ragazza, dai capelli color dell'ebano, la pelle bianca come il latte e le labbra rosse come il sangue, come Biancaneve, si era calmata abbastanza, ma non voleva lasciare le braccia di Federico.
Sapeva che se fosse stata lucida, lo avrebbe respinto, ma quando era stata invasa dal dolore, aveva visto in lui l'unico conforto vicino a lei.
«Come ti senti?» le chiese, continuando a massaggiarle la schiena.
«Come vuoi che mi senta? Sono incazzata, Federico!» sbottò lei contro il suo petto. Sentir pronunciare il suo nome da lei fu come ricevere una scossa elettrica di brividi in tutto il corpo.
«Ne vuoi parlare? Sono disposto anche a farti dare qualche pugno al sacco, giù in cantina, per sfogarti.» disse, tentando di sollevarle il morale.
«Ne avrei bisogno. Grazie.» concordò lei, mentre lasciava andare la schiena del ragazzo.
«Okay, dai, allora vieni con me.» la invitò lui, alzandosi in piedi e poi aiutandola.
La portò in cantina, dove suo padre teneva il sacco da box di quando si allenava ancora per pugilato e le lasciò campo libero per sfogarsi.

Iris tirò il primo pugno, mollando un urlo di sforzo. Federico si pizzicò il braccio di nascosto, per vedere se era vero che in quel momento si trovasse proprio lui con Iris, la ragazza di cui era innamorato da anni, a casa sua, mentre lei se la prendeva con un sacco da pugilato.
«Quella stronza l'ha ucciso! Gli ha sparato e poi ha avuto il fottuto coraggio di raccontarmi cazzate per sette anni! E poi mi ha mentito, su tutto! Anche su chi è mio padre!» gridò, mentre a ogni frase tirava un pugno.
Il ragazzo stava eleborando le informazioni e non riusciva a trovare un filo logico.
«Aspetta un momento: ma di cosa stai parlando?» chiese lui, facendola bloccare, proprio come pochi minuti prima. Immobile e sguardo fisso. Federico aveva capito che non avrebbe più avuto informazioni da lei perché aveva parlato troppo presto.

La ragazza si guardò le mani, un po' ammaccate e graffiate. Doveva andare via da lì. Si era sfogata su tutto con il peggior ficcanaso con cui poteva farlo.
No, no, anzi: doveva correre via.
E infatti fu quello che fece.
Iniziò a correre su per le scale e poi fuori di casa, con Federico che le stava alle calcagna.
«No, merda!» esclamò quando la vide correre via senza dire nulla. Il povero ragazzo stava imprecando in ogni lingua che conosceva, mentre cercava di raggiungere Iris.

Lei sentiva di dover piangere di nuovo, ma per la sua stupidità: era riuscita a lasciarsi andare a piangere davanti ad un estraneo, soprattutto se quello era Federico Tirich!
Come aveva potuto abbassare la guardia in quel modo? Era contro la sua filosofia di vita solitaria e menefreghista.
Però questo dimostrava ancora una volta la sua debolezza interiore, sotto l'armatura.

«Iris! Fermati! Io ti voglio solo aiutare!» tentò di fermarla, ma lei accelerò ancora di più. Stava percorrendo la strada di casa, senza che se ne fosse accorta. Quando arrivò nel suo condominio, decise di fermarsi, anche perché il suo cuore stava iniziando ad andare troppo veloce.
Lo tastò con la mano e quasi le faceva male toccarsi il petto. Bruciava, come se dentro di lei ardesse un fuoco sconosciuto.
Si sedette per terra e in quel momento arrivò anche il ragazzo. Ansimante e leggermente sudato la guardava con occhi imploranti.
«Perché te ne vai via? Perché ti chiudi in te stessa? Perché?! Io ti posso aiutare!» esclamò lui, intervallato da alcuni sospiri per riprendere fiato.

La ragazza era concentrata solo sul tentare di riportare il suo battito ad una frequenza normale, eppure in lontananza sentiva una voce: Iris, io ti amo! diceva. Era quella voce inconfondibile che apparteneva ad una sola persona.
Probabilmente era solo nella sua testa. Stava forse impazzendo?
Iris, io ti amo! ancora la sentiva. Forse era vera, non la stava immaginando.

Il suo cuore si stava lentamente ristabilendo, e anche il suo respiro era tornato normale, ma non aveva sentito nulla di quello che aveva detto Federico. Alla fine non le fregava nemmeno di starlo a sentire, proprio come al solito.
Si alzò e senza dire nulla, fu attirata verso il suono della voce di Michele che la chiamava. Non le importava se l'aveva sognata, voleva solo seguirla e scoprirlo.
«Dove te ne vai ora?» chiese, ma non ottenne risposta. Ancora.
Fece per andare via, ma si ricordò della lettera che le aveva mandato. Era ancora lì che giaceva nella cassetta della posta: ormai era inutile che la leggesse, tanto sapeva già tutto. Anzi, lo aveva sempre saputo.
La prese e la strappò per la rabbia e la tristezza mischiate insieme, poi appena trovò un bottino per strada, gettò lì le sue parole, scritte tanto con cura.

Iris aveva preso le scale ed era arrivata davanti alla porta di Michele. Non sapeva cosa faceva lì, ma almeno era sicura che l'avesse sentita veramente quella voce.
Lo sentì anche urlare al telefono, non sapeva con chi parlasse, ma di sicuro era incazzato.
Poi all'improvviso silenzio. Solo dei singhiozzi soffocati. Michele stava piangendo? Come era possibile?

La porta era socchiusa, così le venne la tentazione di aprirla e andare a consolarlo. La spinse leggermente e lo vide: in un angolo nel salotto che stringeva le ginocchia al petto e la faccia premuta su di esse.
Le faceva stranamente male vederlo in quello stato. Ma non era un dolore fisico, era un dolore psicologico.
O forse non era dolore, ma era quello strano sentimento che si chiamava... a... amore. Non lo provava da anni. E avrebbe preferito continuare a non sentirlo perché faceva veramente male al cuore.

Senza accorgersene, era entrata in casa ed era vicino a lui, in piedi che lo guardava.
Lui non se ne rese conto subito, ma quando la vide, fu sopraffatto da mille emozioni contemporaneamente.
«Iris?» disse, asciugandosi frettolosamente le guance.
«Perché piangi?» chiese lei. Solo in quel momento notò i vetri sparsi sul pavimento.
«Io non...»
«Vieni qui.» disse lei, aprendo le braccia. Lui si alzò titubante e poi si avvicinò a lei e Iris lo strinse a sé.

Avevano entrambi bisogno di un abbraccio e in quel momento c'erano, l'uno per l'altro.

Good morning! How are you? Hahaha spero bene! Cosa vi sembra di questo capitolo? Commentate numerosi e vi aspetto lunedì con un nuovo aggiornamento!
Grazie come sempre per il sostegno, vi voglio tanto bene,
Alice❤

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora