Ansia che viene dal passato

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Passarono i giorni e il momento in cui Federico avrebbe incastrato il vero colpevole dell'omicidio, sembrava essere sempre più lontano. Aveva valutato tantissime possibilità, fatto schemi su schemi delle dinamiche di quella notte e in quasi tutti, risultava che la signora Serena Altieri fosse la maggiore sospettata. Perché? Era l'unica in quella casa in quel momento che potesse maneggiare una pistola, poiché la piccola Iris di dieci anni non ci sarebbe mai riuscita.
E Iris... era quasi impossibile che non avesse sentito nulla. Insomma uno sparo si nota anche a chilometri. Considerato che lei era nella sua cameretta, doveva per forza aver sentito. O magari anche visto qualcosa... chi lo sa?
Ma i sospetti di Federico, riguardo alla moglie di Antonio Maccadino, si infittivano ancora di più quando aggiungeva il dettaglio della busta consegnata a Zena, il che, era abbastanza incriminatorio. Immaginava che dentro ci fossero dei soldi, altrimenti perché avrebbero dovuto essere così discreti e Gennaro non aveva voluto dirgli niente? Questo era sospetto.
In quel caso allora la colpevole sarebbe lei e starebbe pagando quell'uomo, fin dal giorno dell'omicidio, affinché si prendesse la colpa di tutto e stesse in carcere al posto suo. Però perché non avrebbe voluto stare in galera? Non provava vergogna ad essere a piede libero, mentre un innocente pagava la sua pena? Sicuramente sotto, c'era qualcosa di ancora più grande che legava Zena e la Altieri. Ma Federico non sapeva cosa.

Nel frattempo, Serena, in preda all'ansia che veniva dal passato, stava cercando di risalire a quel ragazzo impiccione che era vicino al rovinarla. Sarebbe di sicuro ricorsa alle minacce, non alla violenza, perché non voleva di nuovo macchiarsi le mani di sangue, tanto meno ora che era un prestigioso avvocato.
«Ti ho detto di dirmi esattamente come era fatto!» esclamò Serena, esasperata, mentre parlava al telefono con Zena.
«Te l'ho detto! Aveva i capelli castano scuro e gli occhi verdi, smilzo e non troppo alto... una mezza calzetta.» commentò lui dall'altro capo della cornetta.
«Ma ti ha detto il suo nome? Che età poteva avere?» domandò lei insistente.
«Sui diciassette o diciotto, ma non ha detto come si chiamava. Però lui ci ha visto, mentre mi davi i soldi. Mi ha chiesto anche cosa mi avevi dato, ma non gli ho detto nulla.» disse lui abbassando un po' la voce.
«Okay, fa niente, mi arrangio da sola, grazie.» rispose lei risoluta e la chiamata si chiuse.
Sapeva che il ragazzo aveva più o meno l'età di sua figlia e probabilmente poteva averlo già visto, ma dato che non sapeva il suo nome, sarebbe stato molto più difficile. Aveva già architettato un piano perfetto, con bassa percentuale di fallimento e che non comprendeva spargimenti di sangue, ma solo paura. Voleva solo spaventarlo, in modo da sistemarlo e poi sarebbe andata avanti con la sua vita. Però in quel momento doveva procurarsi il suo nome. Come? Chiedendo a sua figlia direttamente.
«Iris! Vieni un momento che ti devo parlare?» urlò dalla cucina. Sapeva che alla mattina presto sua figlia non aveva voglia di parlare, men che meno con lei, però era necessario farlo, altrimenti non l'avrebbe più rivista fino a sera e lei aveva i minuti contati.
«Sono tardi, devo andare!» disse lei sbrigativa passandole davanti e sparendo dietro la porta, prima che Serena potesse replicare.
Sbuffò per il menefreghismo irrispettoso di sua figlia e decise che avrebbe rimandato il discorso: come previsto!
Iris infatti non aveva proprio tempo per stare dietro a quella donna che credeva di poter ancora essere sua madre dopo quello che aveva fatto, perché sapeva che Michele l'aspettava in portone, vestito casual, ma impeccabilmente, con i capelli leggermente spettinati e un bel sorriso sulle labbra.
«Ciao.» disse lei timidamente, non appena lo vide e lui le posò un bacio leggero e casto sulla bocca, invece di salutarla. Parlandoci chiaro, per lei fu molto meglio che un banale saluto!
«Come va oggi?» chiese il biondo, mentre intanto si avviavano verso scuola, camminando tranquillamente.
«Benissimo, tu?» rispose lei sorridendo.
«Anche io, soprattutto dopo che sei arrivata tu.» aggiunse lui, mentre lei arrossiva inesorabilmente e non poté nemmeno nascondersi al buio, dato che splendeva in cielo un bel sole. Lui se ne accorse e ridacchiò, provocando anche la risata impacciata della ragazza.

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora