Vedo mia madre tutta indaffarata a sistemare i regali che Elliot ha ricevuto e penso al fatto di non averla mai vista tanto presa da qualcosa che non fosse il suo lavoro.
Io ed Elliot siamo cresciuti praticamente soli, mentre l'estate venivamo, puntualmente spediti in California dai nonni Clayton. Solo allora ci sentivamo davvero più simili agli altri nostri coetanei, perché sembravamo una vera famiglia.
Ora che Elliot sta per andarsene dall'altra parte dell'America, sento crescere in me una soffocante irrequietezza che minacciava di sopraffarmi. Sarei riuscita a rimanere a galla anche stavolta?
«Amelia. Allora. Sei stata silenziosa tutta la serata, sempre china a guardare e riguardare quella diavoleria che hai tra le mani» fa, improvvisamente mio nonno Charles, indicando il mio cellulare.
«Nonno, non dire assurdità. È solo che sono un po' in ansia per l'esame di storia di domattina e stiamo facendo parecchio tardi qui» ribatto tornando a fissare il mio cellulare.
«Quindi, vuoi dirmi che, smanettare ininterrottamente su quel coso ti aiuterà a superare l'esame?» borbotta ancora mio nonno.
«Mi pare che anche tu abbia avuto a che fare con quel coso per buona parte della serata. Vorresti quindi dirmi che eri intento a lavorare o stavi, invece, giocando a Candy Crash?» ribatto salace.
Mio nonno mi guarda di traverso come se avessi appena detto un'eresia ma, credo, di averlo invece pungolato nell'orgoglio.
«Oh. Lascialo perdere, tesoro. Lo sai che è un vecchio brontolone e non si fa mai gli affari suoi» interviene mia nonna Amelia.
«Piuttosto. Hai per caso problemi con il fidanzatino?» aggiunge facendomi trasalire.
Oh. Basta. Anche lei ora!!!
Roteo gli occhi all'insù e mi guardo intorno in cerca di qualcosa che mi distragga da tutta quella follia.
Improvvisamente mio padre si avvicina nuovamente a me invitandomi ad alzarmi. Non mi ero accorta che stesse ancora parlando con il suo amico ma, cosa più importante, non mi ero accorta che accanto a Tony ci fossero anche Matt e Clara.
«Avanti Amelia. Voglio presentarti come si deve questo signore» insiste mio padre.
Mi alzo ed avanzo a testa bassa verso di loro.
Sento le guance andare in fiamme. Ecco Amelia Clayton pronta al macello! Povera me, dopo la figuraccia nel bagno, ora, Matt, sarà anche indotto a ricordarsi dell'Amelia bambina. Prego che non veda, quantomeno, la mia reazione tanto imbarazzante nei suoi riguardi. Non posso credere di ritrovarmi costantemente in situazioni del genere che polverizzano quel minimo di autostima ancora aggrappato a me.
«Bene. Lei è Amelia Rose. Ha sedici anni. È un vero topo di biblioteca e credo voglia fare la giornalista o qualcosa del genere» dice mio padre presentandomi nel peggiore dei modi. Oddio, non che esista un modo migliore per presentare qualcuno che si conosce a malapena. Già, perché anche con mio padre i rapporti non sono proprio idilliaci.
Come diavolo fa un padre a non sapere cosa vuole fare la propria figlia e vantarsi di questo davanti ad uno dei suoi più cari amici?
Dico. Non ci fa di sicuro una bella figura.
Tengo gli occhi bassi per non incontrare quelli di Matt che, invece, sento su di me. Magari è solo uno scherzo della mia immaginazione.
"Piantala Amelia. Sei un caso pietoso. La gente non prova interesse per te ma solo indifferenza o al massimo compassione" mi ripeto nella testa.
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[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)
Любовные романы"Io mi chiamo Amelia. Amelia Clayton. Ho sedici anni e sto terminando la terza liceo presso la Roosvelt High School di Seattle. Non c'è molto da dire su di me. Davvero. Lo giuro. Allora mi chiederete perché abbia deciso di cimentarmi nella scrittura...