Parte 78

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«Ti ho spinto io in questo gioco, sapevo che la tua natura sarebbe emersa e sarei stata ben ripagata per la mia audacia. Ora mi pare che i ruoli si siano invertiti a tuo favore, quindi puoi trattarmi come la tua sottomessa ma, non sono la tua schiava, non sono un tuo oggetto. Io appartengo al mio Master o Padrone e non a te al quale sono solo stata gentilmente concessa. Ho dei sentimenti perché amo il mio padrone al di sopra di ogni altra cosa, al punto da permettere ad altri che facciano uso del mio corpo a loro piacimento. Questo non significa essere una prostituta, perché non vengo pagata o mantenuta dal lui, né da nessun altro. Io ho la mia indipendenza, il mio lavoro, la mia casa, la mia vita, al di fuori di tutto questo. Lui però occupa una parte considerevole di questa mia esistenza. È per questo che non puoi conoscere la mia vera identità né io la tua. Sarebbe un rischio troppo grosso. Ti ho detto che puoi punirmi se non seguo le regole ma queste devono essere giuste per entrambi e tu devi conoscerle ancor prima di entrare qui dentro. SSC. Questa sigla ti dice niente?» mi chiede improvvisamente ridestandomi per un istante da quella bolla nella quale mi trovo.

Sbatto le palpebre più volte non sapendo cosa risponderle. Mi pare tutto talmente irreale che per la prima volta non riesco a trovare le parole, o meglio, ne ho tantissime che mi affollano la mente ma sono tutte trattenuto e dai dubbi il cui peso diventa talmente rilevante da mandarmi in stress.

«Non ne ho davvero idea» sputo fuori senza nemmeno rendermene conto.

Sospira frustrata e la vedo rimettersi retta davanti a me, come un'insegnante pronta ad affrontare un nuovo argomento, particolarmente intricato, con la sua massa di alunni indisciplinati. Sa che deve essere breve, trovare le parole più adatte ed attirare l'attenzione per un periodo di tempo relativamente breve prima che i suoi studenti perdano completamente l'interesse.

«Hai, almeno una minima idea di cosa significhi un rapporto BDSM?» credo che il mio sguardo vitreo e fuori dal mondo sia abbastanza eloquente da giustificare il suo roteare gli occhi al cielo in segno di esasperazione davanti alla mia totale ignoranza in materia.

La vergogna mi assale trascinandomi in un abisso di profonda disperazione.

«Io ed il mio Master abbiamo un tacito accordo di D/S ovvero, Dominatore e Sottomessa. Alcuni definiscono i termini di questo accordo, con i relativi limiti assoluti, attraverso una sorta di contratto formale che però non ha alcuna valenza giuridica, ovviamente. Detto questo, il nostro rapporto non si limita esclusivamente al sesso ma, si tratta di tutti gli aspetti della vita sociale e privata. Io mi sono totalmente affidata a lui che si prende cura di me e nel frattempo mi educa a controllare alcuni aspetti del mio carattere dei quali non vado molto fiera. Il nostro non è un semplice gioco di ruoli ma, una vera e propria relazione sentimentale» improvvisamente abbassa lo sguardo come se qualcosa in ciò che sta pensando le provocasse una sorta di malessere interiore.

«Se la vostra è una relazione sentimentale e vi amate, allora perché fare tutto questo, perché ti costringe a fare cose del genere? È una prova d'amore? Chi, amando profondamente, qualcuno, costringerebbe questi a fare ciò che non vuole, a concedersi ad altri partner, a farsi frustare, punire, umiliare e Dio solo sa cos'altro? Se non è un gioco allora non è nemmeno amore» ribatto con veemenza.

«Tu non sai un cazzo di me e Richard e del nostro amore. Non sono una puttana che va con tutti solo perché me lo dice lui. Il nostro non è un rapporto meramente carnale ma, spirituale. Io ho scelto di essere la sua sottomessa, di assecondare il suo volere, di farmi guidare da lui perché lui mi ha dato una scelta, una seconda opzione. Lui si prende cura di me e mi fa sentire completa. Prima di conoscerlo ero una ragazzina imbranata, che aveva, dopo lo studio ed il lavoro, come unico passatempo, solo io proprio violino. Richard, il mio Padrone, mi ha reso una donna, come se mi avesse trasformato da lombrico in farfalla. Sono sbocciata ed è questo che voglio per me. Lui mi aiuta nel prosieguo degli studi e fa in modo che non mi manchi nulla. Se non lo avessi incontrato, probabilmente starei ancora marcendo in quel buco di fogna in cui vivevo perennemente in bolletta. Non è facile mantenersi al Conservatorio per una che fino a qualche mese fa aveva bisogno di quattro lavori per darsi da vivere e pagare le spese. Sono sola da quando avevo sedici anni, non ho nessuno e non voglio nemmeno avere parenti attorno. La vita è solo mia e devo badare solo a me stessa. Richard è l'uomo che ogni ragazza come me vorrebbe incontrare sul proprio cammino. È bello, forte, gentile, premuroso, passionale, generoso. Non mi pento di ciò che ho fatto e faccio con lui. Dovevo scegliere tra una vita di merda e di continui sacrifici ed una dove ho conquistato comunque la mia indipendenza ma ho finalmente qualcuno che decide per me e provvede a me. E non parlo di un mantenimento economico. Lui mi ha regalato dei soldi che uso per completare gli studi ed ho un fondo fiduciario di cui potrò disporre al compimento dei miei ventuno anni. Ho una vita agiata ma continuo a lavorare sodo e cerco di non dipendere oltremodo dalla generosità del mio amante. Lo so che non è una relazione convenzionale ma chi può giudicare cosa sia normale e cosa no? » quelle rivelazioni pesano come macigni sul mio cuore.

«Perdona la mia ottusità ma, davvero non riesco a comprendere come un uomo che dice di amarti e che si prende cura di te, possa al tempo stesso permettere che altri uomini ti tocchino, facendo del tuo corpo ciò che vogliono. Questo mi sembra più un Harem. Dimmi, ci sono altre donne qui, come te intendo?» proferisco in preda ad un'ira inconsistente, che trae il suo vigore dal fatto che si stia facendo largo nella mia mente la consapevolezza di essere semplicemente uno dei tanti e che lei non potrà e non vorrà mai essere totalmente mia. Sarà sempre e solo un prestito.


[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora