Mentre sciorina quella rivelazione con lo stesso piglio di un giornalista che sbatte su di una rivista scandalistica lo scoop su di un personaggio famoso, sento la bile risalirmi su per la gola ed un improvviso bisogno di liberarmi in quel preciso momento si palesa prepotentemente nella mia anima, annientando la mia volontà.
Mi guarda cercando di cogliere un mio segno di cedimento e gongolarsi trionfante anche per quello, per avermi assestato il ferale colpo ed avermi finalmente messa al tappeto.
Ma io non posso. Non devo. Non prima di essermi accertata che tutta la storia sia vera, non prima di averne le prove. Non posso piangere prima di essermi fatta del male raggiungendo quella maledetta villa che ora mi sembra una meta quasi vitale per la mia stabilità psico-fisica.
Le gambe prendono a tremarmi ma le tengo forti e stabili con la forza di volontà e la rabbia che mi da la spinta per avanzare verso la verità, lo spintono facendomi largo e per un secondo mi faccio meraviglia dell'innaturale forza che è sopraggiunta in mio aiuto, tale da permettermi di spostare tutto quel peso considerevole per aprirmi un varco.
Direzione? Ovviamente, quella che avevo già scelto e che ora sembra un obiettivo.
Mi affretto ed i miei passi sull'asfalto ancora rovente del calore accumulato durante tutta la giornata, non sono più scanditi da falcate veloci che mi proiettano verso la casa di Matt ma tonfi che recano tutto il peso del fardello di angoscia ed oscura consapevolezza di ciò che mi attende una volta giunta in quel posto. Non sono più sospinta dall'eccitazione di vedere colui che amo ma dalla furia figlia della gelosia, quale sentimento malsano dettato da un ragionamento contorto che ha poco di razionale. Mi sento come Otello istigato da Igor eppure, in me si accende la lama del dubbio. E tutto questo groviglio di pensieri ed emozioni che mi sospingono a forza di inerzia verso l'abitazione che cela il mistero mi tormenta e mi fa scoppiare le tempie per lo sforzo di comprenderne un perché ancor prima di sentirlo con le orecchie, come se non potessi attendere qualche passo ancora.
Arrivo davanti al dannato cancello, unico montante di ferro battuto che interrompe la imponente muraglia di cemento che s'innalza dall'asfalto fino a quasi cinque metri d'altezza o forse più. Dalla cui cima s'intravedono le cime delle palme che svettano più alte ancora. Suono senza indugiare oltre e prontamente ricevo risposta. Odo una voce di donna, gracchiante nella riproduzione al ricevitore, credo si tratti di Mrs De Luca.
«Chi è?» mi fa.
«Sono Amelia. Amelia Clayton» rispondo cercando affannosamente un minimo di compostezza che mi permetta di avventarmi su chiunque mi capiti a tiro da li in avanti.
«Oh. Sì. Dimmi cara?» chiede tergiversando.
«Avrei bisogno di parlare con Matt urgentemente» tuono.
«Ok. Ti apro immediatamente» e dopo qualche istante, un trillo accompagnato da uno scatto metallico mi fa capire che il portoncino è aperto.
Tiro un respiro profondo e mi avvio verso il grandioso giardino attraverso un sentiero di mattoni bianchi a forma di esagono. Passo davanti alle palme che ho appena intravisto dalla strada e alti pini, scorgo persino un laghetto artificiale con tanto di ponticello in legno ed una piccola cascata tra delle rocce dalle sfumature grigie e marroni. Sembra di essere in un Eden. Al mio passaggio la via viene illuminata da dei faretti a led ben nascosti dietro dei piccoli massi che costeggiano l'intero selciato.
Ormai il sole è tramontato ed il colore del cielo va da un blu intenso, quasi nero ad un violetto fino all'orizzonte creando giochi di ombre ovunque attorno a me e rendendo quel fantastico giardino ancor più magico.
Non ho cuore di contemplarne a fondo la bellezza che, in altro momento ed in altra situazione, avrei saputo apprezzare al meglio, ora, invece, mi sembra tutto così privo di valore, così inutile mentre carico verso l'enorme porticato che percorre l'intero perimetro della mastodontica villa in stile rustico, con il tetto spiovente fatto di tegole in cotto.
L'abitazione è composta da due piani visibili ed uno che compare dietro il comignolo e che pare una sorta di depandance isolata, oltre quella che scorgo alla mia sinistra verso la piscina.
Arrivata ai gradini in gres che danno nel porticato scorgo una figura slanciata di donna. Non dimostra più di trent'anni, è molto bella, ha capelli castani che le coprono le spalle, il viso è opalino illuminato appena dai lampadari in ferro battuto che calano dal soffitto tra le colonne che sorreggono la tettoia sull'immensa balconata. Indossa un prendisole dalle tinte esotiche e che lascia intravedere un bikini giallo fluorescente, è scalza e senza trucco ma comunque bellissima. In lei scorgo i medesimi lineamenti di Matt soprattutto quelli che a tratti gli conferiscono quell'aria di fanciullo.
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[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)
Romance"Io mi chiamo Amelia. Amelia Clayton. Ho sedici anni e sto terminando la terza liceo presso la Roosvelt High School di Seattle. Non c'è molto da dire su di me. Davvero. Lo giuro. Allora mi chiederete perché abbia deciso di cimentarmi nella scrittura...