Mio padre ed il signor De Luca si conoscono fin dai tempi della scuola e sono rimasti ottimi amici anche dopo che le loro strade si sono inevitabilmente separate. Tony si è trasferito in città da poco più di un anno, dopo aver acquistato e ristrutturato il vecchio River sul Sunset.
I miei erano presenti anche all'innaugurazione ma, effettivamente, questa è la prima volta che metto piede in questo posto ed è la prima volta che vedo Tony. Non ricordo praticamente nulla del suo matrimonio dove pure eravamo presenti, poichè ero troppo piccola. I miei ricordi sono sfocati, data l'età, probabilmente. Ho però la sensazione che avessero già un figlio a quel tempo, forse della mia età più o meno, ma non ne sono proprio sicura.
Improvvisamente i miei occhi s'inchiodano nuovamente in direzione dell'area giochi e lo vedo. Matt.
È chino su di un tavolino che sembra uscito dalla casa dei sette nani, completamente raggomitolato su stesso per via della sua altezza, sproporzionata in confronto a quel mobilio, compreso lo sgabello sul quale è seduto. Se ne sta li, assorto in qualcosa, in un primo momento penso che stia guardando il suo cellulare ma, non appena mi sposto cambiando l'angolazione del mio campo visivo, vedo meglio ciò in cui è intento. Sprofondo sulla mia sedia e mi sposto freneticamente ad ogni movimento di mio padre e Mr De Luca che mi sono proprio davanti, in modo da non perdere il contatto visivo con quel dio.
Tiene tra le mani un'enorme tavoletta di legno e con un piccolo gessetto di legno, anch'esso, disegna qualcosa sopra. Accanto a lui vedo nuovamente la bimbetta, sua sorella, da quanto ho capito.
Aspetta. L'ho sentito chiamarla Clara e dire che c'era la sua festa al piano superiore, mentre Tony ha detto a mio padre che anche sua figlia si chiama Clara e che oggi festeggia il suo decimo compleanno.
Trasalisco quando prendo atto di quella che è la realtà dei fatti.
Clara, nel frattempo, sembra essere impegnata in una danza solitaria mentre fa volteggiare per aria una finta bacchetta magica tutta luminosa.
Resto impietrita a fissare ancora la scena, finché, improvvisamente, lo vedo alzare lo sguardo per vedere la sorellina e poi si volta, per un solo istante, nella mia direzione, facendomi mancare un battito al cuore.
Avvampo ed afferro subito il cellulare cercando di distogliere il più velocemente possibile lo sguardo da lui.
Dopo qualche istante, inizio lentamente, a sollevare, dapprima gli occhi e poi il capo e lo colgo ancora intento a far scorre il bastoncino che ha tra le dita su quella tavoletta di legno. Oh. Mio. Dio. E se fosse il figlio di Tony. Il moccioso insopportabile che ho conosciuto al matrimonio? Se è così, quasi sicuramente, sarà ancora più stronzo, consapevole della sua sfacciata bellezza. Speriamo non si ricordi di me. Magari neanche sta guardando me. Figuriamoci...
Ad un tratto Clara gli si avvicina, sfilandogli, con prepotenza, la tavoletta da sotto le mani.
«Ora tocca a me. Hai giocato fin troppo ed oggi è il mio compleanno» afferma mentre porta via quello che capisco essere un gioco.
Matt resta a fissarla basito, per qualche istante, poi lo vedo nuovamente voltarsi verso la mia direzione con aria crucciata. Mi lancia uno sguardo torvo e poi si sfila dalla tasca il cellulare, iniziando a giocarci.
Resto impietrita, sembra quasi che lo abbia in qualche modo infastidito. Forse sono stata troppo invadente. O forse già mi odia per quel mio modo di indugiare su di lui come se fossi una pervertita.
Torno su Facebook e leggo i commenti di alcuni dei miei compagni di classe.
Oddio. Quella stronza di Megan me li ha davvero messi tutti contro. Inorridisco di fronte a quella palese dichiarazione di guerra e la cosa mi fa salire un nodo alla gola.
Con quale faccia mi presenterò a scuola da domani? Tutti mi scanseranno come se avessi la peste, senza sapere come sono andate realmente le cose, ma basandosi, esclusivamente, sulle direttive imposte da Megan.
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[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)
Romansa"Io mi chiamo Amelia. Amelia Clayton. Ho sedici anni e sto terminando la terza liceo presso la Roosvelt High School di Seattle. Non c'è molto da dire su di me. Davvero. Lo giuro. Allora mi chiederete perché abbia deciso di cimentarmi nella scrittura...