Parte 21

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Amelia.

«Ma, per caso, ti ha dato di volta il cervello?» mi sgrida Elliot.

«Gesù. L'ho sentita chiamare qualcuno affinchè ti drogasse o qualcosa del genere in modo da farti perdere sia la partita che la credibilità anche per il college. Quella è un serpe velenosa e non potevo permetterglielo» ribatto con le braccia incrociate al petto.

«Ti rendi conto che ti hanno sospesa per una settimana? Megan è la figlia del sindaco, che è oltretutto socio d'affari di nostro padre, credi che crederanno a te od a lei? Nonostante portiamo il nome Clayton questo non ci salverà in tutte le occasioni. Hai delle prove?» chiede Elliot ed io mi sento frustrata perché ha ragione.

«No» rispondo ed avverto tutta la mia impudenza svilirsi fino ad abbandonarmi del tutto.

«Maledizione Amy! Senti. Mamma e papà sono furiosi con te ma posso sistemare io con loro. Tu però devi farmi la cortesia di girare a largo da quella stronza» ingiunge.

«Ma Elliot. Cosa credi che stia tentando di fare?» ribatto esasperata.

«Non lo so ma ti hanno vista gironzolare ancora intorno a James e non è un bene per te» mi rimprovera.

Mio Dio. Non ci posso credere. Io non giro intorno a nessuno. Non dopo quello che mi ha fatto quel maiale. No. Non è giusto. Non me lo merito.

Scoppio a piangere e mi chiudo in camera mia. Sento la voce di Elliot che mi chiama ma mi sento tradita anche da lui. Come può mio fratello dirmi certe cose come se non mi conoscesse. Davvero pensa che vorrei avere ancora a che fare con uno come James dopo che mi ha svergognata davanti a tutta la scuola?

Arrivata in camera mia, chiudo la porta a chiave e scivolo con la spalla lungo la parete fredda fino ad arrivare a terra. Mi tiro le gambe al petto ed inizio a piangere sempre più forte.

Tra le lacrime scorgo, improvvisamente, una barretta di cioccolato al latte poggiata sulla poltrona accanto al letto. Come accidenti ci è finita quella cosa li? Mi domando.
Sono davvero a pezzi, lo stomaco brontola. Mi alzo barcollando e mi avvicino a quella barretta come se fosse un'ancora di salvezza, l'afferro e la rigiro tra le mani indugiando qualche istante.
Strappo la confezione con la foga di chi è affamato da molto tempo e subito l'odore del cioccolato misto al caramello mi arriva dritto alle narici.
Senza contegno ficco la barretta per metà in bocca ed inizio a masticare quello snack in maniera frenetica, impaziente di farlo arrivare quanto prima a placare il dolore che proviene dallo stomaco.

Il bolo appiccicoso, che subito sostituisce quella che era la forma originale della barretta, quasi mi soffoca ed, a fatica, lo spingo giù per la gola facendo grossi respiri.
Addento un altro pezzo di snack e mentre, stavolta, perdo qualche istante a gustarne il sapore prima di ingurgitare, il mio sguardo ricade sullo specchio di fronte a me.

Eccoti Amelia. Povera piccola sciocca.

La t-shirt più larga di almeno due taglie, i jeans tenuti fermi in vita da una cinta ben stretta. Un fisico terribile che farebbe schifo a chiunque, persino a Matt, se mi conoscesse meglio. Vorrei solo scomparire tra questi stessi pezzi di stoffa, smettere di esistere per sempre e cancellare a tutti la memoria della mia presenza nelle loro vite. La carnagione pallida che, sotto la luce fioca della lampada, mi conferisce un'aria spettrale, gli occhi divenuti troppo grandi sul viso tanto scarno, mi fanno sembrare il fantasma di me stessa.

Guardo l'ultimo pezzo di barretta che ho tra le mani e, con orrore, lo getto in terra come se scottasse.

Eccolo. Arriva.

È sempre sopito dentro di me, pronto ad attaccare nel momento in cui sono più vulnerabile. Il mio demone che come un tarlo mi consuma e mi rende sua schiava.

Barcollando, quasi come se fossi sotto un'ipnosi, mi dirigo verso il mio bagno.

Dentro di me, come sempre, la piccola e fragile Amelia, combatte affinché io non dia ascolto al mio animo nero, ma è troppo debole per vincere.

Così eccomi qui, abbracciata al mio water che sembra raccogliere tutto lo sporco che ho dentro.

Le dita fanno il loro dovere, come sempre, e, non appena si poggiano sulla radice della lingua, il primo conato arriva quasi simultaneo e poi svuoto tutta me stessa e le mie angosce in quella tazza.

Mi asciugo la bocca e mi rimetto in piedi cercando di trovare una qualche stabilità.

Le gambe mi tremano ancora ed aggrappandomi alla parete raggiungo il mio letto e mi ci sdraio sopra a pancia in giù, scivolando nel sonno.

[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora