Dopo essermi rialzata, ricordo, che fissai per qualche istante quello che mi era uscito dallo stomaco poco prima. In quel momento non sapevo se fossi più interdetta per ciò che mi era appena successo o per come avessi reagito. Continuai a piangere finché non ne ebbi più nemmeno la forza. Iniziavo ad avvertire una strana pesantezza alle gambe che presero a cedermi mentre un gran mal di testa mi torturava le tempie facendomele pulsare sempre più forte.
Spalancai nuovamente la porta del box e, barcollando, mi trascinai fino al lavandino. Aprii il rubinetto e feci scorrere un po' d'acqua fredda sui miei polsi, ma il beneficio che anelavo non arrivò. Avevo anche lo stomaco sottosopra ed il cuore mi martellava nel petto come se volesse sfondarmi la gabbia toracica. Ringraziai Dio più volte che nessuno fosse entrato in bagno, poiché l'imbarazzo sarebbe stato troppo da sopportare.
Improvvisamente, mi resi conto, che, probabilmente, già tutta la scuola stava ridendo alle mie spalle e che quelle voci sarebbero giunte anche alle orecchie di mio fratello.
Allora mi feci forza, riempii i polmoni d'aria ed uscii da quel posto che ormai mi stava opprimendo.
La musica, seppur lontana da me, mi assordava e ben presto mi risultò davvero faticoso anche riuscire a mettere un piede davanti all'altro.
Nella testa si ripetevano all'infinito le parole di quelle ragazze procurandomi nuovamente la nausea.
Vagavo tenendomi ben salda al muro del corridoio che, mi sembrava così lungo rispetto al solito, mentre il pavimento mi ondeggiava davanti agli occhi.
Ero davvero una verginella indegna di stare con il ragazzo più bello della scuola? Continuavo a ripetermi quella domanda e mille altre ancora mentre mi trascinavo via da li.
Perché Megan voleva farmi questo? Costrette ad essere amiche perché i nostri genitori erano legati da un costoso rapporto di lavoro e perché, ancora una volta, la mia famiglia aveva preso in mano le redini della mia vita imponendomi anche chi frequentare?
Megan era una strega e ne ero cosciente. Sapevo che quell'amicizia non avrebbe mai rispettato i canoni dettati da un rapporto del genere. Ma avevo lasciato che qualcun'altro decidesse per me. Lei e James si erano lasciati una vita fa perché lui aveva scoperto il suo tradimento con l'allora quarterback della squadra, un certo Drew Alcott. Megan aveva cercato invano di farsi perdonare, costringendo finanche la sottoscritta, a fare da ruffiana ma, alla fine, James aveva voluto iniziare a frequentarmi, dapprima come amici e poi mi aveva confidato quanto, in realtà, si sentisse attratto da me.
Ne ero lusingata ma non volevo fare un torto a Megan. Che sciocca. Così avevo chiesto a James di mantenere il segreto sulla nostra relazione, almeno finché le acque non si fossero calmate. Allorquando Megan mi aveva confidato di aver iniziato ad uscire con Liam, il migliore amico di mio fratello Elliot, finalmente, in pace con me stessa, le avevo accennato della mia storia con James, quasi a volerle chiedere una sorta di benedizione, sopraggiunta, a dire il vero, inaspettatamente e fin troppo facilmente.
Allora perché tutta questa guerra nei miei confronti? Perché voleva farmi del male solo perché mi ero presentata al ballo con James?
Improvvisamente, in uno sprazzo di lucidità, pensai che solo Elliot poteva portarmi via da quel posto, visto che non avevo una macchina.
Dovevo raggiungerlo e farmi aiutare. Avrei pensato dopo alle conseguenze di tutto quel vespaio che mi girava attorno.
Mi arrestai di colpo perché mi sentivo davvero male. Ma che mi stava succedendo? Pensai. Non avevo bevuto niente a parte un succo di frutta alla mela verde.
Non riuscivo più nemmeno ad arrancare per il corridoio quando, ad un tratto due mani mi cinsero i fianchi facendomi trasalire.
«Eccoti finalmente! Iniziavo a preoccuparmi» disse la voce di James alle mie spalle.
Mi voltai perdendomi nei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Come poteva un ragazzo con un volto tanto angelico essere anche un gran bastardo. Cercai di staccarmi da lui ma non ero più padrona del mio corpo.
«Lasciami stare. So tutto. So che hai accettato la scommessa di Megan e che vuoi portarmi a letto per poi sbandierarlo ai quattro venti» gli ringhiai contro dimenandomi tra le sue braccia che mi tenevano, ormai, avvinghiata a lui.
Lo vidi sgranare gli occhi sconcertato dalle mie parole.
«Ma di cosa stai parlando?» mi disse fissandomi crucciato.
«Sei solo un bastardo e non mi avrai mai in quel modo» dissi iniziando a colpirlo, con quel minimo di forza che mi era rimasta, ma non lo gli feci nemmeno il solletico.
Ero avvilita e spaesata.
«Smettila subito Amelia. Non ho intenzione di fare sesso con te, a meno che non sia anche tu a volerlo. Ora ti riporto immediatamente a casa perché temo che tu non stia bene. Cosa hai bevuto?» disse furioso cingendomi i polsi con le mani.
«Cosa intendi?» chiesi sbigottita.
«É evidente che non stai bene. Hai le pupille dilatate, sei paonazza e molto calda. Non mi piace davvero. Cosa hai bevuto stasera? Avanti dimmelo» insistette sempre più arrabbiato ma non credo lo fosse con me.
«Un succo di frutta alla mela. L'ho preso all'angolo bar» dissi con un filo di voce.
«Chi te lo ha dato?» chiese ancora.
«Credo fosse Philip Emerson» risposi ma iniziavo davvero ad avere paura mentre la mia mente scivolava nell'oblio.
«Merda! Ti hanno drogata sicuramente. Forza vieni con me devi tornare subito a casa» disse ed improvvisamente colsi nella sua voce una vena d'apprensione nei miei confronti.
Ma era evidentemente troppo tardi perché iniziai a sentire un forte calore propagarsi dalle mie gambe fino alla testa, avvampando ogni fibra del mio corpo.
Una parte di me combatteva per cacciare quelle sensazioni che non comprendevo, mentre io perdevo completamente contezza di me.
Il suo sguardo, quegli occhi azzurri come l'acqua del mare, il suo profumo, il calore delle sue mani sulla pelle nuda delle mie braccia, era un mix micidiale per me. Ogni sensazione era amplificata al massimo. Tutti i miei sensi erano portati all'estremo.
Non avevo idea di cosa si provasse ad avere un orgasmo ma qualcosa di sconvolgente stava accadendo dentro di me, alla velocità della luce. Mi sentii improvvisamente bagnata nelle mie parti intime mentre un desiderio incontenibile mi ottenebrava completamente la mente inibendo la mia capacità di giudizio.
«Amelia!Amelia! Ti prego, resisti, tesoro. Hai bisogno di acqua fredda. Vieni ti riporto in bagno» mi afferrò per un braccio e mi trascinò nuovamente nel bagno delle ragazze.
Ero una bambola nelle sue mani.
Lo vidi cacciarmi entrambi i polsi sotto l'acqua fredda, poi prese un fazzoletto dalla tasca della sua giacca e lo bagnò per poi mettermelo sulla fronte.
Non sentivo assolutamente alcun refrigerio ma bramavo solo il suo corpo che in quel momento era attaccato al mio.
Volevo solo abbandonarmi a lui.
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[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)
Storie d'amore"Io mi chiamo Amelia. Amelia Clayton. Ho sedici anni e sto terminando la terza liceo presso la Roosvelt High School di Seattle. Non c'è molto da dire su di me. Davvero. Lo giuro. Allora mi chiederete perché abbia deciso di cimentarmi nella scrittura...