«Mi dispiace per quello che è successo. Suppongo che quello fosse il famoso Mattew?»dice facendomi una smorfia che mi fa ridere.
«Già. "Mattew lo stronzo"!» ribatto.
«Non credi di essere stata troppo dura con lui? In fin dei conti, pare che siate stati raggirati entrambi, anche se a fin di bene» dice Paul mentre si accomoda su una panchina.
«Sapevo che mia madre e mia nonna mi stavano nascondendo qualcosa ma non immaginavo fossero arrivate a tanto. E so anche chi c'è dietro tutto questo» spiego.
«Chi?» chiede Pual.
«Elliot! Mio fratello. Non ha mai potuto vedere Matt perché la sua fidanzata Giorgia lo aveva tradito con lui. Lo avrebbe ucciso il giorno che sono dovuta venire in ospedale. Non sopportava l'idea che Matt fosse il mio fidanzato. Ma questo non giustifica nessuno, men che meno Matt, stesso. Ha creduto che io non volessi più vederlo. Come ha potuto pensare che avessi un altro con tutto quello che stavo passando? È un immaturo ed un violento» ribatto fissando per terra.
«In questa storia hanno sbagliato tutti, mi pare di capire. La tua famiglia ha pensato che, in un momento tanto delicato come quello che stavi vivendo, potesse essere meglio per te stare lontana da un tipo che ritenevano inidoneo e che in qualche modo avrebbe potuto farti soffrire. Io non conosco Matt ma, mi sembra un ragazzo con seri problemi di autocontrollo. Lo so che hanno fatto la scelta meno saggia ma dovresti cercare di comprenderli, anche perché, temo, non si sbagliassero poi così tanto» dice ironico.
«Riguardo Matt, invece, credo non sia abbastanza maturo, come è difficile esserlo già a questa vostra età. Pensa non lo sono ancora io» e scoppia a ridere contagiandomi questa volta.
«Comunque, credo ti farebbe bene, confrontarti, serenamente, in un contesto più tranquillo ed intimo, con lui. Ti aiuterebbe a comprendere la natura dei tuoi sentimenti per lui e magari...chissà...» dice, strizzandomi un occhio in segno d'intesa.
«Non lo so. Ora sono troppo arrabbiata con tutti. Ancora una volta mi sento manipolata e raggirata, come se non fossi in grado di prendere da me le decisioni» sbuffo seccata.
«Prenditi il tempo che ti serve. La vita è la tua. Devi imparare a camminarci bene da sola per far comprendere agli altri che sei cresciuta e sei abbastanza forte» conclude.
Mi volto a guardarlo e mi perdo nuovamente nel suo sguardo che mi da sicurezza e forza.
«Vale come seduta questa?» chiedo mordendomi il labbro.
Sorride scuotendo la testa e mi sorprendo a fissarlo con aria trasognata.
«Amelia io...» dice guardandomi.
In un attimo le sue labbra calde ed umide incontrano le mie mentre le sue dita affondano nei miei capelli reggendomi la nuca. Io mi abbandono a quel bacio tanto vitale per me in quel momento e, quasi senza volerlo, il mio corpo reagisce d'impulso facendomi intrecciare le braccia intorno al suo collo e spingendomi contro il suo corpo.
Vorrei salirgli sulle gambe in modo da avere un contatto migliore con lui ma, ad un tratto, mi respinge.
«Scusa Amelia. Non posso farti questo» sembra triste.
«Sei fidanzato? Sposato o cosa?» chiedo sbigottita.
«Vorrei poterti rispondere di si ad una di queste opzioni, vorrei poterti dire, addirittura che sono gay piuttosto che dirti ciò che provo realmente per te, perché so che è tutto dannatamente sbagliato» scuote la testa disperato, non riesce più nemmeno a sostenere il mio sguardo.
«Paul»
«Amelia. Non riesco più ad essere un buon medico con te e non voglio lasciarti andare. Sono un egoista perché a te tengo troppo, vorrei che stessi davvero bene e credo, che per far questo, io debba lasciarti andare. Ho già parlato con una mia carissima amica. Sarà felice di incontrarti la prossima settimana. Ti farò avere tramite mail il suo indirizzo e numero di telefono».
Quelle parole mi spezzano il cuore.
«Non voglio che anche tu mi lasci. Siete tutti uguali. Credete di agire solo per il mio bene ma non sapete un accidenti di cosa sia realmente giusto per me. Vi odio tutti» urlo alzandomi e correndo via di li.
Corro senza una meta finché non arrivo davanti alla toilette e mi arresto di colpo.
Fisso per qualche istante l'indicazione e poi sospiro rassegnata.
Entro assicurandomi che non ci sia nessun altro nel bagno insieme a me, poi entro in uno dei box e mi chiudo la porta alle spalle. Fisso il gabinetto per qualche istante e poi mi tiro indietro i capelli stringendoli nella mano in una coda di cavallo. Le lacrime iniziano a sgorgarmi dagli occhi ma ormai sono sola.
Mi tremano le mani, ho paura, ho freddo.
Apro lentamente la bocca e seguo il movimento delle mie dita che appaiono oltre la punta del naso.
Perché? Perché non posso essere felice anche io.
STAI LEGGENDO
[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)
Roman d'amour"Io mi chiamo Amelia. Amelia Clayton. Ho sedici anni e sto terminando la terza liceo presso la Roosvelt High School di Seattle. Non c'è molto da dire su di me. Davvero. Lo giuro. Allora mi chiederete perché abbia deciso di cimentarmi nella scrittura...