Parte 97

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Matt.

«Fermati immediatamente!» le intimo prima che possa andare oltre. Devo racimolare tutta la mia forza di volontà per non lasciare che continui ciò che ha iniziato. Non posso negare a me stesso le emozioni che mi provoca questa donna.

Da quella prima volta in cui l'ho vista ho sentito che io e lei eravamo legati da qualcosa di misterioso ed irrinunciabile. Per me è stata vitale ed è solo grazie a lei se sono riuscito a non annaspare nella mia disperazione. Mi ha insegnato ad assecondare le necessità del mio corpo in modi che non pensavo potessero esistere. Ha confortato il mio animo irrequieto. Mi ha procurato piacere e mi ha fatto sentire "amato" come non mi sentivo da molto tempo. Ho potuto vivere con lei un esistenza parallela in cui il dolore non era contemplato come sensazione che tormenta e logora la carne e lo spirito ma, come via alternativa all'estasi dei sensi.

Ora che è arrivato il mio turno di liberarla mi tiro indietro, non tendendole quella mano che tanto disperatamente cerca.

Amava o, almeno credeva di amare Richard Krauss, il suo Master, finché non ha scoperto che l'aveva praticamente venduta ad un altro animale che ne voleva fare una vera e propria schiava sessuale da sottoporre ad ogni genere di tortura disumana.

Veronique mi ha chiesto aiuto per scappare ed ora mi ritrovo in questa situazione assurda che non mi da pace.

Si avventa sul mio sesso con avidità come se volesse divorarmi completamente ed io, perso, ormai, nelle ondate di piacere che mi trascinano alla deriva, mi abbandono completamente assecondando i suoi movimenti che si fanno sempre più intensi.

Esplodo e sento le gambe venirmi meno così cado in ginocchio davanti a lei che mi guarda con aria compiaciuta mentre si lecca via dalle labbra gonfie e rosse, residui dei miei umori.

Sento il mio cuore che lentamente riprende a battere regolarmente ed il respiro diventa leggero. Riapro gli occhi e la vedo davanti a me che mi fissa come se improvvisamente si trovasse davanti un Idra mitologica.

«Non vuoi essere più il mio Padrone» afferma e quelle parole mi lacerano da dentro.

«Perchè dici così?» le domando allarmato.

«L'ho capito. Sono una donna» ribatte sarcastica rialzandosi.

«Mi dispiace. Non ci sto molto con la testa ultimamente» mi affretto a dire per cercare di cancellare ogni dubbio si sia improvvisamente palesato in lei.

Scuote la testa affranta e si allontana da me.

«Spero siano vicini ad arrestare quel farabutto di Richard. Sono davvero stanca di vivere in quel posto come una reclusa. Mi manca la mia vita, per colpa di questa storia perderò un anno del conservatorio e non potrò prendere il diploma. Credi che estingueranno anche il mio fondo, intendo, quando prenderanno Richard? Ho bisogno di quei soldi per continuare gli studi» proferisce mentre continua ad avanzare avanti ed indietro per la stanza.

«Veronique» la chiamo cercando di attirare la sua attenzione.

Si volta, finalmente, mentre si stringe le braccia intorno all'esile corpo. Mi guarda con aria malinconica, quasi angosciata. Tutta questa situazione è divenuta pesante anche e soprattutto per lei che ne è la vittima.

Sui suoi occhi sembra essere, improvvisamente, calato un velo di rassegnazione. Cerca di sopravvivere, guarda al suo futuro e sembra spaventarla più di ciò che ha passato.

«C'è una cosa che non ti ho mai detto» esordisce tagliando il silenzio appena calato tra noi. Un silenzio fatto di pensieri e dubbi che si affollano nelle menti logonrandoci nel profondo.

Mi avvicino guardandola perplesso. La luce della luna che filtra dapprima attraverso le fronde degli alberi e poi dai vetri della finestra, le conferiscono un'aria spettrale, associata al pallore della sua pelle.

«Di che si tratta?» la esorto a continuare.

Abbassa lo sguardo, stringendosi ancora di più in quella morsa che sono divenute le sue stesse braccia.

«Prima che ci conoscessimo, non sono stata bene» proferisce roteando gli occhi.

«Che intendi?».

«La vita che conducevo...amavo Richard, in fin dei conti mi aveva salvata dalla merda, mi aveva dato quella nuova possibilità ed io gliene ero grata. Lo adoravo, avrei baciato ogni suo passo, se me lo avesse chiesto. Ho fatto cose che non avrei mai immaginato di fare e non mi è pesato minimamente...mai. Era venuta fuori una mia natura che, se dapprima mi aveva shoccata, poi mi aveva fatta sentire libera. La sottomissione nei confronti del mio Master mi sembrava il naturale epilogo di quello che era il nostro rapporto. Diceva di amarmi talmente intensamente che egli stesso si sentiva spogliato di qualsiasi difesa. Mi diceva anche che non ero come le altre sottomesse ma che io rappresentavo il suo nervo scoperto. Ovunque avrebbero potuto colpirlo ma se fosse successo qualcosa di male a me lui sarebbe potuto impazzire dal dolore. So che è assurdo pensare a lui ancora con malinconia, come se mi mancasse, e probabilmente, una parte di me, quella più masochistica, lo rivorrebbe accanto, nonostante, abbia completamente tradito la mia fiducia ma, sono giorni che ci penso ed avverto in me un'angoscia che mi schiaccia, mi opprime come se stessi facendo la cosa sbagliata, intendo per me stessa» mi confida guardandomi dritto negli occhi come se con quello sguardo cercasse di farmi comprendere il turbamento della sua anima.

«Mi stai dicendo che non vuoi più andare avanti?» le domando.

«No. No. Ti sto solo cercando di far capire come mi sento. Stando sola tutto il giorno ho avuto tempo di meditare su ciò che è stato, su quello che mi ha portato fin qui e su quelli che potranno essere i risvolti di tutta questa faccenda sulla mia vita» spiega cercando quasi di giustificarsi.


[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora