Parte 77

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Matt. Un anno prima.

Il cuore sembra scoppiarmi nel petto mentre l'estasi del momento diventa catartica. Ogni fibra del mio essere sembra esplodere rendendomi altamente percettivo. Riesco a vedere più nitidi i colori di cui è intrisa la stanza, i profumi, l'odore del sesso che si consuma dentro di noi ed attorno a noi, i rumori che sembrano stordirmi, riesco ad avvertire fin le più piccole vibrazioni del pavimento.

Ogni cellula del mio corpo sembra essersi ridestata palesandomi con potenza la propria presenza.

Mi disintegro ad ogni affondo, come minuscoli pixel brillanti mi dissolvo sullo schermo.

Urla il nome di colui che non sono, la mia identità per stanotte, l'uomo forte ed evanescente allo stesso tempo e non il ragazzo la cui anima si nutre, ogni giorno del rancore verso la vita ed i propri genitori, non quell'anima tormentata che indossa una maschera per non mostrare al mondo la propria debolezza. Stasera indosso la maschera di colui che vorrei essere, l'uomo che ho idealizzato nella mia fantasia, colui che mi libera dai pensieri malevoli e mi porta all'estasi di una vita carnale ed appagante.

Esplodo con lei, attorno a lei ed ogni cellula si dissolve nell'aria. I quadri sulle pareti sembrano formare un'unica macchia di colore.

Mi stacco da lei e mi accascio sul letto trascinandola ancora una volta per i fianchi, in modo che il suo corpo, ancora tremante per gli spasmi dell'amplesso, aderisca nuovamente al mio.

«Ti prego, padrone, liberami» la sua voce come un sibilo rompe il silenzio fatto solo dei nostri respiri che lentamente tornano regolari.

Giaccio ancora sconquassato dall'orgasmo epico ma, all'udire quella preghiera, alzo leggermente la testa e la vedo che ora è seduta ai piedi del letto e mi mostra i polsi ancora legati dalla cintura. Subito mi ridesto del tutto e mi precipito a liberarla. Veronique mi sorride e subito abbassa lo sguardo sui suoi polsi che con vigore si massaggia.

«Grazie Signore. Ti è piaciuto?» chiede con voce ancora dimessa.

Il suo tono sembra così carico di aspettative come se dalla mia risposta dipendesse la sua stessa ragion d'essere.

«Perché continui a chiamarmi così?» le chiedo aggirando involontariamente la sua domanda così vitale. Subito vedo nel suo sguardo una punta di delusione per quell'improvvisa virata ma, si accinge comunque a soddisfare la mia curiosità.

«Perché lo sei!» si limita a rispondere e poi china nuovamente gli occhi sulle sue mani che continua a torturare nervosamente.

Le afferro il mento costringendola a guardarmi negli occhi ma lei continua a distogliere lo sguardo da me.

Improvvisamente mi rendo conto che non v'è più traccia della donna tanto sicura di sé che mi ha accolto in questo talamo del piacere, solo un'ora fa.

Sembra più una bambina smarrita ma, allo stesso tempo, in trepidante attesa di qualcosa che solo io posso darle.

Sorride nervosamente ma continuando a tenere la testa china.

«Rispondi o ti punirò» tuono e quelle parole, uscite con tanta veemenza dalla mia bocca, senza essere ragionate nemmeno un secondo, mi fanno rabbrividire per la consapevolezza che non sono più io a comandare alcuna parte del mio corpo.

Ma quell'intimidazione sortisce l'effetto voluto perché ho nuovamente l'attenzione di Veronique che vedo mettersi eretta sulla schiena flessuosa, i seni in avanti che spingono contro il bustino e le gambe incrociate che lasciano intravedere il minuscolo vello tra di esse.

[IN REVISIONE] A midsummer night's dream (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora