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Naja

Il peschereccio prende il largo. Il frastuono del molo cede il passo alla voce del mare e l'intenso profumo di salsedine sostituisce il puzzo della banchina. È così che abbandono la mia terra.

Le vecchie lanterne agganciate all'albero maestro rendono lievemente visibile la distesa d'acqua su cui ci avventuriamo; è la prima volta che vedo il mare ma su di lui ho sentito centinaia di racconti; era ammaliante ascoltare i viaggiatori che gli attribuivano la capacità di guarire ogni tormento. Per me non è così. Questo mare mi inquieta e mi provoca un forte senso di smarrimento. Viaggiamo in troppi su questa imbarcazione precaria e in condizioni disumane, costretti a stare in piedi l'uno addosso all'altro e a sopportare i lamenti dei migranti mischiati ai pianti dei bambini che fanno da colonna sonora a questo quadro avvilente.

"Forza Naja, tra un po' sarà tutto finito," mi sussurra Rashid che sembra intuire il mio sconforto.

"Rashid, parlami di lei, della tua promessa sposa," gli chiedo di getto nella speranza di distrarmi da ciò che sto vivendo.

"C'è ben poco da dire," mormora, "è un matrimonio combinato. Ho dato la mia
parola e ho fatto anche altri accordi, ma poi ho conosciuto te e mi sono..."

Lo interrompo. È inutile parlare di noi se è promesso a un'altra donna. Le sue parole mi irritano e sembrano irritare anche il mare che si increspa in maniera crescente; le correnti diventano sempre più violente e l'imbarcazione viene sballottata della potenza delle onde. Le lanterne si spengono e restiamo al buio a subire la furia del mare. Il panico si diffonde tra i migranti. Le loro urla e i vestiti bagnati mi fanno tremare. Non riesco a calmarmi.

"Rashid," urlo con disperazione.

"Sono accanto a te, tranquilla. Ce la faremo," mi risponde con una calma irreale e mi abbraccia teneramente.

Intanto, le onde continuano a mettere a dura prova la resistenza del peschereccio e i lamenti dei migranti, misti a preghiere, accompagnano le ore di sconforto. Rashid continua a tenermi stretta, mi dice che ce la faremo. Il suo viso e a un soffio dal mio. Il buio non mi permette di vederlo in viso ma avverto il suo desiderio di baciarmi. So che non è giusto... ma ho bisogno di estraniarmi dalla dura realtà in cui mi trovo e lo lascio fare. Accolgo le sue labbra nella disperazione del momento e restiamo abbracciati fino alle prime luci dell'alba; con il sorgere del sole il vento aumenta di intensità e il mare assume una tonalità molto scura. L'atmosfera peggiora in pochi attimi e un'onda dalle dimensioni spaventose travolge il peschereccio, ribaltandolo. Urlo il nome di Rashid prima di iniziare a sprofondare tra le acque, ma non ho la forza di frenare la discesa negli abissi. Inizio a inghiottire acqua e sono ormai rassegnata al peggio, quando qualcuno mi afferra per un braccio e mi trascina con energia verso la superficie. È lui!

In pochi attimi Rashid mi aiuta a riemergere e mi porta in salvo facendomi salire su un'asse di legno galleggiante. Mi guardo intorno alla ricerca ossessiva di Abeba ma non la vedo e lo scenario che ci circonda è sconcertante. La gente muore sotto i nostri occhi travolta dalle correnti.

"Aspettami qui," mi dice Rashid; quindi, nuota in soccorso di una donna che stringe a sé due bambini ma un'onda lo travolge quasi subito e perdo di vista anche lui.

Resto sola e circondata da corpi senza vita. Mi sento stanca e sopraffatta dallo sconforto, afflitta, e dannatamente attratta dagli abissi. Non reggo più... vuol dire che così doveva andare... la mente mi si annebbia e mi lascio sprofondare nelle acque con la speranza che la morte abbracciandomi mi regali sollievo.

............

Rick

Mi allontano velocemente da Maree e rifletto su quanto è stato assurdo vedere i reali di Lissa e di Thod banchettare insieme tra gli umani. Sospetto che siano tutti sotto l'effetto di un incantesimo. Forse la strega Bianca ha fatto un'altra delle sue potenti magie. Ricordo bene l'ultima volta che l'ho vista. Aveva lunghi capelli bianchi e un viso pallido e magro. Era inquietante. Quel giorno stavamo solcando il mar Nero. Lei comparve dal nulla sul ponte del peschereccio e disse al capitano che voleva portarlo negli abissi. Lui rifiutò. Non voleva abbandonarci, ma la strega fece di testa sua e, con uno scenografico colpo di magia, trasformò il peschereccio in un imponente galeone e ci fece sprofondare negli abissi. L'impatto col mondo sommerso fu affascinante, fu l'inizio di una vita fatta di ricchezze, ozi e vizi. Diventammo dei pirati e la strega diede a tutto l'equipaggio il dono dell'immortalità, salvo la possibilità di morire per mano dei reali degli abissi. Battezzammo il galeone con il nome di Life e il capitano continuò a guidarci. Passavamo le giornate a saccheggiare regni e imbarcazioni umane di ogni tipo, accumulando ricchezze... e nemici importanti. Ci sentivamo invincibili!

Le cose cambiarono per colpa del Principe di Lissa. Adam iniziò a ostacolare i nostri arrembaggi. Tra lui e il capitano nacque una forte ostilità che ci portò a uno scontro violentissimo, al termine del quale noi avemmo la peggio; il Principe distrusse il galeone e catturò quasi tutto l'equipaggio, mentre il capitano svanì nel nulla. Io riuscii a fuggire e con me si salvarono anche Jack e Narabhel. Da allora viviamo nascosti come topi dentro quel che resta della nostra nave, ma adesso basta col passato... è meglio concentrarsi sul presente...

Mi materializzo sulla prua di Life, dove mi accolgono le urla di Narabhel. Da quando il capitano è scomparso lei è diventata insopportabile. Lui era il suo compagno e lei era il capitano in seconda. Eravamo dei pirati in cerca di bottini come tanti altri, ma il capitano ci aveva resi speciali grazie alle sue regole d'onore.

"Finalmente sei tornato. Dobbiamo certare di riparare il galeone e organizzare un piano," esordisce Narabhel, venendomi incontro con un martello in mano. Con lei c'è Jack, che cerca sistemare l'albero maestro.

"Non parlarmi con quel tono e smettila di illuderti. Sai bene che Life non può essere riparata. Ogni volta che ci abbiamo provato poi è tornata a essere un relitto. Sarà vittima di un sortilegio."

"Se non vuoi obbedirmi puoi anche andartene."

Il suo tono è così superbo che non la reggo. L'orgoglio prende il sopravvento e, senza pensarci troppo, le volto le spalle e mi allontano velocemente con l'intenzione di organizzare da solo un piano per far rinsavire il capitano.

Nuoto senza meta in cerca di un'idea e arrivo nei pressi della costa libica, dove il fondale è deturpato dalle carcasse delle imbarcazioni che affondano di frequente in questa zona, ma oggi c'è qualcosa di nuovo. Un'imponente struttura dalla forma cilindrica occupa una vasta area che viene sorvegliata da draghi acquatici e tritoni armati fino ai denti, e delle creature fantastiche fanno la fila per entrare.  Sembra una prigione di massima sicurezza. La cosa mi incuriosisce e mi soffermo a guardare. Tutto procede con ordine e in silenzio. Ci sono creature di ogni tipo e tutte malridotte: una sirena con la coda mozzata, una fata senza un'ala, un unicorno senza una zampa.

"Ahi!" Esclama qualcuno, e mi accorgo di aver urtato un giovane tritone dai capelli lunghi che impugna un tridente.

"Stai attento a dove nuoti," gli urlo infastidito.

"Veramente ero fermo e tu mi sei venuto addosso. Comunque non fa nulla, non mi va di litigare, sono già abbastanza in ansia."

La creatura sembra afflitta e dice di chiamarsi Rabyt.

"Okay, lasciamo perdere, piuttosto sai dirmi cosa succede in quel posto?" gli chiedo, indicando la struttura blindata.

"Purtroppo, lì è stata rinchiusa la mia Regina. Vorrei liberarla ma non so come fare."

Vorrei chiedergli di più ma qualcosa di insolito attrae la mia attenzione. Si tratta di un grosso fagotto che dalla superficie del mare scende lentamente verso il fondale fino ad adagiarsi sula sabbia. Mi avvicino alla figura e Rabyt mi segue.

Si tratta di un'umana con indosso delle vesti molto ampie e lunghe. È ancora viva ma non reggerà a lungo. La donna apre gli occhi, la sua espressione è fuorviante, un misto tra rabbia e grinta, poi perde i sensi. Realizzo subito che il suo cuore si è fermato e istintivamente uso la magia per ridarle la vita. L'umana tossisce e, gradualmente, iniziare a respirare con naturalezza. Si guarda intorno. È disorientata. Indietreggia e, nel vedere la coda di pesce di Rabyt, emette un urlo tanto terrificante da far voltare i draghi.

"Esagerata! Non urlare! Ci vuoi mettere nei guai?" le dico. 

"Esagerata?" balbetta nello sconvolgimento, mentre tenta di afferrare i pesci che le nuotano accanto, quasi cercasse una conferma concreta a quello che le sta accadendo.

"Dove mi trovo? Sono annegata? È per questo che sono sott'acqua ma i miei vestiti sono asciutti? È così, vero? Sono morta?"

"Chiunque tu sia... eri morta e i miei poteri ti hanno riportato in vita... ma non per molto," le dico ridacchiando, "i miei incantesimi durano poco."

"Mi chiamo Naja," mormora e resta ferma a guardarci.

RR

DARK STAR 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora