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Adam

Non ho voglia di sentire le prediche di mio padre e di nessun altro...

Mi allontano dai naufraghi reprimendo con fatica il desiderio di attaccarli. Capirò da solo perché è bastato lo sguardo di quel misero pirata per riaccendere in me la voglia di uccidere. Sarà colei che mi ha cresciuto a darmi le risposte che bramo...

Finalmente sono arrivato. Intravedo la struttura cilindrica che imprigiona mia madre. Rallento, ripiego le ali e calpesto il fondale sabbioso mentre studio l'ambiente circostante. La prigione è ben sorvegliata; numerose creature fantastiche sono disposte in fila e aspettano con pazienza il proprio turno. Anche loro provano rabbia, nonostante siano creature benevole. Anche loro sentono il bisogno di infliggere dolore, ma solo a chi li ha torturati per anni. In fondo eseguono il volere dei Re, ed io? Come giustifico i miei dannati impulsi rabbiosi?

Dei rumori interrompono le mie riflessioni, mi volto e resto sorpreso nel vedere una donna vestita da odalisca che raccoglie una lunga freccia dal fondale. Ha la pelle mulatta, respira liberamente tra le acque e il suo odore ha qualcosa di familiare. La creatura alza lo sguardo e non appena mi vede indietreggia in preda al panico.

"Scusami, credo di aver sbagliato strada," balbetta, spostando i lunghi capelli castani dal viso.

Il suo sguardo è sfuggente. Sento che è terrorizzata e questo mi genera sensazioni fuorvianti. Credo di volerla attaccare.

"Non hai sbagliato strada," le dico, scandendo lentamente le parole per aumentare la sua ansia.

Lei continua a indietreggiare finché non sbatte contro una roccia, quindi la raggiungo con un balzo e l'afferro per un braccio. Per tutta risposta lei mi conficca la freccia nella spalla destra; un gesto rapido e freddo, che mi genera il desiderio di conoscere l'odore del suo sangue. Contemplo la sua espressione mentre estraggo la freccia, facendo in modo che lei possa vedere la ferita che si rimargina velocemente. Sento la sua paura aumentare e ne sono appagato.

"Adesso tocca a me," mormoro nervosamente, conficcandole gli artigli nelle braccia. Le penetro la carne ma lei non urla né accenna alcuna smorfia di dolore. Non prova alcuna sofferenza. È come se non fosse viva. Semplicemente si dimena nel tentativo di liberarsi mentre il suo sangue si diffonde tra le acque.

"Che razza di creatura sei?" mormoro incuriosito, mentre sento il sangue pulsarmi nelle tempie per il probabile bisogno di dare sfogo alla mia natura rabbiosa. Lei resta ferma e in attesa della mia prossima mossa, ma improvvisamente qualcuno mi afferra per il collo e mi scaraventa contro una roccia. È lei. Riconosco il suo odore!

"Adesso mi hai proprio seccato," mi urla la Guardiana, mentre la sconosciuta approfitta della confusione per fuggire, "prima volevi aggredire quei poveri naufraghi e adesso ti trovo a torturare un'odalisca. Che poi... che diavolo ci fa un'odalisca nel cuore degli abissi? Chi diavolo era?"

"L'avrei scoperto se tu non fossi arrivata. E adesso vai via, non ho voglia di prediche."

"Che ti succede?" incalza, assumendo un tono pacato che mi spinge ad ascoltarla, "siamo preoccupati. Il tuo comportamento ci spinge a pensare che vuoi liberare Orchidea. Tant'è che re Nathan ha ordinato ai guerrieri di Thot di rinforzare la sorveglianza della prigione."

"È bastato un banale litigio a farvi ricredere sulla mia bontà?" dico nervosamente, "se avessi voluto liberare mia madre non credi che l'avrei già fatto?"

"Allora spiegami che ti succede. Perché sei venuto qui e a quale scopo stai trascinando Maree su questa rotta?"

"Ho fatto quell'incantesimo su Maree solo per evitare che ti allontanassi troppo da me." La sua espressione si addolcisce. "Sono venuto qui solo perché ho bisogno di capire."

"Cosa devi capire?"

"Dubito di me stesso. È una sensazione terribile. Temo che il mio cuore sia compromesso irreversibilmente. Hai visto come ho reagito alla vista del pirata? Il mio istinto violento ha preso il sopravvento sulla ragione. E se succedesse con te? Se ti facessi del male?" concludo, guardando i suoi occhi castani farsi lucidi per l'emozione.

"Adam, smetti di dubitare. Ti succede tutto questo solo perché sei cresciuto nutrendoti di rabbia. Il tuo cuore non è compromesso. È come perdere una cattiva abitudine, col tempo non ti accadrà più."

"Non è così facile!" esclama a muso duro.

"Lo sarà se ti lascerai aiutare. Imparerai a gestire la rabbia e ci sarò ogni volta che vorrai, ma se pensi che rivedere Orchidea ti possa aiutare allora va da lei. Sono certa che dopo volterai pagina una volta per sempre." Lei mi bacia teneramente trasmettendomi una grande calma e si allontana, lasciandomi da solo con i miei dannati dubbi.

Interrompo subito l'incantesimo che ho fatto su Maree e mi volto a guardare la prigione, posizionata proprio al centro di una vasta radura sottomarina. Mi sento ancora più determinato a incontrare mia madre.

Distendo le ali per avvicinarmi alla prigione e mi posiziono in fondo alla fila degli esiliati. Le creature si voltano a guardarmi per poi inchinarsi al mio cospetto. Questo gesto inatteso mi suscita una bella sensazione che viene spazzata via dall'arrivo dei guerriero di Thot. Amazzoni e cavalieri si posizionano intorno alla struttura e mi scrutavo con attenzione. Mi sembra di impazzire per la troppa rabbia. Cerco di ignorarli ma non è facile. Con un gesto magico faccio scomparire le mie ali per porle al sicuro e mi avvicino al grande cancello che mi separa da lei. Tra un po' sarà il mio turno!

DARK STAR 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora