-Capitolo 30:Leggende e mezze verità -

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La ragazza si alzò frastornata dalla notte precedente, si passò una mano sulla fronte mentre sbatteva lentamente le palpebre e viaggiava con i pensieri, alla visione che aveva avuto in quelle ore.

Asgard era lontana,distrutta e invasa dalle fiamme, che ardenti divoravano il pianeta. Non sapeva che peso dargli, poteva essere stato solamente un sogno o un incubo. Con questi pensieri, scansò le coperte chiare del letto matrimoniale e si alzò, piegò la maniglia della porta e senza far rumore sgattaiolò in cucina, gli altri dormivano ancora.

Si avvicinò al tavolo in legno scuro , da dove spuntava il libro di leggende norrene -ancora aperto - del dottor Selvig.
Incuriosita posò gli occhi grigi sulla pagina, in cui spiccava un' antico ritratto rappresentativo, dai colori pastellati,risalente agli inizi del tredicesimo secolo.

Sulla destra, Loki splendeva nella sua armatura verde-oro, dalle sfumature scure del nero. Il viso era di profilo, gli occhi erano abbassati, quasi chiusi, il naso perfetto sfiorava leggermente la guancia soda e rosea di Lenya.
I capelli corvini, ricadevano all'indietro, il braccio sinistro, stringeva la vita della ragazza dai capelli color della neve mentre la mano, stava sulla sua schiena ad accarezzare il tessuto morbido e leggero  del vestito di seta color rosso vino .

La nipote del maestro Supremo delle arti mistiche, aveva il corpo in posizione frontale,stretto nell'abito rosso, una mano poggiava sul braccio del compagno, accarezzandoglielo.
Le gote erano leggermente rosate, le labbra carnose schiuse, gli occhi grigi guardavano dritto, avevano un'espressione magnetica , come se facessero capire l'enorme intensità della natura del loro rapporto.

In cima spiccava un titolo nero in grassetto che recitava
"La leggenda degli eterni amanti".
Lenya raccolse il libro, ritornò in camera prendendo una delle sue Dunhill e uscì nella terrazza, si sedette sulla panca in legno, si accese la stecca ed iniziò a leggere.

Era più di un secolo che non teneva un libro in mano,ormai gli incantesimi scritti nel manufatto di Cagliostro e  nel tomo dei Vishanti, - ereditati dall'Antico e custoditi gelosamente nel suo baule -li sapeva a memoria.

Il mito parlava di due giovani principi che erano profondamente innamorati e devoti l'un l'altra.

I due si erano sposati molto presto ed erano in procinto di accogliere il loro erede, quando il principe fu chiamato in guerra e fu costretto a salutare la moglie, lasciandola sola tra le montagne, con la loro creatura in grembo.

Passarono alcuni mesi, quando un sacerdote ingannò la principessa, portandole la tragica notizia della morte del marito.

Disperata ella si pugnalò, morendo lentamente.
Il principe superstite della guerra, tornò nel suo regno, trovando il cadavere dell'amata.
Colmo d'ira e di dolore, si trafisse con la Spada d'Ebano,
- un dono della sua sposa-morendo accanto a lei.
Cent'anni dopo la loro morte , in un'altra vita, i due si rincontrarono,  ricongiungendosi nuovamente e così avrebbero fatto per tutte le vite che sarebbero venute dopo.

Quando finì di leggere, la sigaretta era quasi finita.
Se la ricordava la sua Spada d'Ebano, suo padre l'aveva ricevuta da Sir Percy di Scandia, il primo Cavaliere Nero del tredicesimo secolo. Lei l'aveva lasciata qualche anno prima a Stephen, ritenendo che fosse più al sicuro tra le sue mani,tuttavia era l'unica a poterla impugnare, in quanto se l'arma non ti riteneva degno, ti trascinava in una spirale di oscura follia.

La leggenda poteva essere vera, in effetti l'unica cosa che non coincidevano erano le date e il fatto che entrambi erano parzialmente immortali,in quanto dio e semidea.
All'epoca di quella storia, lei era appena nata e Loki era già adulto da alcuni secoli.
Poi ci ragionò meglio, non aveva senso,lui noi c'era più. Era morto in modo orribile, tra quelle lande desolate ed oscure.
Chiuse il libro, soffiando via il fumo rimasto, spense la stecca, si alzò e rientrò all'interno dell'abitazione.

To be continued...

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