A mystical love

-Capitolo 37: Piani di fuga e ospiti inaspettati pt.1 -

" Mentre aspetto che tutto finisca e ti guardo perché sei perfetta, sei la cosa che più mi spaventa.

Mentre togli il vestito di fretta,non rimane che la meraviglia che la tua pelle nuda risveglia.

Sto precipitando amore mio,come la pioggia sul tuo viso, come il cielo quando crolla all'improvviso.

Se la tua bellezza è furiosa e nobile, è qualcosa che somiglia alla parte migliore di me.

Se la tua bellezza è
La tua bellezza è

Mentre giri sull'ultima giostra, come sopra due metri di onda, ogni mio desiderio s'incendia.

Stanno rotolando, amore mio,queste stagioni, come sassi in un torrente, come fanno i nostri sogni.

Se la tua bellezza è furiosa e nobile, è qualcosa che somiglia alla parte migliore di me.

Se la tua bellezza è
La tua bellezza è

È qualcosa che somiglia alla parte migliore di me.

Domani è un giorno lontano, ora che per l'unica volta ci amiamo.

È per me la tua bellezza.
La tua bellezza.

Se la tua bellezza è furiosa e fragile.

È qualcosa che somigli.
a alla parte migliore di me.

Se la tua bellezza è
La tua bellezza "

-Francesco Renga -La tua bellezza

<<Va bene, dobbiamo studiare  un piano, trovare quello stolto e  un modo per andarcene da qui. >>ribadì Loki.

<<Un modo l'abbiamo, ma dovrai aiutarmi. >>disse Lenya.
<<Abbiamo due opzioni, o troviamo il telecomando o me lo devi togliere tu. >>continuò la giovane, guardandolo negli occhi.

<<Togliere cosa? >>chiese il corvino, agrottando le sopracciglia, confuso.

<<Questo. >>rispose la nipote  del Supremo, dandogli la schiena, si spostò i capelli di lato, rivelando una ferita.
Il grigio chiaro del cip sottile spuntava appena dalla carne arrossata e incrostata di sangue della nuca.

Il dio era incredulo, stava seriamente iniziando ad odiare quel posto, l'avevano costretta a fare cose che non voleva, l'avevano sottoposta a torture orribili, le avevano tolto i poteri
e lei aveva ripreso ad ammalarsi. Non sopportava vederla così, fragile,debole,  impotente, piegata dal potere di un uomo che non era lui.

Era pieno di rabbia, furioso.
Non tanto perché lei stesse soffrendo ma più perché solo lui, poteva avere quel potere. Loro erano stati amici, rivali, nemici, amanti, innamorati. 
Non sapeva com'erano stati e che cos'erano ancora allora,ma erano stati qualcosa e solo lui aveva quel diritto che poteva farle del male o farle del bene.

<<Lenya.. ascoltami, non voglio farti male. >>disse la lingua d'argento, accarezzandole delicatamente la nuca.

<<D'accordo.. Non.. non importa. >>rispose la ragazza dai capelli color della neve, sentendo i brividi lungo la spina dorsale.
<<Però perderemo del tempo a trovare il telecomando che lo controlla. >>continuò, girandosi verso di lui.

<<Non m'importa. >>disse il dio dell'inganno incastrando i suoi occhi smeraldini in quelli grigi di lei.
<<Per non farti soffrire più, perderei tutto il tempo che mi rimane. >>continuò sincero.

La conversazione si chiuse lì, la ragazza uscì  confusa dalla stanza del principe cadetto, pregava nella sua mente che l'universo fosse dalla sua parte e che il Gran Maestro non sospettasse nulla riguardo alla sera precedente.

Presto arrivò la sera, al ricevimento, Loki la osservava aldilà del bancone,mentre lui stava seduto su uno dei divanetti scuri, circondato da sconosciuti, ridendo e scherzando. I suoi occhi si soffermavano spesso sulla sua figura, la trovava ancora bellissima, anche dopo tutto quel tempo, ciò che provava in sua presenza non era cambiato.
Stava in disparte a bersi il suo scotch e ogni tanto i suoi occhi grigi vagavano per la sala, a guardare i movimenti del vecchio e della gente che gli stava intorno, riempendolo di moine e complimenti.
Poi più in là, affianco a lui scorse una sedia mobile, la stessa su cui tre anni prima era seduta lei.

Thor se ne stava rigido,
un'espressione di confusione gli dipingeva il volto. Prima silenziosamente, con la coda dell'occhio aveva visto Lenya, poi riportò la sua visuale di fronte a sé.  Sgranò gli occhi alla vista di suo fratello, mentre la strega si spostò leggermente, sapendo con certezza che il tonante avrebbe cercato spiegazioni dal parente.

To be continued...