-Capitolo 22:Riflessioni intense-

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<<Quello che vi sto chiedendo di fare, amici, è rischioso. Non farlo comporterà la probabile distruzione di Asgard, farlo invece potrebbe costarci l'esilio per tradimento. >>disse Thor con tono serio.
<<Lenya tu..  riesci a sentirli? >>chiese poi all'amica, avevano appena finito di discutere degli eventi che si sarebbero dovuti verificare quella sera per portare a termine il piano del tonante.

<<Sì.. ne percepisco l'aura ma non so con precisione dove si trovano, senza contare il fatto che il loro aliveivelo è invisibile. >>disse abbattuta la strega.

<<Non è il momento di scoraggiarsi, dobbiamo almeno provarci. >>disse il dio del tuono incoraggiandola.

<<Questo lo so, altrimenti non ti avrei mai aiutato. >>disse la nipote del Supremo sorridendogli debolmente, poi troncarono il discorso e si ritirarono per pranzare.

Mentre Lenya consumava il banchetto in uno dei saloni dorati del regno, Loki, tra le mura bianche e asettiche della cella, si stava torturando la mente con pensieri fastidiosi, da quando la giovane aveva abbandonato le prigioni quella stessa mattina.
Lui aveva premuto sui suoi punti deboli, ed ecco che un pensiero di rimorso prese possesso della sua mente.
La parte peggiore di sé stesso li sussurava malignamente tra i suoi pensieri, che forse aveva fatto molto  peggio, l'aveva manipolata fino a strapparle quella dichiarazione dalla bocca.
Ebbene sì lei la notte prima aveva ceduto,confessandogli che lo amava e lui, gliel'aveva fatto ribadire.
Lei lo amava.
Ma lui?Lui cosa provava realmente nei suoi confronti? Non lo sapeva o forse il suo orgoglio stava insistendo di nuovo nei punti giusti,non facendogli ammettere la realtà dei fatti.
Avrebbe tradito suo fratello e anche lei? Non sapeva nemmeno questo.
La sua mente era imprevedibile e questo pensiero riusciva persino a spaventarlo.
Probabilmente, il suo peggior nemico era proprio se stesso.
Quando decideva qualcosa, spesso e volentieri la sua mente strategica e calcolatrice, senza permesso, cambiava le carte in tavola.

Poi i suoi pensieri iniziarono a vorticare sulla figura di Lenya.
Lui la trovava bellissima e pura, un'anima innocente, forse in profondità anche fragile.
Per lui non era una donna qualunque.

Non aveva le gambe belle,il seno e il sedere perfetto come le donne asgardiane. Ma lui amava le sue imperfezioni, la rendevano unica. Agli occhi degli altri forse non era chissà quale bellezza ma ai suoi occhi era la più bella creatura su cui aveva posato gli occhi.
Anche se esteticamente dimostrava poco più che vent'anni, quando la guardava negli occhi vedeva il peso del tempo di tutti gli anni vissuti su quella terra.

Aveva un carattere particolare, spigoloso, quasi schivo.
Eppure era così bella nei suoi modi di fare, nel suo modo di amarlo, nel suo modo di essere.
In ogni cosa che faceva e diceva lui ci vedeva celato tutto il suo fascino. Aveva il profumo selvaggio di libertà, di sogni, di concretezza, di passione.

Non era perfetta, anzi era lunatica, a tratti antipatica eppure in ogni suo difetto, in ogni suo eccesso, lui riusciva a vederci il suo essere perfetta, perché bastardamente sincera.
Sì sincera, perché lei era così, come lui non riusciva ad essere.
Con la sua sincerità lui alimentava  di veleno solo la sua lingua d'argento con la quale feriva e feriva. Perché l'orgoglio premeva insistente e raramente cedeva ai dolci pensieri a cui dava vita pronunciandoli. Con lei era successo una sola volta, quando quasi due anni prima, in cima alla Stark Tower, le aveva confessato di amarla.

Decisamente era complicata, un groviglio di donna, che per un dio del caos era una vera perla.
Era davvero bella? Sì, bellissima,ormai ne era convinto.
Andava guardata negli occhi e doveva essere spogliata da dentro, nella complessità della sua anima. Per quanto lei fosse "niente di particolare"  davanti agli altri, non c'era verso, per lui era straordinaria.

Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal tonfo leggermente pesante della camminata di suo fratello, che avanzava verso la sua cella.
Probabilmente si era perso così intensamente nella sua mente, che non si era accorto che ormai la sera era giunta.

To be continued...

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