capitolo 9

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Mi sveglio con un mal di testa atroce, non ricordo come sono riuscita a salire le scale ieri notte per recarmi nella mia stanza, ma quello che non posso dimenticare è stata la sfuriata tra me e Patrick. Cerco di alzarmi dal letto con malavoglia scendo giù in cucina per prendere un bicchiere d'acqua ed una aspirina per il mal di testa, butto giù tutto d'un fiato sperando che il dolore alla testa diminuisca, ritorno su per prendere le mie cose , il mio intimo, una maglietta con la scritta "egoiste", un paio di jeans stracciati, e le mie solite Vans nere, oggi non fa molto freddo quindi. Porto tutto in bagno, inizio a spogliarmi e mi butto sotto il getto gelido dell'acqua ci resto per mezz'ora, pensando al discorso di ieri sera a come lui mi abbia scoperto l'anima, non l'ho mai permesso a nessuno, ma lui c'è riuscito senza difficoltà, l'unica cosa da fare sarà non guardarlo negli occhi , sono come due calamite di smeraldo. Esco dalla doccia mi lavo la faccia i denti e poi mi vesto, mi trucco con un po' di mascara ed un po di burrocacao sulle labbra essendo secche da ieri dopo la sbronza. Esco di casa con le mie tre ancore di salvezza il mio pacchetto di sigarette, telefono e cuffie. Ho bisogno di ascoltare qualcosa di forte durante il percorso per recarmi a scuola, inserisco la canzone "blue Sky " di gemitaiz , accendo la mia classica sigaretta mattutina del momento, ascoltando la canzone mi vengono in mente i suoi occhi, il suo viso di rimprovero di ieri sera, il suo sguardo furioso di ieri sera, inizio a sentirmi persa.. ho il cuore che aumenta ad ogni ritornello della canzone, non mi rendo neanche conto di essere arrivata ai cancelli della scuola, per la prima volta mi soffermo a fissare questo posto, un edificio alto con tre piani, le mura che si sgretolano con il passare del tempo, gli scalini dell'entrata sono per metà andati a farsi fottere, ma la cosa che mi colpisce sempre sono le crepe sui muri così spesse ma che riescono ancora a tenere in piedi questo posto, come se nonostante tutto si da la forza di tenersi in piedi, sarebbe anche un bel posto da osservare se non fosse pieno di queste masse di scolari. Punto per la seconda volta il mio sguardo sulle crepe prima di decidere di entrare. Percorro il lungo corridoio pieno di armadietti alcuni nuovi ed altri messi male, è per questo che odio le persone perché se trattano gli oggetti in questo modo senza prendersene cura che è una cosa loro figuriamoci le persone, che razza di bambini viziati. Apro la porta della mia classe e mi avvio al mio solito posto, piano piano l'aula si riempie, ma un posto è vuoto ed è il suo, dovrei saltellare di gioia, invece mi sento come se mi mancasse qualcosa, scuoto la testa senza darci troppo peso anche se da quando è arrivato mi ha confuso la testa in un modo così innaturale. Dopo dieci minuti dal suono di inizio delle lezioni entra la professoressa di letteratura attirando l'attenzione di tutti: " buongiorno ragazzi so che oggi è l'ultimo giorno prima del weekend quindi so che non vedete l'ora di andare a casa a fare ciò che fate di solito, ma voglio affidarvi un compito, vorrei che ognuno di voi legga un romanzo e settimana prossima da questo romanzo dovrà recitarmi la parte che vi rispecchia di più, non voglio sentire lamentele da parte di nessuno, quindi mettetevi a lavoro" detto ciò si siede al suo posto e ci lascia pensare a che libro possiamo portare per la prossima settimana, ce chi si consiglia libri su libri, mettendosi a gruppi per scegliere, io invece l'unica cosa che faccio è sbuffare sonoramente odio le storie d'amore odio i romanzi, non mi sono mai andati a genio tante parole per poi scrivere un lieto fine che nella realtà non esiste,ma solo nei libri. Quest'ora passa velocemente , il problema è che ora ci tocca subirci quel corvo di professoressa di matematica, questa non si stoppa mai, bhe ma tanto a me che importa non la seguirò neanche. Guardo fiori dalla finestra aspettando il suono della ricreazione fortunatamente un ora vola e ci troviamo tutti fuori in cortile , accendo una sigaretta e me la gusto intanto mi guardo attorno, questo giardino ha un custode che non sa curarlo sarebbe molto bello se solo ci fosse qualcuno capace di curarlo. Immersa nei miei pensieri mi accorgo che è già ora di andare in classe mentre mi avvio mi viene incontro quella sgualdrina di Jessica:" Alexis ti ho visto ieri sera con Patrick devi stare lontana da lui hai capito stronzetta ?" Detto ciò mi spintona, io odio essere toccata:" tranquilla che il tuo burattino non me lo prendo di certo, ma ti avverto non toccarmi mai più " la fucilo con lo sguardo sorpassandola per andare in classe, ma lei urla qualcosa che mi fa ribollire il sangue nelle vene:" sei tale e quale a tuo padre, prima o poi morirai come lui , sei insalvabile Alexis haha" la mia vista si appanna dalla rabbia mi giro di scatto mi avvicino a lei caricando il pugno destro e glielo conficcò dritto in faccia, non mi fermo continuo a picchiarla a tirarla per i capelli, finché non la trovo distesa a terra con la mano piena di sangue a causa del naso rotto, mi urla piagnucolando come un isterica:" tu sei pazza cazzo, ti denuncio mi hai rotto il naso" io mi avvicino a lei con uno sguardo pieno di odio la prendo per i capelli scontrando i miei occhi nei suoi:" tu stessa hai detto che sono identica a mio padre, ti ho solo dato un assaggio di ciò che potrei fare se dalla tua bocca spuntano altre merdate del genere Jessica e credimi che la prossima volta non mi fermerò" detto questo la lascio la terra tutta indolenzita mi avvio direttamente all'uscita con i pugni stretti con la voglio di tornare indietro ed ucciderla a forza di pugni, ma non lo faccio, anche se la mia mente dice altro.varco il cancello di scuola e inizio a camminare a passo spedito verso casa, le mie noche sono sporche di sangue ho bisogno di lavarmi, appena varco il vialetto di casa mia, noto una persona davanti alla porta di casa mia, con delle valigie, mia madre.

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