capitolo 12

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Mi sveglio con molta calma visto che oggi è sabato il manicomio è chiuso se ne parla a lunedì. Scendo le scale andando in cucina a prepararmi un bella tazza enorme di caffè. Mentre aspetto che si prepari osservo fuori dalla finestra ciò che mi circonda, una bella giornata di sole, le foglie che svolazzano con il venticello lieve, peccato che la mia pigrizia non ne voglia sapere neanche un po di andare fuori a fare una camminata, preferisco starmene distesa sul divano a guardare il soffitto mentre consumo un intero pacchetto di sigarette. Controllo il caffè ed è pronto, lo verso in una tazza e inizio a soffiare sopra per raffreddarlo, mentre aspetto che si raffreddi qualcuno bussa alla porta, che palle. Mi dirigo alla porta d'ingresso la apro e davanti mi trovo lui:" buongiorno Alexis posso entrare dovrei parlarti" gli lascio la porta aperta segno che può entrare vado in cucina e  mi siedo su una sedia appoggiando la tazza sopra al tavolo:" dimmi so-tutto-io cosa dovresti dirmi ?" Non si siede si appoggia con la spalle al muro, dicendo:" esigo delle scuse da te dopo quello che hai fatto ieri sera" Io lo guardo :" non ti devo un bel niente slater, ringrazio quella persona che ha fatto tutto ciò così da portare silenzio nelle abitazioni per le persone che hanno bisogno di dormire, invece di sentire le tue ochette urlare per qualsiasi cosa, non credi ?" Gli sorrido in modo strafottente lui ghigna e si avvicina di poco:" gelosa Alexis ? Delle ragazze che vorrebbero stare al mio fianco a letto ?" Per un attimo mi immobilizzò non so ma una scarica di gelosia si impadronisce in me ma non lo do a vedere a questo essere che ho davanti semplicemente rido:" hahah bella questa Patrick hai centrato in pieno, peccato che , io nel tuo letto non ci verrei mai" mi alzo per posare la tazza vuota di caffè nel lavandino ridendo ancora per ciò che gli ho riferito ad un certo punto sento le sue mani afferrarmi dai fianchi e girarmi verso di lui. Mi manca il fiato non me l'aspettavo e lui lo sa perché sta ghignando si avvicina di più al mio collo senza mollare la presa, strofina le sue labbra fino a salire più su vicino al mio orecchio sussurrando:" la tua bocca lancia proiettili velenosi, ma il tuo corpo dice il contrario e non dirmi che non provi niente, perché stai tremando sotto di me" si mette a ridere io non riesco a ribattere il mio corpo non reagisce. La sua bocca sale fino alla mascella per poi arrivare a sfiorare le mie labbra con le sue, abbiamo tutto e due l'affanno mi esce come un sussulto:" è tutto sbagliato Patrick devi andartene" lui mi guarda ma senza staccarsi da me senza allontanarmi dice :" lasciati andare Alexis potrei salvarti da tutto questo male che ti stai conficcando dentro di te,lasciati andare, hai bisogno di qualcuno accanto a te" la tentazione è molto alta come la voglia di volerlo baciare, ma non posso farlo annegherebbe negli abissi con me:"  non sei nulla per me è continuerai ad essere il niente per sempre slater quindi vattene" lui mi guarda con tristezza finché il suo sguardo non diventa  cupo e si allontana ma prima di andarsene si volta verso di me:" tu non sei forte Alexis sei solo una bambina, e nessuno ti vorrà affianco hai perso la tua opportunità " afferrò la tazza che avevo appoggiato nel lavandino e la scagliò contro di lui ma riesce a schivare il colpo chiudendo velocemente la porta dietro di sé l'unica cosa che riesco a fare è urlare:" ti odio Patrick!" Dopo questo mi  distendo sul divano e inizio fumare sentendo un dolore atroce al petto sapendo che non sarebbe tornato.

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