3 - Temporale

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Mentre Thomas cercava di memorizzare un paragrafo di storia, all'esterno la pioggia continuava a cadere, il rombo di un tuono si fece sentire ed un fulmine apparve tra le nuvole color pece che avevano preso il dominio del cielo.

Il ragazzo continuò ad osservare il tempo attraverso la finestra, ripetendo per l'ennesima volta lo stesso argomento, in maniera tale da poterlo memorizzare al meglio.
Una volta finito, chiuse il libro, riponendolo nella cassettiera sotto la scrivania.

Si stese sul proprio letto, con il cellulare tra le mani, leggendo notizie su internet o rispondendo ad alcuni messaggi dei suoi amici ed ignorando quelli provenienti da ragazze della sua scuola che non conosceva nemmeno.

Sentì un altro tuono riecheggiare nel silenzio della casa, Thomas non amava i temporali, da piccolo ne aveva paura, ma una volta cresciuto li trovava solo noiosi, dato che gli toglievano la libertà di incontrare i suoi amici.

«Non è divertente, Newt, accendi la luce!» esclamò Thomas, chiudendo il libro di fiabe che stava leggendo sul letto di Newt, il quale era andato nel bagno della propria camera e, anche con la porta chiusa, Thomas sentì benissimo la sua risata.
Si sentì un tuono e Thomas, spaventato com'era, si infilò sotto le lenzuola.
«Newt! Accendi la luce!» urlò, subito dopo Newt uscì dal bagno, accendendo la luce e ridendo.

«Tommy, è solo un temporale!» Newt si sedette sul letto, vicino Thomas, che gli stava rivolgendo uno sguardo offeso.
«Oh, non dirmi che te la sei presa» Newt toccò la punta del naso di Thomas con il proprio indice, senza smettere di sorridere.

«Sai che odio i temporali» borbottò Thomas, senza guardare l'altro bambino negli occhi.

«Dai Tommy!» esclamò Newt, vedendo il broncio del suo migliore amico, «Se ti chiedo scusa mi perdoni?»

Ma Thomas incrociò le braccia e non rivolse la minima attenzione a Newt, concentrando il proprio sguardo sulla finestra della camera, attraverso la quale riusciva a vedere la pioggia cadere.

«Thomas» il tono di Newt divenne più serio, questi continuò ad avvicinarsi a Thomas e si mise in ginocchio, diventando più alto di lui di alcuni centimetri, in quella posizione, «Non volevo farti arrabbiare» mormorò, cercando lo sguardo dell'altro bambino.
«Dai, Tommy» insisté Newt, facendo sporgere il proprio labbro inferiore, «Scusami» sussurrò avvicinandosi a Thomas per lasciargli un bacio sulla guancia.

«Va bene, sei perdonato» disse quest'ultimo, con una risatina, Newt gli gettò le braccia al collo, un po' troppo violentemente, dato che Thomas cadde di spalle sul cuscino, con Newt su di sé.
Continuarono a ridere entrambi, Thomas cercò di rimettersi seduto, tenendo Newt a cavalcioni su di lui, che rideva ancora.

«Continui a leggere?» chiese Newt, indicando il libro di fiabe al fianco di Thomas, il quale annuì, riprendendo la lettura dal punto in cui si era fermato.
Newt cambiò posizione, poggiando la testa nell'incavo del collo di Thomas e accovacciandosi su di lui.

Pochi minuti dopo, la porta della stanza fu spalancata dalla signora Isaacs, che immediatamente assunse un'espressione dura vedendo i due bambini, «Quante volte ti ho detto che la porta della tua camera deve restare aperta, Newt?» disse con una voce inespressiva, «Per Thomas è ora di andare, Jeanette è al piano inferiore, sta aspettando.»

Newt, suo malgrado, scese dal letto e Thomas fece lo stesso, lo sguardo della donna non si spostò dai due bambini, divenne ancora più inespressivo quando vide i due infanti prendersi per mano mentre scendevano le scale.

La signora Edison era ferma sullo stipite e guardava Newt e Thomas con il suo solito sorriso luminoso.

«Pronto a tornare a casa?» domandò Jeanette, lo sguardo che le rivolse Thomas era incerto, ma lui annuì e si voltò poi verso Newt, per dargli un bacio sulla guancia.

«Ci vediamo domani, Emily» salutò la signora Edison, mentre la madre di Newt si limitò ad un cenno, avvicinandosi al proprio figlio e prendendolo per le spalle.

Thomas vide l'espressione di Newt mutare, lo guardò con perplessità, ma poi fu costretto a voltarsi e ad allontanarsi verso il cancello di casa Isaacs, per tornare in casa propria con sua madre.

«Non avevi parlato con Emily?» domandò Thomas a sua madre, mentre lei richiudeva la porta d'ingresso.

«Certo, Thomas» si limitò a rispondere la donna, senza guardare il proprio figlio.

«Avete litigato, mamma?» il bambino si fermò di fronte la donna, cercando il suo sguardo.

«No. I signori Isaacs sono solo in un momento... difficile» spiegò in breve Jeanette, lasciando Thomas comunque interdetto.

Il bambino non disse niente e si allontanò verso la propria camera, in completa confusione.

Il rumore di un altro tuono distrasse Thomas dai propri pensieri, era preoccupato per il compito di storia che avrebbe dovuto affrontare il giorno seguente, nonostante ricordasse tutta l'unità senza il minimo dubbio.

O forse era solo ansia causatagli dai ricordi.
Questo era un altro motivo per cui non sopportava la solitudine: non sapeva come gestire le proprie memorie, i momenti che la sua mente aveva conservato.

Newt era stato parte di lui, in tutti i sensi morali, ed era un ricordo irremovibile.
Era una promessa che ancora ardeva come fuoco, una fiamma nuova, luminosa, eterna.

E la sua assenza era per Thomas qualcosa di fisicamente e moralmente insopportabile, era qualcosa che aveva condizionato la sua vita, negativamente, perché, da quando si era trasferito, non aveva fatto altro che pensare ad ogni momento che avevano passato insieme, da bambini.

Thomas non era riuscito ad avere sue notizie, da un giorno all'altro Newt era stato costretto ad andarsene, a sparire dalla sua vita e questo aveva dato vita ad un dolore con cui il ragazzo conviveva ormai da sette anni.
Tutto quello che gli dava forza erano dei ricordi, che conservava non solo nella propria mente, ma anche nel proprio cuore.

La stanchezza iniziava a farsi sentire, Thomas non aveva fame, quella sera, inoltre i suoi genitori non erano ancora tornati dal lavoro.

Spense il cellulare e lo lasciò sul comodino, così nessuno lo avrebbe disturbato.

Thomas infilò il pigiama e si mise sotto le coperte, sentendo una lacrima scendergli lungo la guancia che teneva posata sul cuscino, udì un altro tuono e chiuse gli occhi, impiegando meno tempo del solito ad addormentarsi.

Saudade | NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora