Newt e Thomas sentirono nuovamente la porta di ingresso aprirsi, segno che il signor Edison era tornato a casa.
«Credo che ci faranno un paio di domande, a cena» constatò Thomas, staccandosi dalla porta e tornando a sedersi sul letto, vicino a Newt.
«Già, ma prima o poi gliel'avremmo detto» il biondo si avvicinò a lui, mettendogli un braccio attorno le spalle e stringendolo a sé.
«Vuoi dirglielo 'sta sera, Newt?» domandò Thomas, sistemandosi meglio per poterlo guardare negli occhi.
«Di mio padre? No, non voglio rovinare la cena in questo modo, aspettiamo un po', okay?» mormorò, sfiorando la tempia di Thomas con le labbra e scendendo fino allo zigomo.
Il moro chiuse gli occhi, emettendo un sospiro di piacere.
«Ragazzi, è pronto! Scendete!» urlò la signora Edison dal piano inferiore, facendo ridere Newt e Thomas, che si alzarono, uscirono dalla camera e scesero le scale.
Arrivati in cucina, trovarono il tavolo già apparecchiato, così si lavarono velocemente le mani al lavandino della cucina e poi si sedettero.
«Mi era sembrato che papà fosse tornato» disse Thomas, corrugando la fronte.
«Infatti è a casa, sta facendo una doccia veloce» rispose sua madre, spegnendo i fornelli e posizionando un sottopentola al centro del tavolo.
Pochi minuti dopo, anche il signor Edison si unì a loro, mentre Jeanette si preoccupò di riempire i piatti.
Newt e Thomas si guardarono, eloquenti, aspettandosi che anche Andrew notasse i segni che avevano entrambi sul collo, ma lui non fece alcun commento, semplicemente cominciò a mangiare.
«Non farò le solite domande di circostanza, andiamo diritti al punto» disse Jeanette, rivolgendo un piccolo sorriso ad entrambi.
«È bellissimo essere in confidenza, soprattutto quando hai voglia di comportarti da adolescente, mamma» replicò Thomas con sarcasmo.
«Sono una donna giovane, tesoro, devo pur dimostrarmi tale» gli disse, senza smettere di sorridere, il ragazzo alzò gli occhi al cielo, mentre Newt ridacchiò.
«C'è qualcosa che dovrei sapere?» domandò Andrew, posando la forchetta nel piatto ormai vuoto.
«Sì, direi di sì» rispose la donna, facendo un cenno verso i due ragazzi.
«Senza troppi giri di parole» esordì Newt, «Io e Thomas stiamo insieme... da un po'.»
Il volto del signor Edison si illuminò, l'uomo sorrise, guardando i due ragazzi con affetto.
Thomas stava sentendo le guance accaldarsi, Newt gli strinse la mano da sotto al tavolo, rivolgendogli un sorriso.«Però... meno persone lo sanno, meglio è.» soggiunse Thomas.
«Kyle lo sa?» domandò il signor Edison, il sorriso sul volto di Newt si spense, il ragazzo annuì.
«Newt... va tutto bene?» domandò la madre di Thomas, il ragazzo biondo deglutì.
Thomas posizionò la propria mano sul dorso di quella di Newt, intrecciando le dita in quel modo.
«È...» il biondo si interruppe, prese un respiro profondo, «No, non l'ha presa bene.»
«Newt, se non...» esordì Thomas, ma il biondo scosse la testa, «Ormai abbiamo introdotto il discorso, tanto vale concluderlo» proferì, per poi cominciare a parlare.
Thomas gli tenne la mano per tutta la durata della confessione, sentendo un macigno nel proprio petto, ascoltare di nuovo quelle parole intrise di sofferenza fu un duro colpo, in più, vedere come Newt cercasse di non far trasparire il dolore che provava, rendeva tutto molto più difficile.
I genitori di Thomas, invece, ascoltarono tutto con attenzione, i loro occhi non si mossero dal viso di Newt finché non finì di parlare, facendo una lunga pausa.
Lo sguardo del ragazzo si era abbassato sul piatto vuoto, le lacrime gli bagnarono gli zigomi, a quel punto, Thomas intervenì: «Andiamo in camera.»
Newt sussurrò delle scuse, alzandosi, lo stesso fece Jeanette, andando incontro al ragazzo e circondandogli il busto con le proprie braccia.
Andrew e Thomas si scambiarono uno sguardo, l'uomo mimò con il labbiale qualcosa di molto simile a "sistemeremo questa situazione al più presto".
«Newt, ascoltami» mormorò la donna, allontanandosi per poterlo guardare negli occhi, «Dircelo è stata la cosa più giusta che potessi fare, va bene, tesoro? Andate a riposare, domani rimarrete a casa entrambi.»
«Scusatemi, davvero...» sussurrò Newt, con gli occhi lucidi, «Mi dispiace.»
«Newt, per me sei come un figlio» proferì Jeanette, «Non c'è assolutamente bisogno di scusarti, è chiaro? Adesso andate, Drew ed io abbiamo molto di cui parlare» la donna aveva un'espressione preoccupata, forse era anche sconvolta, abbracciò nuovamente Newt, dandogli poi un bacio sulla guancia e guardò Thomas, stringendogli la spalla leggermente.
I due ragazzi si avviarono verso le scale, il moro tenne una mano sulla schiena di Newt, quando arrivarono in camera, come d'abitudine chiuse la porta e accese le lampade sui comodini.
«È davvero la cosa giusta?» mormorò il biondo, con un filo di voce.
Si era appoggiato con la schiena ad un'anta dell'armadio, teneva la testa leggermente china verso il basso.Thomas gli si avvicinò, sfiorandogli uno zigomo con una mano quando gli fu vicino, Newt alzò gli occhi per incontrare quelli del moro, che lo guardavano con nient'altro che affetto, forse ammirazione.
«Sì, lo è. Hai fatto la cosa più giusta che potessi fare, Newt.» Sussurrò Thomas, con decisione.
«A-adesso... sarà denunciato?» gli occhi di Newt erano intrisi di dolore, il senso di colpa lo stava attanagliando e si sentiva a pezzi.
«I miei genitori ne stanno discutendo, ci diranno quello che avrebbero intenzione di fare, Newt, non agiranno senza prima avere il tuo consenso. Per favore, non pensare che tu stia facendo qualcosa di male, perché non è così» Thomas tenne il volto a pochi centimetri da quello dell'altro ragazzo, la mano ferma sulla sua guancia e gli occhi incatenati ai suoi.
«I-io... non so più cosa pensare, Tommy.» la voce di Newt era spezzata, il suo cuore stava battendo velocemente e gli occhi gli bruciavano.
«Non pensare a niente. Devi solo riposare, Newt. Meriti solo di stare in tranquillità, va bene?» mormorò Thomas, circondando la vita di Newt con le proprie braccia e posando la testa sulla spalla del ragazzo, stringendolo a sé.
«Promettimi che non mi lascerai, Thomas, promettimi che sarai un punto fermo nella mia vita, ti prego. Io... ho bisogno di te, ho bisogno di sapere che non saremo lontani, mai più, sei l'unica persona che mi è sempre stata vicino» sussurrò Newt.
Il moro sentì un nodo all'altezza dello stomaco, Newt era così vulnerabile in quel momento, aveva bisogno di sentirsi al sicuro, di sapere che lui ci sarebbe stato, sempre, in ogni caso, che non lo avrebbe mai allontanato.
«Te lo prometto, Newt.» Proferì, stringendolo maggiormente, per quanto fosse possibile, «Sei al sicuro, qui con me e la nostra famiglia.»
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Saudade | Newtmas
FanfictionSaudade: (n.) un nostalgico desiderio di essere di nuovo vicino a qualcosa o qualcuno che è distante, o che è stato amato e poi perso; "l'amore che rimane". [ A nostalgic longing to be near again to something or someone that is distant, or that has...