«Newt, è una scheda composta da quaranta domande, non ho voglia di farla, mi rifiuto» dichiarò Thomas, guardando la pila sottile di fogli stampati davanti a sé.
«Tu, tra meno di una settimana compirai diciassette anni e ne dimostri sì e no dieci. Avanti Thomas, io sono già alla quindicesima domanda!» esclamò Newt, sbuffando.
Erano un paio d'ore che stavano studiando, a casa di Thomas, per recuperare i compiti non fatti nei giorni di assenza.
Newt era quello che ne aveva una quantita maggiore, eppure si trovava più avanti di Thomas.«Odio le schede di comprensione, non hanno senso. Finisco matematica» il moro scosse la testa e chiuse il quaderno, mettendovi all'interno i fogli così che non potessero rovinarsi.
«Io l'ho finita da ieri, vuoi copiare?» domandò Newt, con un sorrisetto nel vedere l'espressione sconvolta di Thomas.
«Ma come diamine fai!» disse quest'ultimo, con evidente esasperazione nel tono di voce.
«Non è la prima volta che mi rivolgi questa frase» mormorò Newt, Thomas corrugò la fronte, «Che intendi?»
«Oh no, niente» il biondo fece spallucce, prendendo il proprio quaderno di matematica e porgendolo all'altro ragazzo, «Ecco a te.»
«Ma perché lasciano compiti, voglio dire, non basta fare il tempo prolungato fino alle quattro?» si lamentò Thomas, Newt alzò gli occhi al cielo.
«Stai zitto e completa matematica, Tommy.» Lo ammonì, ritornando a scrivere.
Thomas si trascinò questa materia fino alle otto, evitando di copiare gli esercizi da Newt ed interrompendosi di tanto in tanto per rispondere alle domande della scheda di comprensione.
Newt, da suo canto, era vicino all'esasperazione, dato che aveva ripetuto a Thomas le stesse frasi per praticamente tutto il pomeriggio, almeno, entro le nove, il moro aveva completato.
«Queste vacanze ti hanno decisamente fatto perdere il ritmo» sentenziò il biondo, con un sospiro, mentre toglieva i libri dalla scrivania.
«Non è vero! Non avevo voglia di farli e ci ho messo tanto, ecco tutto» replicò Thomas, sistemando alcuni testi nello zaino.
«Aspettiamo i tuoi genitori, per cenare?» domandò Newt, sia per cambiare argomento che per capire se dovessero cenare prima o meno.
Thomas scosse la testa, «Se poi dobbiamo andare a letto, sarebbe meglio cenare prima. E poi, ho troppa fame per aspettare» il ragazzo scrollò le spalle con indifferenza, poi uscì dalla propria stanza.
In conclusione, i due ragazzi optarono per un paio di panini, anche perché nessuno dei due aveva voglia di mettersi a cucinare primi piatti o comunque qualcosa di sofisticato, dopo un pomeriggio estenuante fatto solo di studio.
«A cosa pensi? Sei troppo silenzioso» Newt richiamò Thomas, che non spiccava parola da interi minuti.
«Al fatto che dovrò cospargermi il volto e il collo di fondotinta e che la cosa mi fa abbastanza ribrezzo» il moro fece una smorfia e Newt scoppiò a ridere.
«Puoi anche non metterlo, suvvia non è così grave. Sembra solo...» il biondo si fermò un attimo, riflettendo, «... no, niente. Sembra quello che è» sentenziò infine.
Thomas roteò gli occhi, dando un morso al proprio panino.
«Dici che dovremmo spiegare la situazione agli altri? Voglio dire... il perché delle assenze, del fatto che siamo praticamente spariti e tutto» disse Newt, con tono che indicava ovvietà.
«Penso che ormai al fatto del non farsi sentire siano abituati, anche se magari appena ci mettiamo a letto sarebbe una cosa buona controllare i messaggi» Thomas ridacchiò.
«Non prendo il telefono da... da quando lo schermo è mal ridotto, dovremmo prenderne uno nuovo» Newt sospirò, poggiando un gomito sul tavolo e la guancia sul pugno chiuso.
«Credi che andrà bene?» domandò poi, guardando Thomas dopo un lungo istante di silenzio.
«Che cosa?» il moro corrugò la fronte, confuso.
«In generale, la situazione da adesso in poi, intendo, pensi che saremo più tranquilli?» specificò Newt.
«Sì, penso di sì.» Rispose Thomas, finendo il proprio panino.
Notò che l'espressione di Newt non era comunque tranquilla, qualcosa lo stava preoccupando sul serio.
«Cosa ti fa stare in pensiero?» chiese allora, mentre anche Newt finiva di mangiare.
«Sinceramente non lo so nemmeno io, sono abituato ad aspettarmi che accada qualcosa di negativo, anche se è tutto relativamente tranquillo» rispose il ragazzo, scuotendo la testa e alzandosi per lasciare sia il proprio piatto che quello di Thomas nel lavandino della cucina.
Il moro non disse niente, semplicemente si alzò e si avvicinò a Newt per stringerlo in un abbraccio, sperando che potesse, anche se di poco, farlo sentire meglio.
«Ti va se andiamo a letto? Mi sento psicologicamente stremato, dopo questo pomeriggio» propose Thomas una volta che si furono allontanati, Newt ridacchiò e annuì, poi salirono nella stanza che ormai condividevano.
Fecero a turno per utilizzare il bagno, poi si sdraiarono entrambi sotto il piumone, sentendo sin da subito il familiare e piacevole tepore.
«Sinceramente, ho un po' di paura a guardare le notifiche, penso che Minho mi abbia chiamato come minimo venti volte, poi ci saranno sicuramente delle minacce da Brenda, se non chiamate anche da lei, mentre Teresa probabilmente avrà cercato di tranquillizzare gli altri due, dicendo di lasciarci in pace» disse Thomas, che era rivolto verso Newt, questi scoppiò a ridere.
«Tanto ormai sei a letto, inutile che ti alzi, domani parlerai direttamente con loro, a scuola» replicò il biondo, ancora sorridente.
«Giusto» concordò Thomas, sbadigliando poco dopo, «Questa è tutta colpa della matematica.»
«È meglio dormire, sono sicuro che domani sarà una giornata molto lunga» disse Newt, avvicinandosi a Thomas per dargli un bacio sulla fronte.
«Almeno è venerdì» mormorò quest'ultimo, posizionandosi poco più in basso di Newt per potersi stringere a lui, che prese a far scorrere la mano tra i suoi capelli, gesto che fece rilassare Thomas.
«Buonanotte, Tommy» disse Newt, stringendolo a sé.
«'Notte, Newt.» Thomas gli diede un bacio a fior di labbra, per poi cedere alla stanchezza.
Note Autrice
Un altro capitolo di transizione, molto semplice direi, non accade nulla di rilevante, ma ovviamente i ragazzi sono presi dai compiti che non hanno svolto durante i giorni di assenza, come di norma :')Ovviamente, non ho dimenticato la lettera anonima, al contrario di quello che sembra.
Al prossimo aggiornamento (e grazie mille delle quasi 4.1k letture, per non parlare dei voti... e dei vostri commenti, che sono semplicemente stupendi, mi fanno ridere fino alle lacrime)
Love y'all,
.Reb.
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Saudade | Newtmas
Hayran KurguSaudade: (n.) un nostalgico desiderio di essere di nuovo vicino a qualcosa o qualcuno che è distante, o che è stato amato e poi perso; "l'amore che rimane". [ A nostalgic longing to be near again to something or someone that is distant, or that has...