Il mattino seguente, tornare a scuola fu un shock, sia per Newt che per Thomas, dato che si erano abituati, anche troppo, a stare a casa e passare tutto il tempo insieme.
Jeanette li aveva svegliati presto, prima della sveglia impostata, per evitare che continuassero a dormire ed accertarsi che non tornassero a letto subito dopo aver fatto colazione.
Poco prima di uscire mise a loro disposizione una boccetta di fondotinta, che serviva però più a Thomas che a Newt, facendo una delle sue ormai solite battutine.
Il moro si limitò a ringraziarla, non riuscendo a non sorridere.«Be', sta meglio di ieri» disse Newt, Thomas vide che il ragazzo stava guardando la macchia, purtroppo ancora violacea, dal suo riflesso nello specchio del bagno, il moro teneva il collo inclinato così da poter spalmare il fondotinta, che però non fece molto, dato che il rossore della macchia era comunque ben visibile.
«Magari così viene scambiato per una semplice irritazione» o almeno, Thomas lo sperava.
«Mi dispiace, Tommy» mormorò il biondo con un'espressione che mostrava quanto in realtà non fosse per niente dispiaciuto.
«Immagino» rispose Thomas, con sarcasmo.
«Devo ammettere però che ti donano i succhiotti sul collo» sussurrò Newt, con le labbra vicino al suo orecchio, lasciandogli un bacio poco sotto il lobo, dal lato dove non vi era alcun segno.
«Se fatti da me, ovviamente.»«Credi davvero che mi farei fare un succhiotto da qualcun altro?» domandò Thomas, socchiudendo gli occhi.
«Mh... non si può mai sapere» disse Newt, molto vago, dandogli un altro bacio sul collo.
«Sono offeso dalla poca fiducia che hai nei miei confronti, Newton Isaacs» sentenziò Thomas, con una punta di ironia nella voce.
«Sai che sto scherzando, vero?» il biondo accennò un sorriso, Thomas si girò di scatto, spingendolo contro il muro e avvicinando le proprie labbra alle sue.
Newt fu preso piacevolmente alla sprovvista, ricambiò il bacio prendendo il viso di Thomas tra le mani, mentre il moro teneva le proprie sui suoi fianchi.
Si allontanarono solo quando entrambi esaurirono l'ossigeno, ansimando un po' una volta interrotto il bacio.«Sì, certo che lo so» affermò Thomas, tenendo il volto poco distante da quello di Newt e sorridendo.
«Sei un dannato idiota, Tommy» mormorò il biondo, accarezzandogli una guancia con tocco delicato e riprendendo a baciarlo, senza troppo controllo.
«Mi piacerebbe rimanere a casa e continuare, magari approfondire, ma dovremmo andare a scuola, Newt» disse Thomas, la seconda volta che si allontanarono.
L'altro ragazzo roteò gli occhi, poi seguì il moro fuori dal bagno.
Circa dieci minuti dopo, entrambi erano fuori di casa, raggiunsero la fermata del bus senza troppo anticipo e arrivarono a scuola proprio mentre la campanella suonava.Il venerdì non avevano nessuna lezione in comune, così si separarono sin da subito, con il tacito accordo di passare poi l'intervallo insieme, sperando di vedere anche gli altri.
Fortunatamente, tutto lo studio del giorno precedente si rivelò utile, dato che quel giorno la metà degli insegnanti aveva programmato delle interrogazioni a tappeto.
L'intervallo arrivò in poco tempo, salvando Newt da una domanda di storia dell'arte che non ricordava minimamente, essendo troppo specifica.
La professoressa sbuffò con evidente fastidio, non lasciò uscire tutti gli studenti dalla classe finché non finì di assegnare i compiti, facendo perdere cinque minuti sui quindici che i ragazzi avevano a disposizione.Newt si diresse verso il proprio armadietto, lasciando libri e quaderni che aveva utilizzato, prima di poterlo richiudere sentì qualcuno picchiettargli la spalla, quando si voltò, incontrò lo sguardo di una ragazza che ovviamente non conosceva.
«Newton Isaacs, giusto?» domandò lei, scostandosi i capelli scuri dalla spalla.
«Sì, sono io» Newt si chiese cosa volesse, non gli ispirava molta fiducia, soprattutto nel vedere la quantità di trucco che aveva sul volto.
«Piacere, Danielle, sono un'amica stretta di Harriet. Comunque, c'è una ragazza che vorrebbe parlarti, è all'esterno, vicino al campo degli allenamenti, la stessa che ha chiesto a Gally di consegnarti la lettera, per capirci» sorrise, facendogli l'occhiolino.
«Va bene, grazie Danielle» furono le parole di Newt, prive di un effettivo tono.
Quindi era stata una ragazza a scrivergli quella lettera anonima.
«Uhm... Newton?» lo fermò prima che lui potesse ripendere a camminare.
«Sì?» il ragazzo la guardò con un sopracciglio alzato.
«Se ti va, qualche volta potremmo uscire. Solo per conoscerci, non ho secondi fini, o almeno... nulla di serio» Danielle gli fece nuovamente l'occhiolino.
Va bene, ha un tic all'occhio, sentenziò mentalmente Newt, ma le rivolse comunque un sorriso tirato, «Non saprei, sai, sono molto impegnato.» Disse semplicemente, per poi allontanarsi senza lasciare il tempo alla ragazza di rispondere.
Non incontrò nessuno dei suoi amici, così decise di raggiungere il campo.
Inizialmente non vide nessuno, quando cominciò a pensare che fosse uno scherzo, Newt vide una figura seduta sulle scalinate, da sola.Si avvicinò alla ragazza, che sembrava concentrata a disegnare sulla pagina quadrettata di un quaderno a spirale.
Quando sentì i suoi passi, alzò il viso e Newt incontrò un paio di occhi cristallini, sentendosi come paralizzato.«Dopo anni, ci incontriamo di nuovo, Newt. Immaginavo non ti saresti ricordato di me, così, dopo aver realizzato quanto stupida fosse l'idea della lettera, ho deciso che era meglio farmi vedere di persona. Dalla tua espressione, direi che è stata un'ottima idea» lei sorrise, picchiettando poi lo spazio al proprio fianco, invitandolo a sedersi.
«La mente tende ad eliminare i brutti ricordi, Trina.» Replicò Newt, sedendosi però accanto a lei.
«E quindi, io sarei un brutto ricordo?» ribatté la ragazza.
«Non avrei mai pensato a te, tanto meno leggendo le parole utilizzate nella lettera.» Newt parlò con un voce atona.
«Troppo dolci per una come me, vero?» domandò lei, sorridendo ancora, con noncuranza.
«Non sembra che tu sia cambiata molto dalle medie, mi pare di notare» constatò Newt in risposta.
«Infatti non lo sono, ma vorrei rimediare a quello che ho fatto, evitando di essere infantile e stronza, sai, avevo una ragione abbastanza buona per comportarmi in quel modo» disse lei.
«Non c'è modo di giustificare le parole che mi rivolgevi, Trina. Ti comportavi semplicemente da stronza... ed io ero emotivamente fragile, a quell'età. Adesso, non credere che io ti perdoni solo perché allora avevi tredici anni» Newt fece per alzarsi, ma lei lo bloccò, poggiandogli una mano sul ginocchio e guardandolo con un'espressione più seria.
«Ascoltami, lo so. So di essere stata nient'altro che stronza, è vero e sono perfettamente consapevole di esserlo ancora, ma io...» Trina si interruppe, mordendosi il labbro inferiore.
«L'intervallo è quasi finito, devo andare, Trina.» Disse Newt, muovendosi di poco e fermandosi nuovamente quando la mano della ragazza fece pressione, questa volta, sul suo braccio.
Incontrò il suo sguardo, ora sembrava come incerta, forse era anche un po' triste, ma questo non le impedì di avvicinarsi tempestivamente al volto di Newt, posando le proprie labbra su quelle del ragazzo.
![](https://img.wattpad.com/cover/153350867-288-k265635.jpg)
STAI LEGGENDO
Saudade | Newtmas
FanfictionSaudade: (n.) un nostalgico desiderio di essere di nuovo vicino a qualcosa o qualcuno che è distante, o che è stato amato e poi perso; "l'amore che rimane". [ A nostalgic longing to be near again to something or someone that is distant, or that has...