38 - Ricatti

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La sveglia impostata sul cellulare emise il solito rumore insopportabile, Thomas mugulò, sentendola non appena partì e si sporse per disattivarla.
Sbuffò, volendo tornare a dormire, nonostante quella mattina sarebbe dovuto andare a scuola.

Newt, al suo fianco, sembrava dormire tranquillo, evidentemente non aveva proprio sentito lo squillo acuto della sveglia.

«Newt, è ora di svegliarsi» disse Thomas, con voce ancora roca, suo malgrado, si alzò dal letto, con calma, per evitare giramenti di testa improvvisi.

«Newt, dobbiamo andare a scuola» lo richiamò, senza alcun successo.

Thomas si vestì, andò in bagno per lavarsi e poi tornò in camera, dove Newt continuava a dormire sul letto, come se non avesse alcun impegno per quel giorno.

«Newt, muoviti, si fa tardi!» esclamò, ma l'altro ragazzo sembrava essere in coma, rimase fermo nella stessa posizione, respirando regolarmente.

Thomas si avvicinò al letto, scostando le coperte da sopra Newt, ma questi si volto dall'altra parte, senza aprire nemmeno gli occhi.

«Davvero, Newt? Non possiamo saltare scuola, lo sai. Muoviti» lo riprese il moro, ma senza successo.

Thomas sbuffò, esasperato, lo lasciò stare sul letto e scese al piano inferiore, per fare colazione, anche se da solo.
Pochi minuti dopo aver messo una tazza vuota sul tavolo, sentì il rumore di un'altra sveglia.
Roteò gli occhi, ma certo, Newt aveva la tendenza a godersi il sonno fino all'ultimo secondo che aveva, prima di alzarsi.

Dieci minuti più tardi, quando ormai Thomas aveva finito di fare colazione, Newt raggiunse la cucina, con aria ancora assonnata e forse anche scocciata.

Il moro lo guardò con le labbra leggermente curvate in un sorriso, «Buongiorno, ghiro.» Lo canzonò, avvicinandosi per lasciargli un bacio sulla guancia.

«Non puoi baciarmi così, Tommy» disse Newt in risposta, voltandosi tempestivamente e prendendo Thomas per il colletto del maglioncino che indossava e tirandolo a sé per congiungere le loro labbra in un bacio tutt'altro che gentile.
«E pretendere che io, poi, me ne stia buono» soggiunse il biondo, quando si allontanarono.

«Ricordami di farlo più spesso» gli sussurrò Thomas, allontanandosi per tornare in bagno e lavare di nuovo i denti.
Aveva l'abitudine abbastanza inusuale di lavarli sia prima che dopo un pasto, come sua madre gli aveva insegnato.

«Odio quando mi provochi e poi sparisci, Thomas» gli urlò Newt dal piano inferiore, ricevendo in risposta una risata.

Quella mattina, riuscirono a prendere il bus in tempo per poco, dato che nessuno dei due aveva voglia di uscire di casa e si erano ridotti all'ultimo minuto.
Quando si sedettero sui sedili, infatti, entrambi avevano il fiato corto a causa della corsa.

«Io domani mattina rimango a casa, tu fai quello che ti pare» sentenziò Newt, sbuffando, mentre Thomas controllava alcuni messaggi sul cellulare.

«Newt, credo che quest'anno eviterò di festeggiare il compleanno» gli disse, il biondo per poco non fece i salti di gioia.

«Perché?» gli chiese, nel contempo prese il cellulare e scrisse un messaggio nel gruppo con Minho, Teresa e Brenda, esultando per il vantaggio.

«Non ne ho voglia» rispose Thomas, facendo spallucce, «Preserverò una grande festa per i diciotto.»

«È una delle idee più stupide che io abbia mai sentito, ma se proprio non hai voglia di fare niente, venerdì passeremo la giornata insieme» Newt gli rivolse un sorrisetto, mettendo il cellulare nella borsa.

«Quale giornata non passiamo insieme, scusami?» Thomas assunse un'espressione ironicamente confusa, Newt roteò gli occhi e replicò: «Come se ti dispiacesse.»

Arrivarono a scuola poco prima del suono della campanella, il mercoledì avevano diverse lezioni in comune, difatti, la prima ora si sedettero vicini, cosa che comportò completa disattenzione da parte di entrambi.

Il quarto d'ora di intervallo era una boccata di puro ossigeno per tutti, anche se era un arco di tempo proprio piccolo.
Quando iniziò, Thomas si trovava all'ora di storia dell'arte, gli studenti si fiondarono fuori dalla classe in pochi secondi, sotto lo sguardo scocciato dell'insegnante.

Dopo essere passato dell'armadietto per lasciare i libri che non gli servivano, Thomas incontrò Minho mentre andava verso la macchinetta per prendere qualcosa da mangiare.

«Allora, Thomas caro, come mai hai cambiato idea riguardo il compleanno?» Minho aveva la solita aria allegra.

«Vedo che hai già parlato con Newt. Comunque, non mi va e basta» rispose con indifferenza, mentre sceglieva cosa avrebbe mangiato.

«Wow, non festeggio il mio diciassettesimo compleanno perché non mi va e basta, mitico, sul serio» ironizzò il ragazzo asiatico, Thomas roteò gli occhi.

«Dove sono le ragazze e Newt?» domandò, cambiando discorso.

«Non ne ho idea, saranno in giro» Minho fece spallucce, poi uscirono entrambi dall'aula dove si trovavano le macchinette.

«Newt si trova all'esterno e...» Minho si interruppe, Thomas gli rivolse uno sguardo e vide la sua espressione cambiare, sembrava perplesso.

«Che succede?» gli chiese il moro.

«No, niente...» Minho spense lo schermo nel momento in cui Thomas si stava sporgendo per leggere il messaggio.

«Dài, Minho. Perché hai spento? C'è qualcosa che devo sapere?» Thomas si fermò, mentre l'altro ragazzo continuò a camminare.

«Minho!» Esclamò, rassegnandosi al fatto che non si sarebbe fermato, riprese quindi a seguirlo.

«È Misty, okay? Tra noi le cose non sono andate benissimo nell'ultimo periodo e ci siamo lasciati in un modo non troppo mite.» Sembrava incerto delle sue stesse parole e Thomas, infatti, non si convinse.

«Ma per favore, senza offesa, ma si vedeva lontano un miglio che voi due stavate diventando apatici, altroché. È qualcosa che riguarda Newt? Me? Te? Insomma, perché non vuoi dirmelo?» insisté, Minho sbuffò.

«Thomas, tappati quella diamine di bocca.» Lo ammonì.

La campanella di fine intervallo suonò, entrambi infastiditi, Thomas e Minho si diressero verso gli armadietti, come al solito, avrebbero visto gli altri ad ora di pranzo.

Il resto della mattinata trascorse molto lentamente, le lezioni furono una vera tortura, visto che sembravano non finire mai.
Thomas stava uscendo dall'aula di geografia, quando incontrò nuovamente Jasmine, che lo fermò.

«Non risponderò alle tue domande, tienimi fuori dal giornalino, Jasmin» le disse Thomas, senza preoccuparsi di essere gentile.

«Ah no? Perché io ho un paio di cose che possono farti cambiare idea, Thomas.» La ragazza sorrise falsamente, lui la guardò impassibile.

«So della tua relazione col ragazzo nuovo, Newt. Era solo un vecchio amico, eh?» detto ciò, la ragazza tirò fuori dalla borsetta due foto e le porse a Thomas, che era già impallidito.

Le guardò, erano state scattate nel momento in cui lui e Newt si stavano baciando, il giorno in cui il suo ragazzo gli aveva confessato del bacio che Trina aveva provato a dargli.
Il moro deglutì.

«Saremmo usciti allo scoperto comunque, prima o poi» disse.

«Ah bene, allora posso metterle sul giornalino? Perfetto, sarà uno degli scoop migliori» Jasmine fece per riprendersi le foto, ma Thomas le tenne in mano.

«Ho detto prima o poi, non oggi, nemmeno domani. Tieni le mani ferme e la bocca chiusa, Jasmine» le disse freddamente, guardandola con espressione torva.

«Allora rispondi alle domande che sto per farti, Edison, è semplice. In questo modo, il tuo segretuccio sarà al sicuro» il sorriso non le aveva abbandonato il volto.

«D'accordo.» Thomas mantenne un tono distaccato, Jasmine riprese a parlare: «Ho bisogno di sapere un po' di più su Isaacs, Dholov e Agnes.»

Saudade | NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora