Capitolo 3

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* 9 mesi dopo*

Mi trovo all'aeroporto, io e David stiamo aspettando che chiamino il nostro volo per Toronto.

Dopo quello che è successo, era intenzionato a cambiare vita, e secondo lui la scelta migliore era trasferirsi.

Vivere insieme a lui è sempre più difficile, non riesco a non pensare a tutto quello che ha causato a me e alla mamma.
Io cerco in tutti i modi di andare avanti, di voltare pagina.
Ho un'enorme senso di colpa che aleggia sul cuore, ma la mamma non vorrebbe vedermi afflitta a piangere.
Lei vorrebbe che continuassi la mia vita a testa alta, ed è questo quello che farò.
A Toronto cercherò di iniziare una nuova vita, lo farò sia per lei che per me.

Quando chiamano il nostro volo, io e David ci dirigiamo verso il gate per l'imbarco.
È la prima volta che prendo l'aereo, e sono abbastanza in ansia, ma allo stesso tempo entusiasta.
Dev'essere così bello volare sopra paesi, città, oceani... Osservare tutto dall'alto, immersi fra le nuvole bianche e il cielo azzurro.

Mi siedo al mio posto di fianco al finestrino, infilo le cuffiette e cerco di addormentarmi. Stanotte non ho chiuso occhio, perciò mi conviene riposarmi almeno un po. Mi aspetta un lungo viaggio.

Mi sveglio un paio d'ore dopo, e subito guardo fuori dal finestrino, con le mani e il naso schiacciati contro al vetro freddo.
Le macchine e le case sembrano minuscole da quassù. È una vista magnifica. 

"Si pregano i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza dato che stiamo per atterrare all'aeroporto di Toronto"
Faccio come dice l'hostess al microfono, poi mi tolgo le cuffiette e le ripongo nello zaino.

L'aereo inizia a calare di quota lentamente, fino a quando le ruote non toccano terra, con un leggero stridio.



Dopo aver preso le nostre valigie andiamo verso l'uscita e fermiamo un taxi. La nostra casa si trova a Pickering, un paesino non molto lontano dal centro.

Non riesco a smettere di guardare fuori dal finestrino. Toronto è una città piena di palazzi, negozi e ristoranti. Le strade sono molto trafficate, sui marciapiedi ci sono tanti ragazzi che si godono gli ultimi giorni di vacanza.
È una città che non dorme mai, una città in cui è impossibile non sentirsi "vivi".

Sulla mia destra noto un edificio imponente che mi sembra di riconoscere.
Lo osservo bene, e mi rendo conto che si tratta della mia scuola, la -Toronto High School-

Da vedere così non sembra male, è una bella struttura contornata da un lungo cortile.
Spero veramente di trovarmi bene qui.

Venti minuti dopo il taxi ci scarica a Pickering, davanti ad una villetta.
Nel quartiere ci sono altre case, tutte molto graziose e simili tra di loro. Sui marciapiedi circolano poche persone, sembra un posto tranquillo.
David infila le chiavi nella toppa e apre la porta. Davanti mi ritrovo un ampio salotto, mentre sulla destra scorgo la cucina.

Salgo le scale e vado al piano di sopra. Mi dirigo immediatamente verso quella che sarà la mia stanza.
È abbastanza grande, con le pareti rosa e un tappetino morbido sul pavimento.
Il letto a due piazze è posto al centro, sulla destra c'è un armadio mentre sulla sinistra il comodino. Sotto una finestra vi è anche una scrivania bianca.

Faccio un giro di perlustrazione anche nel giardino, e noto che nella parte posteriore della casa, oltre a delle piccole piantine e a qualche alberello, c'è una piscina con degli sdrai beige intorno.

Torno in camera mia e inizio subito a disfare la valigia, sistemando tutti i vestiti nei cassetti e nell'armadio. Prendo i libri ed i cd e li metto in fila sulla libreria. Attacco alcuni dei miei poster preferiti al muro e sulla porta.
Sul letto ci metto il peluche che mi regalò la mamma da piccola, e sul comodino una cornice contenente una nostra foto.
Così la mattina appena sveglia la prima cosa che vedrò sarà la mamma.
Sto per mettere via la valigia quando sul fondo noto una busta di plastica con dentro tutti i miei spartiti per il pianoforte. La prendo e la chiudo dentro un cassetto, mentre una piccola lacrima si fa strada lungo la guancia.

Da quando la mamma è morta non riesco più a suonare, è come se fossi bloccata. Era la cosa che ci legava, la passione per la musica. E ora che lei non c'è suonare ha perso il suo significato. Quando premevo le dita sui tasti mi dimenticavo di tutto e di tutti, era una sensazione meravigliosa. Ma ora, alla sola vista di un piano sento una fitta al cuore, perché mi ricorda terribilmente lei.

Osservo la piccola sveglia bianca che ho sistemato sul comodino, che segna le 21:30. È ancora presto ma decido lo stesso di lavarmi i denti e andare a letto.

Sono molto stanca e inoltre domani mattina mi dovrò svegliare presto, anche se è domenica, ovvero l'ultimo giorno di vacanza prima di iniziare la scuola.
Ho intenzione di fare un giro in centro per prendere un po' la mano con gli autobus e cercare di imparare a orientarmi.
Poi vorrei fare un bel ripasso di tutte le materie, quest'anno deve iniziare nei migliori nei modi.

Spazio autrice
Questo è un capitolo di passaggio, perciò potrebbe essere un po' noioso ahahaha. In ogni caso se vi è piaciuto e se siete curiosi di leggere il prossimo capitolo lasciate una stellina💗
-Carli

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora