Capitolo 37

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Con la mano un po' tremante lascio che il mio evidenziatore rosa sottolinei, con linee tutt'altro che dritte, le pagine del mio libro di filosofia.
Sono seduta sul mio letto, le cui coperte sono sovrastate da una montagna di fazzoletti.

Anche se la febbre non è ancora scesa del tutto mi trovo costretta a studiare e a tenermi in pari con le lezioni.
La scuola è già iniziata da qualche giorno, e io ho perso tutte le spiegazioni.

Fortunatamente ci hanno pensato i miei amici a portarmi a casa gli appunti presi in classe.
Per quanto sia bello stare a casa, dormire fino a tardi, e stare sempre a letto, lo svantaggio di essere malati è che bisogna studiare tutto da soli, ed oltre ad essere noioso non è neppure così semplice.

Probabilmente questo minuscolo capitolo sulla filosofia di Platone risulterebbe mille volte più comprensibile se spiegata dal mio professore, e invece è da dieci minuti che lo leggo e lo rileggo, senza arrivare a nessuna conclusione.

Richiudo il mio evidenziatore con l'apposito tappo, e lo infilo fra le pagine del libro.
Direi che per oggi lo studio può bastare, non sono nelle condizioni per continuare.

Mi trascino pigramente giù dal letto, allacciando intorno alla vita la vestaglia lilla.
Nel farlo faccio cadere almeno una decina di fazzolettini sul tappeto.
Ne afferro un paio e li butto nel cestino vicino alla porta.

Dato che sono passate più di due ore dall'ultima volta torno in bagno per provarmi nuovamente la febbre.
Stamattina ho preso l'antibiotico che mi ha prescritto il medico, per cui la febbre dovrebbe essere rimasta bassa.

Infatti quando tiro fuori il termometro da sotto al braccio la linea rossa non è salita più di tanto. Segna ancora un po' di febbre, ma non è alta.

Già che ci sono decido di spogliarmi e farmi una bella doccia calda.
Giro la maniglia e lascio che le gocce d'acqua scivolino velocemente sul mio corpo, provocandomi dei brividi.
Mi massaggio la testa dolorante con le dita ricoperte di shampoo alla pesca, che è da sempre la mia profumazione preferita.

Quando esco dalla doccia rigenerante è quasi ora di pranzo, per cui la scuola sta per finire. Dato che oggi dovrebbe venire uno dei miei amici a consegnarmi i compiti cerco di asciugarmi i capelli il più velocemente possibile.
Metto il vecchio pigiama a lavare e ne tiro fuori uno pulito e profumato dal cassetto.

A causa degli orsacchiotti disegnati sulla mia maglietta spero vivamente che non venga Shawn. Conoscendolo mi prenderebbe in giro per il resto della mia vita se mi vedesse con questo pigiama addosso.

Un leggero brontolio da parte del mio stomaco mi spinge a scendere in cucina. Karen è stata talmente gentile da portarmi un po' di zuppa fatta in casa da mangiare in questi giorni, per cui ne preparo una porzione e aspetto che si riscaldi nel microonde.

Nel frattempo sbircio fuori dalla finestra il cielo tetro di Pickering.
Una grossa nuvola nasconde il sole dietro di sé, impendendo così ai raggi di riscaldare il suolo.
Le foglie degli alberi, oramai cadute, si muovono veloci e leggere sospinte dal vento.
Mi perdo qualche minuto ad osservare la loro danza per le strade del quartiere, fino a quando il suono del microonde mi riporta alla realtà.

Rimetto la tenda al suo posto e mi siedo sul divano con il mio piatto fumante fra le mani.
Il profumo di pollo mi arriva alle narici aumentando la mia fame.
Non sono mai stata un'amante dei brodini, ma forse era perché mia madre non era una gran cuoca e questo genere di cose non le riuscivano bene.
Al contrario, ogni cosa sfornata da Karen è una vera e propria delizia, come questa zuppa saporita.
Lascio che il brodo caldo corra giù per la mia gola fino allo stomaco, riscaldandolo. Mi sembra di sentire le mie pupille gustative danzare sentendo quei sapori pungenti.

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora