Capitolo 43

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Questa mattina vengo svegliata da una luce fioca, ma pur sempre fastidiosa. Getto un'occhiata alla finestra, che però è coperta da delle spesse tende color lavanda.

Il bagliore proviene difatti dal mio comodino, o più precisamente dal mio cellulare, il cui schermo è pieno di notifiche, di messaggi.

Il nome che vi lampeggia su di esso mi fa mancare il respiro per qualche istante.

Messaggio da David

"Il tempo scorre, Skylar"

"E non te ne è rimasto tanto"

"Dammi quello che ti ho chiesto"

"Altrimenti sai cosa succederà"

Lascio cadere il cellulare fra le coperte, e mi copro il viso con le mani, fermando con le dita ruvide le lacrime che scendono fugaci.

Piangere non serve a niente, lo so bene, ma non riesco a fare altro.
Non faccio altro da quando tutto è andato a puttane.

Ricordo di essere già stata così, dopo la morte di mia madre. Non desideravo altro che fuggire da tutto e da tutti, volevo rimanere da sola, escludere chiunque dalla mia vita.
Mi sentivo colpevole, una criminale, un'assassina. E in fondo, era proprio così.

Ci sono voluti mesi perché mi riprendessi, perché ricominciassi a respirare, seppur a fatica.
E il tutto, per ritrovarmi punto e a capo.

Ero riuscita ad andare avanti, a costruire una nuova vita, una nuova Skylar.
Avevo aperto il cuore ai miei amici, a Shawn.

C'erano ancora tante cose che non sapevano di me, ma chissà, forse col tempo sarei riuscita ad aprirmi ancora di più, a raccontare loro la versione integrale della mia storia, senza paura di un loro giudizio.

Ma le cose sono cambiate, e ora sono di nuovo fra le quattro mura di una stanza a piangere, a combattere contro qualcosa di più grande di me.

Non penso che le cose torneranno mai al loro posto. Forse non sono destinata ad essere felice.
Ma ho la possibilità di salvare i miei amici da tutto questo, e voglio farlo.

Comincio a camminare nervosamente per la camera buia, facendo sfregare i piedi contro al parquet di legno gelido. Come se questo potesse aiutarmi a trovare una soluzione.

David vuole la chiavetta della mamma.
Me la ricordo molto bene, ma non ho la minima idea di dove possa essere.

Ricordo che lei la teneva sempre nascosta, sapevo che dentro c'era qualcosa di importante, qualcosa che riguardava David.

Passo una mano fra i capelli frustrata, e mi siedo di fronte alla foto della mamma che tengo affianco al letto.
Afferro la cornice lentamente, poggiandola sulle mie ginocchia.

"Mamma, mi serve il tuo aiuto"

Le parole escono in un debole sussurro, macchiate da alcuni singhiozzi.
Fisso con insistenza la fotografia, sperando che si animi e che mi parli, che mi dica cosa fare, dato che io proprio non lo so.

"Sai, mamma, credo proprio di star impazzendo. Ora parlo persino con gli oggetti" sputo acida, e senza rendermene conto il mio braccio scaglia la piccola cornice sul letto, che rimbalza volando dritta dritta sul pavimento.

Sussulto istintivamente, guardando con orrore la mia mano, come se fosse un arto estraneo.
Non posso crederlo di averlo fatto.

Corro a raccoglierla, e tiro un sospiro di sollievo quando vedo che è ancora integra.
La stringo forte al petto, maledicendomi mentalmente per aver fatto qualcosa di così stupido.

Rimetto con cura la foto sul comodino, e quando sto per rialzarmi l'occhio mi cade su un orsetto di peluche steso a terra.
Deve essere stato questo ad attutire la caduta della cornice.

Lo prendo fa le mani, riconoscendolo immediatamente.
Un ricordo si fa largo nella mia mente, un ricordo di quella sera.

Flashback

"Hai preso tutto piccola?" sussurra mia madre con la voce tremante, i nervi del collo tesi.
Afferro il mio zaino assicurandomi di averlo chiuso, e annuisco silenziosamente.
Nel buio della notte riesco a percepire il suo sguardo su di me, e non appena alzo gli occhi la vedo intenta ad osservarmi.

Mi accarezza i capelli, come fa sempre prima che vada a dormire, e mi lascia un caldo bacio sulla fronte.

"Dobbiamo fare in fretta, okay? E sopratutto dobbiamo fare piano Sky, pianissimo" i suoi occhi spaventanti saettano fra me e la porta della camera da letto, dove lui sta dormendo.

Annuisco nuovamente, troppo spaventata per riuscire a parlare. Sappiamo entrambe cosa succederà se il nostro piano dovesse fallire.

"Okay piccola, un'ultima cosa" stringe gli occhi a due fessure, e inizia a cercare qualcosa fra le tasche della sua giacca di pelle nera.

Le sue dita tremano quando da esse tira fuori qualcosa di piccolo e rosso.
Ci metto un po' a capire di che si tratta.

"Prometti che, se qualcosa andrà storto, tu terrai questa. È la tua via di fuga, Sky" dice posandomi la chiavetta sul palmo della mano, stringendola poi con le dita.

"Ma andrà tutto bene, non è vero?" domando supplicante.

"Io...non lo so. Promettimelo e basta Sky, ti prego"

"Te lo prometto, mamma. Cosa c'è...dentro?"

Vedo che si guarda intorno con circospezione e che prende un bel respiro prima di parlare, come se stesse per liberarsi di un peso.

"Questa farà finire David in prigione. È questo che lui voleva da me, quello che lui cercava. È solo colpa mia se sta succedendo tutto questo, mi dispiace piccola. Mi dispiace così tanto..." le parole le muoiono in bocca, lasciando il posto ad una serie di singhiozzi che lei cerca in tutti i modi di zittire, tappandosi la bocca con la mano.

"Ti voglio bene mamma" la abbraccio, oramai in lacrime.

"Anche io te ne voglio, non dimenticarlo mai.
Ora andiamo, non possiamo perdere altro tempo"

Mi tende la sua mano, che subito afferro.
Mentre corriamo giù per le scale, tiro fuori dallo zaino Bubby, il mio orsetto.
Rompo con le unghie una piccola cucitura che si trova sul suo collo, e all'interno ci infilo la chiavetta.
Almeno qui sarà al sicuro.

Fine Flashback

Riapro gli occhi di scatto, come se mi fossi appena risvegliata da un incubo.
Il petto si alza e si abbassa velocemente, e sento la bocca asciutta e secca.

Senza perdere altro tempo tiro con forza la testa dell'orsetto, spargendo gommapiuma ovunque.
Infilo le dita all'interno e inizio a cercare, finché le mie dita incontrano qualcosa di metallico.

Afferro la chiavetta e la stringo in un mano, osservando a lungo il piccolo oggetto da cui dipende tutto.

Consegnandola a David non ho alcuna certezza che lui manterrà la promessa nei miei confronti, ma dandola alla polizia rischio qualcosa di ancora più grande.

Tiro le ginocchia al petto, rigirandomi la chiavetta fra le dita.

"E ora, cosa dovrei fare?"




Spazio Autrice

Dopo tanto, sono tornataaaaaa.
Spero non vi siate scordati di questa storia, in caso contrario vi consigli di riguardare i capitoli più vecchi ;)

Spero che questo capitolo vi piaccia!

A presto,
-Carli💗

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora