Capitolo 33

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Diciotto anni. La maggiore età.
Ora dovrei sentirmi un'adulta a tutti gli effetti, ma in realtà non mi sento diversa rispetto a ieri, a due giorni fa o ad un mese fa.

La prima cosa che ho fatto stamattina appena sveglia è stata accendere il cellulare.
Aspettavo carica di speranza che lo schermo si illuminasse rivelando un messaggio di Shawn, ma niente di niente.
I miei amici posso capirli, loro non lo sapevano.
Però pensavo che almeno Shawn si ricordasse del mio compleanno.
Ammetto di esserci rimasta male, anzi, un po' più di male.
Anche se non ho mai dato peso ai compleanni, agli auguri e a questo genere di cose, questa volta mi aspettavo qualcosa.
Credo che questa sia la dimostrazione che certe cose rimangono invariate.

Ma perché tutti questi problemi per uno stupido compleanno, mi verrebbe da chiedermi.

La risposta è semplice, volevo solo sentirmi normale.
Le ragazze normali hanno una famiglia, una mamma ed un papà. Non vivono da sole, non si sentono addosso la responsabilità della morte della madre, non temono che il loro patrigno possa rientrare a casa da un momento all'altro.
Le ragazze normali vanno a scuola, escono con gli amici, sono spensierate.
Tanto sanno che potranno sempre contare su qualcuno, sulla loro famiglia.
Le ragazze normali a Natale festeggiano insieme ai parenti, tutti riuniti in una casa, a mangiare insieme, felici.

Mi guardo intorno in questa stanza dai muri spogli, senza qualcosa che mi faccia effettivamente sentire a casa.
Nessuna foto di famiglia, nessun quadro, nessuna decorazione. Niente.

Solo ora mi rendo conto che sono finita per terra, in un angolino del salotto, a piangere.
Afferro inconsciamente il telefono, componendo il numero di Shawn.

Segreteria.

Poggio la testa contro il muro, e rifletto.

Voglio seriamente rimanere qua seduta a piangere?
Voglio rimanere qua a compatirmi?
Voglio comportarmi da vittima o da vincente?

Senza pensarci mi alzo di scatto dal freddo pavimento, correndo al piano di sopra.
Apro decisa la porta del magazzino, afferrando due scatoloni marroni.
La parola Natale è scritta a caratteri cubitali su ognuno di essi, riconosco la grafia della mamma.

Cerco di trascinarli a fatica giù per le scale, sperando di non rompere niente.
Svuoto il loro contenuto sul tappeto, e inizio a montare l'albero pezzo per pezzo.

Pian piano il piccolo oggetto verde di plastica inizia a prendere una forma, perciò apro il secondo scatolone tirando fuori le palline rosse e bianche.

Mi allontano di qualche metro con le mani sua fianchi, osservando il mio piccolo alberello.
Lo spingo contro il muro della sala, per poi iniziare a decorare le pareti.
Appendo qualche ghirlanda, qualche fiocchettino natalizio, e qualche altra decorazione.

Quando sto per richiudere gli scatoloni, ormai vuoti, noto qualcosa luccicare sul fondo di uno di essi.
Prendo in mano quelle che scopro essere tre cornici, contenenti delle mie foto insieme alla mamma.
In una eravamo in spiaggia, nella seconda stavamo preparando qualcosa in cucina, ed il mio viso era ricoperto di cioccolata.
La terza invece è stata scattata dalla mamma durante uno dei nostri ultimi Natali.
Accarezzo col pollice la parte dell'immagine raffigurante il suo viso, sempre sorridente.

Non ricordavo di avere ancora queste foto, temevo di averle perse col trasloco.

Prendo tre piccoli chiodi che fisso in punti differenti della sala, appendendo poi le cornici.

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora