Capitolo 22

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Le sue pupille mi scrutano attentamente, le stesse pupille del ragazzo che mi ha offerto il bicchiere contente la droga e che mi ha molestata.

Leggo la targhetta che ha sulla divisa arancione: Daniel Parker.

Sento la rabbia che ribolle all'interno delle mie vene, non posso credere che uno sconosciuto abbia fatto tutto questo.

"Dimmi perché"

"Cosa?"

"Perché cazzo l'hai fatto. Perché proprio io. Dimmelo o ti giuro che finisci male" dico a denti stretti.

"Senti...è complicato" dice lui abbassando lo sguardo, come se si vergognasse.

Sbatto furiosamente le mani sul tavolo di legno, e mi avvicino a lui.

"Ora tu mi spieghi perché l'hai fatto. Sono stata chiara?" urlo a due millimetri dal suo viso.

Lui mi guarda stupito dalla mia reazione, si ricompone sulla sedia e si gratta nervosamente la nuca, facendo tintinnare le manette d'acciaio.

"Quella sera ti ho vista al beer pong. Sono stato tutto il tempo ad osservarti, a studiare i tuoi movimenti. Quando sei uscita di corsa ti ho seguita e...ti ho dato quel bicchiere" ammette lui.

"Cosa ci avevi messo dentro?" domando con voce tremante anche se già conosco la risposta.

"Della droga per farti perdere i sensi" Le sue parole gli escono dalla bocca come uno sbuffo.

"Dio, mi fai così schifo. Hai idea di quello che ho passato dopo quella sera? Di come mi sono sentita?" sputo acida screditandolo con lo sguardo.

"Io non volevo farlo, te lo giuro io non volevo"

Senza rendermene conto mi esce una risatina nervosa, vorrei tanto prenderlo a pugni.

"E allora sentiamo, perché l'avresti fatto? "

"E' qualcosa di più grande di me, non posso...io non posso dirtelo" sussurra passandosi una mano sulla faccia.

Sembra combattuto, mi sta nascondendo qualcosa.

"Sei un fottuto bugiardo, dimmi perché cazzo l'hai fatto" urlo piantandomi le unghie nei palmi delle mani.

"Ho dovuto farlo, io ho dovuto cazzo. Tu non capisci, non ho l'ho deciso io" urla lui a sua volta alzandosi in piedi di scatto.

Mi allontano di qualche passo spaventata, i suoi occhi sono iniettati di sangue.

Il poliziotto che l'ha tenuto sotto controllo per tutto il tempo lo afferra prontamente per le spalle e cerca di riportarlo in cella, ma lui si dimena cercando di avvicinarsi ulteriormente a me.

"Non è stata solo colpa mia. Mi devi credere, non avevo altra scelta" continua lui.

"Non ti credo, mi fai solo schifo. Devi marcire in quella fottuta cella per il resto della tua inutile vita. Dio, sei un mostro" urlo in preda ad una crisi mentre nella stanza entra un altro poliziotto, e anche lui cerca di tenerlo fermo. Daniel continua a lottare con tutta la forza che ha in corpo, ma i due uomini robusti non cedono.

Mi passo le mani fra i capelli, mentre delle lacrime di frustrazione scendono silenziose.

Voglio uscire da questa stanza, voglio tornare fra le braccia di Shawn.

Ho bisogno di sentire le sue parole dolci, il suo profumo accogliente.

I poliziotti riescono finalmente a farlo calmare, così lo trascinano di peso fuori dalla stanza.

"Mi è stato detto di drogarti, loro avevano un piano" sentenzia fermandosi di colpo e guardandomi con occhi sinceri.

"Loro chi?" mi soffermo sulle sue parole.

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora