Mi sveglio e vado nel soggiorno.
Il soggiorno è la stanza più luminosa della casa, due ampie vetrate si aprono sulla parete sinistra ed illuminano il tavolo di mogano posto al centro dell'ampia sala. Una poltrona e due divani candidi si trovano nella parte destra e un tappeto rosso rubino si stende sul parquet lucido. Mi siedo al tavolo dove Serena e Paolo stanno facendo colazione.
<<Oggi tornerò più tardi da scuola>>dico spalmando burro e marmellata sulla mia fetta biscottata
<<Perché?>>
<<Sono in punizione, dovrò restare lì fino alle tre, poi tornerò per cambiarmi e andrò a danza.>>
<<In punizione? Cosa hai fatto?>>
<<No nulla, è il prof che è esagerato.>>
<<Se ti ha punito ci sarà stato un motivo.>>
<<Mi ha sentito parlare male di lui.>>
<<E ti pare poco? Capisci che questo potrebbe avere un impatto negativo sulla condotta? Va' a vestirti che ti accompagno.>>
Torno in camera un po' infastidita. So che lo fanno per il mio bene, ma è come se si fossero sostituiti ai miei genitori. Non voglio ricevere raccomandazioni o strigliate da nessun altro,almeno per ora.
Indosso i primi vestiti che trovo nell'armadio, mi spazzolo velocemente i capelli che oggi fanno altamente schifo e sono pronta per andare, consapevole del fatto che sarà una giornata pessima. A scuola le ore passano veloci e quando suona l'ultima campanella sistemo meccanicamente lo zaino, ma dalla porta sbuca Mattia che facendosi una risatina dice:
<<Ti sei dimenticata della punizione? Te ne stavi già andando? Credo che dovrai aspettare ancora un po', atleta.>>
<<Ero assorta nei miei pensieri non mi pare nulla di così divertente>> rispondo fredda.
Poggia lo zaino sul banco e si siede sulla sedia di Beatrice. Entra Petrelli.
<<Salve cari, bene allora iniziamo. Visto che non vi piace molto l'educazione fisica farete educazione domestica siete d'accordo? Seguitemi.>>
Ci porta in biblioteca dove c'è un caos indescrivibile e i tavoli sono colmi di libri disposti senza alcun criterio.
<<Al mio ritorno voglio che sia perfettamente in ordine, perciò sbrigatevi.>>
Esce e chiude la porta.
<<Facciamo che tu ti occupi di quel lato e io questo?>> Propone calmo Mattia.
<<Okay.>>
Rimaniamo per un buon quarto d'ora in silenzio finché lui non dice:
<<Che noia! Così il tempo sarà interminabile! Di' qualcosa no?>>
<<E cosa dovrei dire?>>
<<Potresti fare un commento sulla mia nuova pettinatura.>>
<<Hai cambiato pettinatura?>>
<<No.>>
Alzo gli occhi al cielo e continuo a riporre i volumi al loro posto.
<<Allora facciamo un gioco.>>propone.
<<Un gioco?>>
<<Sì hai problemi di udito oltre che di resistenza?>>
<<Okay facciamo questo gioco. Di cosa si tratta?>>
<<Il gioco delle domande.>>
<<D'accordo. Inizia tu.>>
<<Perché sei qui?>>
<<Perché mi hai fatta finire nei casini.>>
<<No scema intendo perché sei in questa scuola?>>
<<Per realizzare il mio sogno.>>
<<Credi nei sogni?>>
<<Ovvio. Credo che siano loro a muovere la vita, perché tu non ci credi?>>
<<Io credo che i sogni siano illusioni, di un futuro che alla fine non si realizzerà mai, perciò tu perdi solo tempo a pensare a qualcosa che non è tuo e che non ti accadrà mai. E quindi a cosa serve? A nulla! Solo a farti credere che si possa sperare in qualcosa di migliore e alla fine rimani con un pugno di mosche. Se il tuo destino è segnato è inutile sognare, meglio tenere i piedi per terra e accettare la realtà.>>
Pronuncia con sicurezza ogni parola, senza fermarsi, come se pensasse ogni cosa da tempo. Getta con forza i libri nella libreria, serra la mascella e guarda un tatuaggio che ha sul polso: una piccola margherita appassita.
<<Perché hai fatto quel tatuaggio?>>
<<Perché mi andava.>>
<<C'è sempre una storia dietro un tatuaggio.>>
<<Be' non è questo il caso>>risponde acido cercando di chiudere l'argomento.
<<Che senso ha fare il gioco delle domande se le risposte non sono vere?>>
<<Che senso ha fare domande a cui sai che non risponderò?>>
Piombiamo di nuovo in un silenzio tombale ma rimettiamo tutto a posto e pochi minuti dopo arriva Petrelli che, vedendo che ce l'abbiamo fatta, fa una faccia stupita.
<<Bene, pensavate fosse finita qui? Ora laverete i pavimenti del corridoio e poi potrete andare a casa.>>
<<Ma le bidelle sono state licenziate?>>
<<Giovanotto vuoi che ti faccia pulire anche i bagni? Resta in silenzio ed esegui.>>
Odioso. Quanto vorrei usare lui come mocho. O che scivolasse mentre ci guarda lavorare o qualcosa del genere.
Iniziamo a spazzare e lavare, ma dopo un po' cado sul pavimento bagnato e facendomi male al fianco.
Ecco grande, spero che Petrelli scivoli e poi lo faccio io.
Mattia mi aiuta a rialzarmi ridendo come un ebete.
<<La smetti di ridere?>>
<<Okok ci provo.>>
Massaggio il mio fianco dolorante.
Mi sputa praticamente in faccia e ricomincia a ridere a crepapelle.
<<Wow sei proprio bravo a trattenerti.>>
<<E solo che eri così buffa. >>
Si tiene lo stomaco per le risate camminando all'indietro, urta il secchio e cade bagnandosi tutto.
<<Ben ti sta.>>
<<Okok me lo meritavo.>>dice alzando le mani <<Scusami per prima, per la storia del tatuaggio, solo che riguarda il mio passato e non sono pronto per parlarne.>>
<<Non preoccuparti.>>
Finiamo di pulire mentre lui fa battutine stupide e io rido. Per la prima volta da quando sono qui mi sento bene. Non ansiosa, non preoccupata, non nervosa, non in colpa, semplicemente bene. L'immagine di quella margherita insieme al cuoricino sul gesso di Alessio mi tornano in mente. Loro due sono così diversi. Alessio negli occhi ha la tempesta. Mattia sembra quasi senza emozioni. Alessio con un sorriso ti incanta. Mattia sembra che rida per non piangere. Sono così diversi, ma sono entrambi due enigmi che voglio scoprire.
Mettiamo tutto a posto e usciamo dall'istituto. Lui va verso il motorino, ma lo fermo.
<<Non voglio farmi gli affari tuoi, ma..>>
<<Ma invece te li farai.>>
<<Quando hai scoperto che a te piaceva Beatrice?>>
Mi guarda incuriosito.
<<Perché me lo chiedi?>>
<<Sincera?>>
Annuisce.
<<Non mi sembri molto sicuro della vostra relazione, e visto che non siete fidanzati da tempo ora dovreste mandarvi cuori per messaggio e far venire il diabete a tutti i passanti. Ma non lo fate. Potrebbe essere carattere, o non ti piace abbastanza, ma invece credo che ci sia qualcosa che ti freni.>>
Mi guarda come se avesse appena visto un fantasma.
<<Avevi ragione, fatti gli affari tuoi.>>
Sale sul motorino ed esce dal cortile della scuola perdendosi per le strade bolognesi.
Chissà cosa avrà pensato. Ci siamo visti solo tre volte e io gli ho fatto una domanda così personale. Non l'ho fatto per immischiarmi, né per capirlo, ma solo per provare a far stare bene sia lui sia Beatrice.
Mi rendo conto quando qualcosa non va. Sono distratta con gli oggetti, ma attenta alle persone. Ho questa maledetta fissa di provare a salvare il mondo, come se potessi aiutare chiunque, ma nessuno si fida mai abbastanza per lasciatelo fare sul serio, nessuno si mette davvero d'impegno per aiutare te.
Eppure qualcuno mi ha aiutato, appena sono arrivata. Mi ha aiutata a non farmi male in una lurida pozzanghera, mentre gli altri passanti avrebbero semplicemente riso. Lui invece era maledettamente serio e direi quasi preoccupato. Se avessi rotto un piede a qualcuno in quella circostanza, mi avrebbe mandata a quel paese, mentre lui mi ha nascosto dalla Paloma e mi ha fatto un complimento. Chiunque avrebbe accettato o meno le mie scuse mentre lui ha semplicemente detto: "Bisogna assaporare un po' di dolore per provare gioia". Cosa vuol dire? Perché lo ha detto in quel momento? Cosa mi nasconde?
Cammino lentamente continuando a pensare a una chioma riccioluta e castana e ad una bionda e lucente, a due occhi verdi e freddi e a due occhi azzurri ed espressivi, al ragazzo del tatuaggio con la margherita e al ragazzo della pozzanghera. I ragazzi del mistero.Spazio autrice:
Ciao a tuttii! Sembra che Mattia tenga nascosto qualcosa... Cosa sarà? Inoltre abbiamo potuto conoscere meglio Margherita e il suo modo di essere, che ne pensate?
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate un voto o un commento ❤️ grazie
Baci baci
Fede💕
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La danza delle margherite
Romance"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...