Capitolo 26

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Come sempre non trovo mai il momento adatto per dire le cose a Beatrice, e il che mi dispiace dato che è la mia migliore amica. Vorrei urlargliele a squarciagola nel momento stesso in cui mi accadono, ma poi non trovo mai il modo. Come posso spiegarle tutto quello che mi ha detto il mio difensore? Come posso spiegarle quanto è stato bello il nostro bacio? Come posso spiegarle che mi sta facendo completamente perdere la visuale di ciò che voglio? Non voglio parlargliene per messaggio, è una cosa troppo grande, né a scuola per 5 minuti prima che la prof ci richiami. Voglio parlargliene bene.
Per qualche stregoneria del destino che mi porta ad avere un po' di fortuna per due nano secondi, vedo quegli occhi grigi leggermente coperti dalla frangia davanti a me, mentre attraversa la via davanti al bar in cui mi sono rifugiata per fare colazione e fuggire da una lite tra Paolo e Serena. Sembrano delle persone così tranquille che a volte mi chiedo se siano vivi, poi iniziano una discussione e si trasformano in una mitragliatrice spara piatti e urla. A parte che considerando quanto per me sia fondamentale la mia routine mattutina e soprattutto la mia colazione, sono stati abbastanza fortunati, perché se non fossi stata troppo affamata per reclamare e non avessi corso il pericolo di essere cacciata di casa e vivere sotto un ponte, avrei tirato una sberla a Serena per aver osato prendere il piatto con i miei biscotti e la mia brioche e averlo lanciato a Paolo. A parte che non so come ne sia potuto uscire integro, ma era la mia colazione!
Faccio cenno a Beatrice e lei alza lo sguardo verso di me sorridendo e si dirige verso il mio tavolo.
<<Ehi>>
<<Ehi. Ti devo dire una cosa.>>dico con una voce troppo esaltata. Okok devo calmarmi.
<<Hai perdonato Alessio?>>
<<Come lo fai a sapere?>>
<<Be' da quando avete litigato eri più depressa di Petrelli e adesso hai un sorriso a 574 denti che ho paura che ti si contragga la mascella.>>
Quando ho incontrato Beatrice era una ragazza così timida e insicura, ed ora invece è così spontanea e vitale. È cambiata così tanto, proprio come me.
È cambiata perché lei quest'anno si è trovata davanti a persone e situazioni nuove, che l'hanno fatta maturare, comprendere e scoprire se stessa. In parte la nostra amicizia credo l'abbia aiutata, ma la svolta so che è stata tutto merito di Mattia, anche se l'ha fatta soffrire, anche se a lui non è mai importato veramente di lei.
È orribile dipendere così tanto da una persona che a malapena si ricorda della tua esistenza, è quasi un peso sul cuore, perché senti che non puoi averla, ma in qualche modo ti tiene legata.
La guardo male ma poi faccio un sorriso ancora più grande e dico a bassa voce:
<<Ci siamo baciati.>>
<<Cosa?>> dice talmente gasata che se non fossimo in un luogo pubblico sono sicura che starebbe già saltellando.  <<Dettagli, dettagli.>>
Racconto tutto alla perfezione anche perché ogni attimo è impresso nella mia memoria e potrei ripetere il discorso che mi ha fatto senza fermarmi nemmeno per prendere un respiro. Bea mi lascia parlare e solo alla fine annuncia soddisfatta:
<<Io l'ho sempre detto.>>
<<Ma stai zitta.>>
<<Ah io? E tu? Che non ammettevi nemmeno che ti piacesse e ora che siete... Cosa siete?>>
<<Non siamo ancora nulla.>>
Mi guarda alzando entrambe le sopracciglia mentre beve il suo caffè.
<<Cosa c'è?>>
<<Non avete una relazione?>>
<<No. Fino a quanto non sento uscire dalla sua bocca "Vuoi essere la mia ragazza?", io sono single.>>
<<Come vuoi. Andiamo a scuola? È tardi.>>
Camminiamo fino all'immenso cancello che si trova a soli due isolati dal bar godendoci il sole di marzo. Entriamo in classe e ci sediamo al nostro banco, quando una chioma ossigenata e con le punte rosa si avvicina a me. Erica.
Punto primo. Ma al negozio avevano finito la sua taglia di pantaloni o vuole accecare qualcuno quando il suo bottone partirà?
Punto secondo. Dove era finita per tutto questo tempo? Da circa 2 settimane non si era vista in giro (e il che non mi è dispiaciuto affatto) ed ora è comparsa così all'improvviso.
Punto terzo. Cosa vuole ancora da me? Da un bel po' non provava più ad infastidirmi, forse perché ormai la sua vendetta era riuscita a averla.
Ha la pelle più abbronzata e secca e mi guarda con tanto risentimento.
<<Chi si rivede>> dice con voce rauca. Ecco molte persone collegano le reginette bionde e antipatiche ad una vocina stridula e acuta, la sua invece sembra quella di un uomo con la bronchite.
<<Ti ero mancata?>>
<<Non sai quanto.>> dice ironica.<<A Miami pensavo solo a te. >>
Sottolinea Miami come se volesse che la invidiassi. Ma io non la invidierei nemmeno se andasse alle Bahamas con Beyoncé e Justin Bieber.
<<E per pagarti il viaggio hai usato i soldi di mio padre, di Petrelli o di qualche altro malcapitato?>>
Fa una faccia stupita e dice:
<<Eh? No ho usato quelli di MIO padre>>
<<Ah giusto, dimenticavo che senza i tuoi amati soldi non riusciresti nemmeno a tagliarti le unghie dei piedi.>>
<<E io dimenticavo quanto tu amassi provocarmi.>>
Provocarla? Ma quando? Ho sempre odiato le sue battutine da oca in calore che crede di avere il mondo al suo cospetto perché le ritenevo infinitamente infantili. Rispondevo solo quando non riuscivo più a trattenermi perché esagerava e ogni volta mi dicevo un "ma chi me lo ha fatto fare" tanto è inutile discutere, è inutile farle provare a capire. Ma ora basta, se non vuole capire lo capirà. Ha messo in mezzo mio padre, Petrelli e non mi lascia in pace dal primo giorno, ma ora mi sono davvero stancata di questa palla al piede. Mi alzo dalla sedia e Bea assume subito uno sguardo allarmato mente Erica sembra sorpresa e divertita.
<<Senti, non so di quali complessi di inferiorità tu soffra e sinceramente non mi importa>>
<<Non soffro di alcun complesso di inferiorità>> dice con una risata di scherno.
<<Ah no? E tu come la definiresti una persona che decide di rovinare una famiglia solo per non aver aderito a ciò che voleva? Se fossi stata davvero sicura come credi non te ne sarebbe importato nulla di ciò che ho detto, non avresti fatto nemmeno caso a me. Sai, io credo sempre di essere troppo insicura e in parte lo sono, ma almeno ho il coraggio di rimanere me stessa, e soprattutto non faccio bambinate come quelle che fai tu.>>
<<Tu non devi azzardarti a parlare male di me>>
<<Erica, non hai capito nulla. Per me potresti anche buttarti da un ponte in fiamme, ma non mettere in mezzo me e le persone a cui tengo.>>
<<Sei tu che metti in mezzo le persone a cui tengo.>>
<<Non sono stata io a chiedere a mio padre di ingannare il tuo per farti soffrire.>>
<<Credi davvero che mio padre mi ascolterebbe? Credi davvero che farei una cosa del genere a qualcuno?>>
Entra la prof e lei torna al suo posto, con gli occhi di fuoco, le braccia conserte e le labbra serrate e con quelle parole che ancora aleggiano nell'aria
"Credi davvero che mio padre mi ascolterebbe? Credo davvero che farei una cosa del genere a qualcuno?"
Se non è stata lei allora chi? Non può essere successo tutto per caso, abitano in due parti opposte dell'Italia, ma Faggi si trovava lì al momento giusto, proprio quando papà era così disperato da vedere in lui una via d'uscita e invece? Tutto si è complicato ancora di più, tutto per quel suo stupido socio che non voleva più far parte dell'attività. Sembra tutto così assurdo. Come poteva sapere Faggi che era quello il momento? Come aveva fatto a conoscere mio padre?
Quando chiesi a mio padre del loro incontro mi disse:
"Era ospite di Mario, il mio ex socio, io ero andato a casa sua per chiedergli di rimanere per almeno un altro mese e Faggi era lì, sembrava la soluzione a tutto."
Il suo ex socio. No, è impossibile che abbia tramato alle sue spalle, si conoscevano da una vita. Eppure tutto sembra così strano, papà avrebbe dovuto conoscere Faggi molto tempo fa perché tutto avesse un senso logico. Passavano tutto il giorno insieme con Mario, al lavoro, al pub con gli amici, qualche volta è stato anche a cena a casa nostra con sua moglie. L'argomento di Faggi sarebbe dovuto uscire, per forza.
*Chi più mi ingannò, mi ingannò di meno*
scrive il professore Rella alla lavagna.
<<Questo dice Luigi Pirandello. Cosa ne pensate?
Una mano in ultima fila si alza, la compagna di banco di Erica.
<<Non ha senso prof. O si inganna o non si inganna.>>
Miss sobrietà le abbassa la mano.
<<Ha molto senso. Guardiamo con attenzione il nostro nemico aspettando che ci colpisca per poi essere accoltellati dalle persone a cui teniamo.>>
Prende la parola Beatrice senza alzare la mano, mentre guarda i piedi della cattedra come persa nei suoi pensieri, come se nemmeno sapesse ciò che sta facendo.
<<Ti ingannano e ci rimani male il doppio. Contro di te per non essertene accorta e contro quella persona perché ti ha distrutta.>>
La campanella suona ed entra in classe la prof di filosofia. Non seguo la lezione, ma lei è così presa a spiegare e  guardare il computer come se stesse scritto come svelare i misteri della vita (anche se non si è accorta che la lim è accesa e abbiamo  visto tutti che sta sfogliando un catalogo di borse) che non nota che sto disegnando da mezz'ora sul quaderno con le farfalle. Mi viene quasi naturale scrivere la frase di Erica che continua a tormentarmi. 
Guardiamo con attenzione il nostro nemico aspettando che ci colpisca per poi essere accoltellati dalle persone a cui teniamo.
Per fortuna suona la campanella e la prof girandosi capisce che abbiamo visto tutti quanto fosse interessata alla lezione. Arrossisce ed esce dalla classe imbarazzata scontrandosi quasi con Mattia.
<<Ciao atleta>>dice entrando con un sorriso ebete dandomi un buffetto sulla guancia. Gli tolgo la mano.
<<Non mettere in dubbio le mie capacità motorie.>>
<<Nono certo, fare le piroette senza che ti giri la testa è un grande traguardo per te.>>
<<Ma zitto che non riusciresti a fare una lezione con la Paloma.>>
<<Come no? Io sono un ballerino provetto.>>
<<Mmh certo, e io quest'anno parteciperò alla maratona.>>
Mi lancia un'occhiataccia e poi sorride.
<<Come va con Marina?>>gli chiedo.
<<Bene direi. È strano avere di nuovo una sorella. Sai mi ha chiesto di te. Le sei piaciuta.>>
<<Strano.>>
<<Perché?>>
<<Non piaccio a molte persone oltre ai miei amici.>>
<<Fidati, piaci a tutti.>>
Faccio una risata teatrale e gli dico:
<<Questi complimenti non attaccano con me.>>
<<Lo so.>>
Suona la fine della ricreazione e se ne va. Passano le ultime tre ore molto lentamente. 2 ore di compito di matematica e una di storia. Esco da scuola distrutta, ma ho ancora una domanda in testa. Se non è stata Erica, come faceva a sapere ciò che stava succedendo? Quanto sa di questa faccenda?

**
Pov Erica
<<Sono a casaaaaa!>>
Nessuno risponde, come al solito.
<<Ciao tesoro>> dice mia madre mentre si affretta per casa con i suoi tacchi a spillo <<devo proprio andare, ho un impegno urgente. Per favore chiama l'estetista e dille di spostare la manicure a domani>> applica il rossetto rosso guardandosi nello specchio dell'ingresso, lo getta nella borsa e apre il portone <<ci vediamo sta sera.>>
Lo chiude alle sue spalle senza darmi nemmeno il tempo di reclamare, come ogni giorno.
In teoria la più fortunata figlia del mondo, la figlia di Faggi, in pratica una ragazza che dei genitori conosce solo il codice della carta di credito. Sento mio padre urlare dallo studio e mi avvicino per ascoltare meglio.
"No, Elsa non capisci. Se non riesco a difendermi dalle accuse rischio la galera. Mi hai messo tu in questa situazione, aiutami ad uscirne altrimenti ti denuncio."
Dopo un po' di silenzio reclama:
"Troverò il modo per accusarti senza che io venga messo in mezzo. Ti ricordo che ho a disposizione i migliori avvocati."
Un'altra pausa e poi:
"Va bene vedremo di servirci anche di Petrelli come testimone, ma non vedo come potrebbe esserci utile."
Mi allontano e mi chiudo in camera. Petrelli, una certa Elsa, galera. È troppo da realizzare. Mi viene in mente un flash. Il ricordo di mesi fa. Quella donna dai capelli ramati nell'ufficio di mio padre. Lei che diceva che voleva rovinare Belgrado, ma l'ha detto con una furia e una rabbia che mi hanno fatto paura. Ricordo qualche piccola scena della mia festa, la festa che mi aveva regalato mio padre per farmi stare zitta poiché aveva capito che sapevo qualcosa. Ricordo l'insieme di soddisfazione, perché Margherita mi è sempre stata antipatica, ma anche di paura e dispiacere perché sapevo che le conseguenze sarebbero state gravi, ma di certo non mi aspettavo che mio padre sarebbe andato in prigione. Cosa aveva fatto? Avevo capito che mi ingannava. Avevo capito che c'era qualcosa che mi nascondeva da sempre, ma cosa? Cosa fa di così losco da rischiare il carcere. Sento la porta del suo studio sbattere e poi chiudere di scatto il portone d'entrata. Vedo passare la sua macchina sotto la mia finestra. È uscito.
Di scatto vado verso il suo ufficio. Devo capire. Devo sapere. Carte. Carte. Carte. Tante carte. Poi vedo un contratto, firmato da Belgrado, un altro da Petrelli. Delle ricevute. Tanti soldi prosciugati dai loro conti. Mio padre è un usuraio. Mi siedo sulla poltrona per non cadere. Lui sempre impeccabile e duro, sempre così severo e rigoroso, proprio lui si è macchiato di un crimine? Non avevamo bisogno di soldi, che senso aveva? Ne avevamo abbastanza con la sua attività da imprenditore almeno che non fosse una copertura. Poi in fondo al suo cassetto vedo una cartellina, una cartellina rossa. La apro e vedo tanti documenti. La fotocopia di un certificato di nascita, degli attestati di alcuni concorsi, delle foto, biglietti aerei, locandine di gare e stage di danza, ma la cosa che più mi colpisce è che tutto riguarda una persona. Margherita Belgrado. Tolgo ogni foglio dalla cartellina ed in fondo vi è un contratto, un contratto tra mio padre e una certa Elsa. La donna con cui parlava al telefono. Elsa Paloma. Faccio una foto a tutto. Devo capire. Devo studiarle e per farlo ho bisogno di tempo ed ora non ne ho. Rimetto tutto a posto e mi avvio in camera. Cosa sta succedendo? Perché mio padre ha una cartelletta riguardo Margherita?
Penso a mio padre che diceva "Per ogni cosa chiedi a Petrelli" perché lui ha pensato ad ogni sua mossa. Ha ingannato lui per poi ricattarlo e averlo dalla sua parte. Ecco perché quando dissi al prof: "Vedi quella ragazza? Io le farei fare un altro giro di corsa" lui mi disse: "Non preoccuparti era già nei piani." Lasciandomi con migliaia di punti interrogativi. Ma perché? Perché stanno indagando da così tanto tempo e facendo tutto questo? Qual è il motivo? Cosa mi nasconde mio padre?
Dopo un primo momento di shock un pensiero triste mi blocca. Mio padre non ha nemmeno una mia foto nel suo ufficio e a Margherita ha dedicato una cartellina intera. Riesce sempre ad avere l'attenzione degli altri e io per averla devo urlare. Ripenso a quel giorno con quel ragazzo biondo che la prende spesso da scuola, alla voglia che avevo di farle del male quando l'ho baciato e alla tristezza quando lui mi disse:
"Scusami ma c'è un'unica persona che in questo momento vorrei baciare" e quando io dissi: "Margherita" lui annuì. Ricordo quanto avrei voluto che un ragazzo dicesse a me quelle cose. Ricordo che in quel momento la invidiai tantissimo.
Lei in fondo non mi ha fatto nulla. Aveva ragione, è la mia famiglia che sta provando a rovinare la sua. È la mia famiglia che sta provando a rovinare lei.

Spazio autrice
Ciao a tuttii
Che ne pensate? Cosa pensate che ci sia sotto questa alleanza? Qual è il motivo dell'esistenza di questa cartellina?
Cosa ne pensate del personaggio di Erica?
Avrete modo di conoscerla meglio.
Non aggiungo altro, scoprirete tutto nei prossimi capitoli.

Baci baci
La vostra fede❤️

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora