Capitolo 33

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*Caro quaderno con le farfalle,
Aprile è stato il mese più assurdo di tutto l'anno. Il più assurdamente bello.
Aprile è stato il mese in cui sono andata per la prima volta in discoteca, il mese in cui le farfalle erano nel mio stomaco non sulla tua copertina grazie ai tanti baci.
Il mese in cui ho conosciuto il mio cognatino e il mio nuovo compagno di passo a due, che ormai sono dei veri e propri amici.
Ho scoperto che sono gli unici ragazzi di cui Alessio si fidi davvero. Sono così uniti quei tre. A volte sembrano comunicare con la mente, altre si azzuffano, altre si danno pacche sulle spalle, altre sfottono Filippo perché durante le nostre uscite è costretto a fare da palo.
Aprile è stato il mese che ha visto nascere la nuova coreografia, sotto lo sguardo premuroso di Alessio e mentre Lorenzo e Bea flirtavano.
Aprile è stato il mese in cui Erica sembra avere avuto una svolta improvvisa. A volte passiamo la ricreazione insieme e non è antipatica come credevo, anche se continuo a pensare che i suoi vestiti un giorno o l'altro le bloccheranno la circolazione.
Non si apre molto con me, non so cosa l'abbia portata a questo cambiamento, né nulla sulla sua vita, però sembra voglia aiutarmi, ma si legge nei suoi occhi un bisogno di ausilio che non le è stato mai dato.
Aprile è stato il mese in cui Tommaso se ne è andato e Ambra sembra essersi un po' spenta.
Aprile è stato il mese in cui non ho avuto il tempo di aprire le tue pagine e scrivere, perciò questo excursus era d'obbligo.
Un bacione
Marghe*
Chiudo il quaderno e mi stendo sul letto, fissando il soffitto.
Quasi mi viene un sorriso pensando alla me di un anno fa, quasi non la ricordo più.
Cerco di ricordare gli amici che pensavo fossero veri, ma che ormai non sento da tempo.
Cerco di capire in cosa effettivamente sono cambiata e forse è proprio questo: non sono più sola.
Meno di un anno fa credevo che fosse forte chi è capace di cavarsela senza bisogno d'aiuto, e ora capisco che la vera forza sono le persone che ti stanno accanto.
Questo la Paloma l'ha capito, perciò ha provato ad allontanare tutte le persone che provavano a darmi una mano.
Prendo il cellulare perchè ora so come affrontarla.
Dobbiamo unire le forze.
Non farò lo stesso errore che ho fatto con Tommaso, non getterò le responsabilità sulle spalle di uno solo.
Dopo meno di mezz'ora sono qui:
Alessio, Mattia, Filippo, Erica, Lorenzo e Bea.
-Allora principe' perché ci hai chiamati?-dice il mio difensore sedendosi sul letto e abbracciandomi da dietro.
So che molti di loro sanno già questa storia, anche solo per un accenno, ma ora voglio parlarne con tutti, voglio liberarmi di questo peso una volta per tutte.
Prendo un respiro.-La mia insegnante di danza ha qualcosa contro di me, voglio scoprire cosa, altrimenti non potrò passare. Non ci ho dato troppa importanza all'inizio poi la situazione è degenerata: non mi ha permesso di andare più nel mio posto felice, ha cacciato Alessio e ha quasi ucciso Tommaso, il mio ex compagno di ballo.
-Ehm...Io ci tengo alla mia incolumità!- esclama Filippo alzando le mani.
-Sta zitto, idiota fammi ascoltare- dice Lorenzo dandogli una spintarella.
-Vorrei solo che mi aiutaste, se restiamo uniti possiamo. Voglio capire perché ce l'ha con me, per arrivare a tanto deve essere per forza successo qualcosa. Voglio risolvere questa questione per non dargliela vinta, non può dopo tutto quello che sta provando a fare.
-Io ci sto- dice Alessio stringendomi la vita.-Lo sai.
-Anche io e Lorenzo- urla Bea con un sorriso.
-Tutto per la mia atleta preferita- scherza Mattia dandomi un buffetto sulla guancia guadagnandosi uno sguardo truce da parte del mio ragazzo.
-Anche io ti aiuterò.- afferma Erica.
Tutti fissiamo Filippo in attesa di una risposta.
-Eh va bene! Ma se mi succede qualcosa sei chiamata ai danni, Belgrado.
Alzo gli occhi al cielo:
-D'accordo. Ora però credo che sia il momento delle scuse.-dico.
Tutti abbassano lo sguardo e dopo qualche secondo di silenzio Erica prende la parola:
-Scusa Marghe per ciò che ti ho fatto passare.
-Scusami anche tu. 
Guardo Mattia muovendo il capo verso Beatrice, lui afferra il messaggio e dice:
-Scusa Bea per averti ingannato e averti lasciato sola. Sei una ragazza fantastica e io sono stato un coglione, meriti davvero di essere felice.
Lei si gira verso Lorenzo.
-Scusa se per colpa di questo coglione non ti ho mai permesso di metterci insieme, nonostante sia tutto ciò che voglio, ma sai non mi importa più di soffrire.
Do una gomitata ad Alessio per incitarlo a parlare.
-Che c'è?-mi sussurra.
-Non hai niente da dire a Mattia?
-No.
Lo guardo male e lui cede dicendo svogliatamente:
-Scusa Mattia per averti quasi aggredito ogni volta che eri a meno di 2 metri da Margherita, ma se ti avvicini ancora a lei ti spacco le ossa.
-Be' più o meno ci siamo scusati tutti no?
-Io no.- afferma Filippo.
-Tu devi scusarti con noi per la tua stupidità.- dice Lorenzo.
-E il tuo senso dell'umorismo discutibile- aggiunge Alessio.
-E per avermi pestato i piedi minimo 300 volte- dico io.
-E per...
-Ok ok! Scusate!
-Credo di non essere l'unica ad aver bisogno di aiuto però, Mattia?
Chiude gli occhi come per far riapparire sotto le palpebre quei momenti rimasti cuciti su di esse e poi inizia a condurre il proprio discorso narrando la storia infelice della sua infanzia.
Avevo capito che aveva bisogno di condividerla ancora, non solo con me, avevo capito che aveva bisogno di urlarla per liberarsene, per sempre.
Per questo gli ho chiesto di parlarne e per questo quando l'ho fatto mi ha sorriso debolmente quasi come per ringraziarmi silenziosamente.
Tutti tacciono alla fine del suo racconto. Come si può commentare una simile tragedia?
-Mio padre non mi vuole- dice Erica.- Sono arrivata per sbaglio e lui mi ha riconosciuta solo per non creare scandalo, per non infangare la sua stupida reputazione e rovinare i suoi affari. I miei sono separati in casa, ma se fosse stato per lui sarebbe già in un altro stato. Per lui casa nostra è una prigione in cui io l'ho rinchiuso.
-Io ero sola. Quella che credevo la mia migliore amica mi ha accusata e messo contro tutti, il ragazzo che amavo non mi desiderava davvero e per gli altri non ero nessuno. Ma ora, ora sono parte di qualcosa.- spiega Beatrice.
-Noi- dice Filippo indicando sé stesso, Lorenzo e Alessio- non avevamo una casa. Eravamo destinati a un esodo senza fine, poi siamo arrivati qui, dove abbiamo trovato il nostro posto.
-Io ho trovato una sorella- annuncia Mattia.
-Io la forza di ribellarmi a mio padre- dice Erica.
-Io voi.- dichiaro io.
Ci sorridiamo. Non c'è altro da aggiungere.
Non è vero che le parole non hanno valore.
Non è vero che non sono abbastanza per esprimere ciò che abbiamo dentro, basta solo guardare oltre alla loro forma, guardarle da un'altra angolazione.
Oggi non abbiamo condiviso solo le nostre storie, abbiamo condiviso il nostro dolore, abbiamo condiviso i nostri pensieri, la parte più intima dell'uomo,e quando si condividono i pensieri non si condivide altro che sè stessi.
Lentamente tutti vanno via fino a quando non rimane solo Erica.
-Per questo hai deciso di raccontarmi della cartellina?
-Per cosa?
-Perché lui non ti vuole?
Abbassa lo sguardo, come se fosse una cosa di cui debba vergognarsi lei.
-Non è colpa tua Erica.
-Lo so. Ora lo so. Ho fatto la scelta giusta a dirti tutto, lui non può fare del male a qualcun'altro. Deve smettere di pretendere di poter giostrare le vite degli altri. Non può farlo. Non ne ha il diritto.
Capirò che nasconde quella cartellina e cosa c'entra Elsa con tutto questo.
-Grazie.
-Grazie a te per non aver detto agli altri ciò che mio padre ha fatto.
-Di nulla.
Mi viene quasi da sorridere pensando al nostro rapporto quando ci siamo incontrate, a quanto sono stata infantile soffermandomi alle apparenze.
Non esistono buoni e cattivi, avrei dovuto capirlo. 

Esistono solo buone e cattive motivazioni.
Tutto dipende dal tuo modo di vedere le situazioni, i fatti reali vengono dopo.
Ero troppo incentrata sul mio io per riconoscere che anche gli altri come me lottano per qualcosa, ognuno a modo suo.
Troppo incentrata sul mio io per riconoscere che ogni azione, anche la più brutta ha sempre una motivazione. Sempre. Anche se può sembrare banale, anche se può sembrare insensata, non importa. Dare un senso non è sempre possibile, non lo è quasi mai.
Perché tutto sia logico dovremmo avere tutti la stessa testa, lo stesso cuore, lo stesso carattere, ma se così fosse quale sarebbe il gusto?
Sarebbe come provare a realizzare un mosaico con tanti tasselli dello stesso colore, della stessa sfumatura. Sarebbe più semplice trovare il pezzo giusto, ma sarebbe anche infinitamente noioso.
Proprio per questo mi intriga l'odio della Paloma e la sua storia ancora da raccontare.
Accompagno a casa Erica, sperando di incontrare suo padre per sbattergli in faccia quanto il suo piano stia miseramente fallendo.
Imbocchiamo una strada che non avevo mai preso per poi arrivare ad una grande villa stile moderno.
Un giardino con più piante di un orto botanico contorna l'edificio e percorrendo un sentiero si arriva fino al grande portone bianco di entrata.
All'interno la casa è ancora più accogliente e meravigliosa fino a quando questa splendida vista non viene oscurata da un uomo alto e con un'espressione burbera che provoca una piccola ruga tra le sue sopracciglia folte.
Il completo elegante e la barba poco curata lo fanno apparire un uomo maturo, ma dalle poche rughe e i capelli quasi interamente marroni deduco non abbia più di 45 anni.
Con voce dura si rivolge ad Erica dicendole:
<<Vedo che hai fatto nuove amicizie.>>
<<A quanto pare>> risponde lei <<forse hai già sentito parlare di lei, si chiama Margherita Belgrado. Sai involontariamente spesso sento parlare di questo cognome, forse suo padre è un tuo cliente?>>
<<Potrebbe, non ricordo>> divaga. <<Ora devo proprio andare. Mi raccomando non disordinate nulla e non toccate le mie cose.>>
Esce frettolosamente e noi ci dirigiamo in un'altra stanza.
<<Questo è il suo studio>> sussurra Erica<< La cartellina è qui.>>

Prende la chiave che lui credeva di aver nascosto e apre la porta con delicatezza, come per non farsi sentire ma sono quasi certa che non ci sia nessun altro in casa.
Si dirige con fare sicuro ma cauto verso la scrivania ed apre uno dei tanti cassetti tirando fuori la famigerata cartellina.
All'interno c'è di tutto.
Fotocopie degli attestati degli stage, il mio diploma di terza media, la mia iscrizione al liceo, persino i biglietti aerei degli ultimi mesi.
Non so come abbiano potuto avere tutta questa roba, né grazie a quali contatti, ma al momento non è questo che mi preoccupa perché la mia attenzione è catalizzata su uno dei tanti fogli, precisamente sul certificato di nascita dove appare scritto:
"Margherita Cristaldi nata da Guido Cristaldi e Sabrina Gennari"
Credo di stare per perdere l'equilibrio. Come è possibile? Come può esserci questo certificato qui. Chi è Margherita Cristaldi? Non posso essere io. Non posso aver vissuto nella menzogna per tanto tempo. Non posso non essere figlia di quello che credevo i miei genitori.
Sono Margherita Belgrado figlia di Renato Belgrado e Carmen Specchia.
Non ci sono altre opzioni, non possono esserci.
Sabrina Gennari è stata la mia insegnante di danza per 13 anni, ha sul serio una figlia? E soprattutto, sono sul serio io?
<< N...no..non può essere, sarà un errore.>> Dico mostrando il foglio ad Erica.
<<Marghe, mi dispiace dirtelo, ma non è possibile che sia un errore. Questa cartella è tua. Tu sei il centro delle loro indagini da anni, credo, altrimenti non avrebbero tutti questi documenti. A quanto pare tu sei Margherita Cristaldi.>>

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora