Primo febbraio. Tra non molto sarà il mio compleanno.
Oggi fa particolarmente freddo, e io sono qui, nella stanzetta nascosta, con una stufetta che Alessio è riuscito ad intrufolare senza essere scoperto. Prendo i due lembi della giacca di lana e li avvicino tra loro così da coprirmi meglio anche il petto. Osservo lentamente la neve che scende pacata e silenziosa oltre la finestra, che rende la strada e le campagne un'infinita distesa di bianco. Sono così immersa nello spettacolo che ho davanti, nei miei pensieri, in un mondo tutto mio, che non mi accorgo di Alessio che ha appena varcato la porta con in mano due bicchierini di plastica. Me ne porge uno.
<<È cioccolata calda. Ho pensato che ti potesse fare piacere.>>
<<Certo>>rispondo con un sorriso.
Da circa una settimana è la prima volta che ci rivolgiamo parola dopo quella scenata a casa mia, sia per gli impegni che non mi permettevano di avere un attimo libero, sia perché lui era perennemente chiuso nella cabina audio, sia perché cercavo di evitarlo il più possibile. Non so precisamente perché. Forse per quella scenata. Forse per tutte le insinuazioni degli altri che lui potesse provare qualcosa per me. Forse perché dovevo capire io che ruolo avesse nella mia vita, se solo di un amico, oppure qualcosa di più. Una soluzione non l'ho ancora trovata, però mi sono resa conto che evitarlo è inutile e che sto male senza la sua presenza, devo ammetterlo. Giro lentamente la mia cioccolata e decido di mettermi d'impegno per non pensare più al ruolo che potrebbe avere Alessio. Decido che voglio solo godermi i momenti che ho con lui perché sono i momenti che mi rendono davvero felice, independentemente dalla definizione del nostro rapporto.
<<Ci pensi>>dico<<che tra qualche mese non ci vedremo più.>>
Lui alza lo sguardo verso di me e mi guarda con aria triste.
<<Già. È la cosa che mi fa più male è il fatto che io non possa fare nulla per impedirlo.>>
<<Certo che quest'anno è stato davvero... particolare vero? Almeno per me.>>
<<Particolarmente bello piuttosto.>>
<<Anche. Sai non pensavo di poter conoscere persone così tanto importanti qui: Beatrice, Serena, Paolo, Mattia, tu.>>
<<Come? Non aggiungi la Paloma alla lista? Si potrebbe offendere!>>
Faccio una risatina.
<<Sai, ogni tanto penso a tutte le cose che vorrei fare con le persone che sono qui.>> dico.
<<Che intendi?>>
<<Per esempio con Beatrice mi piacerebbe fare un viaggio.>>
<<Un viaggio?>>
<<Si, o altre classiche cose da migliori amiche.>>
<<E con me?>>
<<Oh. Mi piacerebbe guardare le stelle insieme a te.>>
<<Perché?>>
<<Non lo so. Ci sono tante cose che non so. È semplicemente così.>>
<<E poi?>>
<<Poi mi piacerebbe andare a mare insieme, perché tu me lo ricordi.>>
<<Il mare?>>
<<Già. Con il suo alternare di momenti di calma a momenti di energia. Con le sue onde che ti permettono di rilassarti. Con il suo azzurro intenso o a volte chiaro come i tuoi occhi.>>
Ma quanto posso sembrare ritardata?
<<E con Mattia?>>
<<Aiutarlo.>>
<<Perché?>>
<<Perché ha avuto un passato doloroso.>>
<<Cioè?>>
<<Non posso raccontarlo, Alessio.>>
<<Non ti fidi di me?>>
<<Mi fido, ma voglio rispettare la fiducia che lui ha riposto in me.>>
<<D'accordo. A me invece piacerebbe che prima che tu te ne vada mi insegni a ballare.>>
<<A ballare?>>
<<Già, sono negato.>>
<<Vuoi che ti insegni ad andare sulle punte?>> dico ridendo.
<<No. Pensavo ai balli di coppia. Sai potrebbero essermi utili con le ragazze.>>
Si alza dallo sgabello e mi porge la mano.
<<Allora, una cosa la so.>> Continua <<Tu devi mettere le mani sul mio collo e io sui tuoi fianchi.>>
Mi prende le braccia e le posiziona dietro la sua nuca, poi poggia le sue sulla mia schiena. Sento come una scarica elettrica al suo tocco e cerco di non guardarlo per non cedere all'imbarazzo.
<<Un'altra cosa che so e che dovresti avvicinarti un po' di più.>>
Faccio un passetto più avanti.
<<Già va leggermente meglio. Ora cosa devo fare?>>
<<Lasciarti andare, come in tutti i balli. Essere te
stesso.>>
Ci muoviamo piano per la stanzetta a piccoli passi, stretti l'uno all'altro, così vicini che sento il suo odore inondarmi le narici. Mi sento a casa. Il mio posto non è il mio Salento, non è Bologna, non è l'accademia di Londra, non è questa stanzetta, ma sono le sue braccia. Lui appoggia la sua fronte sulla mia, e nonostante ci siano pochi gradi sento le mie guance come infuocate. Porta le sue labbra vicino all'attaccatura dei miei capelli, premendole in un bacio. Un bacio che sa di protezione, un bacio che mi fa capire quanto tenga a me. Poggio la mia testa sulla sua spalla e mi rilasso, mentre continuiamo a muoverci per la stanza, ma poi, tendendo l'orecchio, qualcosa mi fa staccare dalla presa di Alessio. Una voce, anzi due voci che ho già sentito, ma che non riesco a definire. Mi avvicino alla finestra e mi sporgo un po'. Ci sono due figure: un ragazzo e una ragazza. Stanno parlando, ma poi lui si avvicina e la bacia sulle labbra. Non riesco a distinguere il volto di quelle figure infagottate. Poi lui apre gli occhi e alza lo sguardo verso la mia finestra. È il mio compagno di ballo. La ragazza non la riesco ad identificare, poi si toglie il cappello e distinguo i suoi ricci neri tagliati sulle spalle. È Ambra. Mi abbasso di scatto e cerco di convincere Alessio a fare lo stesso. Lei è dalla parte della Paloma e non si farebbe problemi a fare la spia, anche perché non abbiamo un grande rapporto, perciò non voglio che mi veda. Lui però ci ha visti e di certo non mi coprirà. Insomma perché dovrebbe coprire la ragazza che non ci sta con la testa che conosce solo da un giorno e di cui non sa neanche il nome? È dalla loro parte, se si sta sbaciucchiando con Ambra sul retro del teatro. E un'altra piccola parte di speranza di vincere il concorso scompare, perché non posso contare neanche su di lui.
Abbasso la testa e la poggio sulle mie ginocchia.
<<Cosa succede?>>dice Alessio.
<<Ambra si sta baciando con un ragazzo.>>
<<E dunque?>>
<<E dunque potrebbe fare la spia se ci vedesse.>>
<<Va bene, non ti preoccupare non ci faremo scoprire.>>
<<Sì, ma il ragazzo ci ha visto, e quel ragazzo è colui con cui dovrò fare il duetto.>>
<<E allora?>>
<<E allora sta dalla loro parte. E le mie speranze di vincere non esistono.>>
Mi abbraccia.
<<Non preoccuparti, ce la farai comunque.>>
<<No>>gli tolgo le braccia dal mio collo ed esco sbattendo la porta. Lo so che lui non c'entrava nulla, lo so che sarò sembrata una nevrotica, però non voglio che mi dica qualcosa solo per consolarmi. Voglio che i suoi incoraggiamenti e apprezzamenti li faccia perché è ciò che pensa, non per pietà. Vado in platea e mi siedo su una delle tante poltroncine rosse. Ripenso al ballo con Alessio di qualche minuto fa. Tra le sue braccia mi sentivo completa, mi sentivo come se nulla potesse farmi male, protetta dalla barriera creata dalle nostre due energie che insieme sono come una sola. Capisco che queste cose non succedono tra amici. Capisco che io se avessi davvero voluto mi sarei allontanata da quel bacio e non mi sarei fatta interrompere da un fonico. Capisco che da quando c'è lui la mia vita ha preso una ventata di colore, dei colori che forse già aveva, ma che lui mi sta facendo scoprire e vivere. Forse è vero ciò che dice Beatrice, anzi in fondo l'ho sempre saputo, però c'è qualcosa che mi frena. La paura di soffrire. Ho paura di farmi fare del male dal mio difensore. Penso al giorno in cui sono tornata a Bologna, al suo "Amici come prima?". Ecco cosa mi frena. Per lui sono un'amica, nulla di più. Sono ancora immersa nei miei pensieri fissando un chiodo del palco, quando arriva la Paloma.
<<Cosa ci fa ancora qui Belgrado?>>
<<Ehm... cercavo un'idea per il duetto.>>
<<La cerchi da un'altra parte allora, le lezioni sono finite.>>
<<Va bene, maestra.>>
Esco dal teatro con la luna storta. Prima di tornare a casa ho bisogno di una passeggiata per calmare il nervoso. Vado al parco, cammino lentamente per le viuzze che scorrono tra i prati imbiancati e le aiuole spoglie, fino ad arrivare a quella che era l'aiuola con le margherite dove Alessio mi fece le foto. Ormai le poche rimaste sono secche. La panchina accanto non è vuota come al solito, ma occupata da una figura conosciuta, Mattia. Ha i gomiti sulle ginocchia e le mani gli coprono gli occhi. È affranto. Mi avvicino, gli tocco la spalla per far sì che si accorga di me e alza lo sguardo. I suoi occhi sono rossi, densi di sentimenti cupi, rabbiosi, distruttivi e della piena consapevolezza che gli incubi non finiscono.
<<Cosa succede?>>dico sedendomi sulla panchina.
Lui guarda l'aiuola con i pochi fiori malconci con aria pensierosa.
<<Muoiono ogni anno.>>
<<Cosa?>>
<<Le margherite.>>
All'inizio non mi è chiaro ciò che dice. Ma poi ho come un flash del suo racconto. Della margherita che significa speranza. Della sua morte che indica quella della madre.
<<Gli incubi non sono andati via, vero?>>
Fa di no con la testa.
<<Io non ce la faccio più, davvero>>dice tornando nella posizione di prima.
<<Devi mettere fine a questa storia.>>
<<Pensavo potessi farlo parlandotene.>>
<<Non sono io che posso darti una mano, ma chi ha vissuto con te questo dolore.>>
<<E chi?>>
<<Tua sorella.>>
Serra i pugni, credo sia sul punto di esplodere. Si alza di scatto e se ne va urlando.
<<Non lo farò, MAI. Non cerco pietà dall'assassino di mia madre.>>
Si allontana sempre più fino a scomparire. So che capirà che ciò che dico non è una cavolata, ma ciò di cui ha davvero bisogno. So che mi chiederà scusa per la reazione che ha avuto, ma non posso non sentirmi in colpa: per aver detto la cosa sbagliata, per avergli provocato dolore, per avergli dato implicitamente del fragile che può farsi aiutare solo da chi l'ha buttato in questo baratro, per non aver fatto abbastanza nonostante tutta la fiducia che ha riposto in me. Per averlo deluso, soprattutto. Perché non dico mai la cosa giusta? Perché non riesco a trattenere le parole prima che vengano fuori? Perché sono così sbagliata? Mentre queste domande mi risuonano nella mente cammino per il parchetto, allontanandomi da quelle margherite. Quelle margherite che mi ricordano Mattia, che mi ricordano Alessio, ma che soprattutto mi ricordano me.Spazio autrice
Ciao a tutti!!! Sì lo so lo so che il capitolo è un po' lunghetto e un po' troppo sdolcinato, ma non ho potuto farne a meno data la mia indole romantica.Pare che Margherita abbia finalmente capito di provare qualcosa per Alessio, che ne pensate? Era ciò che vi aspettavate?
Come al solito se il capitolo vi è piaciuto commentate e votate⭐
Stay tuned
Baci baci
Fede💕
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La danza delle margherite
Romance"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...