Prologo

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Il sole di una tiepida mattinata di settembre penetra dalle persiane semiaperte della mia cameretta e i suoi raggi raggiungono il mio viso ancora assopito dal sonno, disturbandomi mentre invano continuo ad ignorare la sveglia che suona da mezz'ora e la mamma che continua ad urlare dalla stanza accanto.

Tuttavia io non ho assolutamente intenzione di abbandonare la rassicurante comodità della mia trapunta e continuo a rigirarmi nel letto fino a quando non precipito sul pavimento. Tipico di Margherita.

Penso che il mio nome mi rappresenti, come accade quasi a tutti del resto. È come se dal momento in cui ci viene assegnato avesse il potere di influenzare il nostro destino, come se fosse un segno invisibile tatuato sulla nostra pelle che ci definisce, ci accompagna, ci trasforma. Siamo noi stessi fatti parola.

Ad esempio, io credo di avere molto in comune con una margherita. Chiunque preferirebbe una rosa ad una margherita.

La rosa di incatena, lasciandoti perdere nel labirinto dei suoi petali, ti irretisce con il suo mistero e poi ti ferisce con le sue spine. Io non riesco ad immaginarmi intrigante e seducente e tantomeno riuscirei a far del male a qualcuno.

Al contrario, lascio che i miei petali vengano visti anche a costo che vengano usati per un inutile m'ama non m'ama, senza misteri, senza intrighi, ma con la sincerità e la trasparenza che mi hanno sempre contraddistinto. Lascio che traspaia la loro essenza: il loro puro pallido candore, la semplicità della loro forma e l'allegria che provoca la luminosità della corolla.

Ciò che mi differenzia da questo fiore sono le radici salde che la inchiodano al terreno, mentre io invece non riesco ad arrestarmi neanche un attimo. Se non corro salto, se non salto cammino, se non cammino cado,anche più del dovuto, se non cado ballo.

Danzo da quando ne ho memoria. La sala da ballo mi ha cresciuta come la più amorevole delle madri e io me ne sono innamorata giorno dopo giorno sempre di più.

Il freddo del pavimento finalmente mi desta e come uno zombie mi dirigo in cucina, dove mi aspetta la solita colazione. Inzuppo distrattamente i biscotti nel latte e lascio che la mente si allontani e raggiunga con l'immaginazione il posto che mi accoglierà tra una settimana. Partirò a Bologna, lascerò la mia amata terra per raggiungere il mio sogno di sempre. Qui potrò frequentare un corso con una rinomata compagnia e al termine di quest'anno potrò partecipare ad un concorso per entrare nell'Accademia di Londra, la più rinomata al mondo. Già mi tremano le mani pensando ai palcoscenici su cui potrei esibirmi, i professionisti che potrei incontrare, le coreografie!

La mattina frequenterò normalmente le lezioni in un liceo della zona. Dovrò impegnarmi molto nello studio: se finirò l'anno con voti alti questo mi darà crediti per il concorso e in più mi permetteranno di alloggiare nel dormitorio dell'Accademia dove spero di entrare con una retta nettamente inferiore. Lo devo ai miei. Non siamo poveri, certo, ma non voglio far spendere loro troppo per farmi inseguire questo sogno che ho paura rimanga solo un'utopia.

Perfortuna a Bologna non sarò in affitto, starò a casa di una famiglia la cui figlia alloggerà in casa mia per poter proseguire gli studi universitari.
Non so che emozioni provare in questo momento. Da una parte ho una gioia fuori dal comune: i miei sogni si realizzano, do una svolta allamia vita per perseguire i miei obbiettivi, la vita che voglio, la strada che mivoglio creare con le mie forze. Dall'altra ho paura, paura del cambiamento,paura di non riuscire ad integrarmi, che le persone di lì siano insopportabili, che la famiglia che mi ospiterà sia troppo fredda e rigorosa,che il distacco con i miei sia troppo traumatico e triste, che il distacco da tutta la mia realtà sia troppo traumatico e triste. Dovrò abbandonare gli amici che mi hanno accompagnato sin dalle elementari, dovrò lasciarmi alle spalle la città che mi ha vista nascere, dovrò lasciare questa casa che mi ha visto muovere i primi passi, la scuola di danza che da 13 anni a questa parte è ilmio mondo. Non sopporto l'idea che una sconosciuta occupi la mia stanza, il mio letto, il mio posto in casa, ma nessun sacrificio è troppo grande. È ciò chevoglio. È ciò che mi rende felice.

Spazio autrice:
Ciaooo! Spero che il prologo vi abbia incuriosito, ma vi assicuro che ci saranno tante tante sorprese. Se vi va lasciate un voto o un commento❤️
Baci baci
Fede💕

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora