Capitolo 31

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-No, ti ho detto che non lo farò
-Ti prego, ti prego, ti pregooo.
-No! Non voglio fare la candelina e Alessio non può venire perciò, no.
-Ma daii! Neanche per la tua amichetta preferita?- mi dice sporgendo il labbro per impietosirmi.
-No.
-Dai io l'ho fatto quando non eri ancora fidanzata con Alessio!
-Ma se sei uscita con noi una sola volta insieme ad un altra comitiva.
-Ah la sera di Leila, Lay, Layla come si chiama. Da dimenticare- dice portandosi una mano alla testa- Appunto io quella sera ti ho accompagnato. Per favore, per favore, per favore!
-Ma è la terza volta che tu e Lorenzo uscite questa settimana, Bea! E ogni volta costringete me e Alessio a venire.
-Appunto non voglio affrettare le cose e se non ci sarai tu sembrerà un appuntamento.
-E va bene!- annuncio sbuffando.
-Grazieeee- urla soffocandomi in un abbraccio.
Ci sistemiamo e poi aspettiamo Lorenzo.
È davvero simpatico, devo dire. In questi giorni abbiamo spesso fatto uscite noi quattro perciò ho potuto conoscerlo un po' meglio.
-Ehi bellezza- dice mentre si toglie il casco rivolgendosi a Beatrice che arrossisce immediatamente.
-Cognatina!- dice facendomi un cenno con la testa. -Allora dove andiamo?
-Non locale come la settimana scorsa, né discoteca come quattro giorni fa o pub come l'altro giorno, ti prego. Qualcosa di tranquillo?
-Oh mamma mia Margherita! Sei più noiosa di mia nonna che si appassiona per il Segreto.
-Ehi!
-Perché non andiamo a zonzo a caso e poi ci prendiamo una pizza?- propone Bea.
-Io ci sto!- rispondo entusiasta.
Lorenzo alza gli occhi al cielo per poi annuire.
Ci muoviamo per le vie del centro parlando del più e del meno.
Non mi sento in imbarazzo con il mio cognatino, è come se ci conoscessimo da sempre, come se fosse un fratellone per me.
Ogni tanto lui è Bea si sfiorano le mani per poi intrecciarle delicatamente e si sorridono come se non esistesse nulla di meglio al mondo.
Vorrei lasciarli un po' soli, così decido di andare a prendere dell'acqua al bar di fronte.
Mentre sono in coda mi volto per vedere cosa sta succedendo tra quei due e vedo che si stanno avvicinando, stanno per baciarsi, poi Beatrice si scosta e dice qualcosa attorcigliandosi le dita tra i capelli. Lorenzo annusice e guarda per terra. L'imbarazzo è palpabile da qui. Ma cosa caspita le è passato per la testa?
Prendo la mia acqua e ed esco velocemente cercando di rompere quello spiacevole silenzio, ma tutto inutile, non riesco a portare la situazione alla naturalezza e allegria di qualche minuto fa.
Dopo circa mezz'ora accompagniamo Bea a casa e poi io e Lorenzo facciamo la strada insieme fino all'appartamento dei Milanesi dove ha lasciato la sua moto.
-Allora, cosa è successo tra te e lei sta sera?- domando un po' impacciata.
-Lei chi?
-Mia nonna, non l'hai vista per le vie del centro? Con Beatrice idiota.
-Ho provato a baciarla.
-E fin qui c'ero arrivata.
Mi guarda con aria interrogativa.
-Che c'è? Ero andata al bar di fronte non a combattere la guerra in Afghanistan.
Scuote la testa come se rinunciasse a capire ormai e dice:
-Ma lei si è scostata, ha detto che non era pronta perché non voleva che la facessi soffrire, che ha bisogno di tempo perché il suo cuore deve ancora rimarginare le ferite ed altre la spezzerebbero del tutto ed altre cazzate.
-E tu vuoi ferirla?
-No, neanche sotto tortura.
-Allora sta tranquillo, lo capirà.
-Lo spero cognatina.
Suono il campanello e aspetto che qualcuno mi apra il portone.
-Ehi- dice mentre si mette il casco- so che ti serve un compagno di ballo.
-Conosci qualcuno?
-Hai presente Filippo, il nostro coinquilino? Ecco lui ha fatto hip hop per tanto tempo, so che non c'entra molto con la danza contemporanea, però potrebbe essere comunque utile no?
-Provare non costa nulla e non ho altre alternative, grazie.
Sento il segnale acustico che indica che la porta è aperta.
-Di nulla- dice per poi sfrecciare con la sua moto.
Ce la farò sul serio a trasformare un ballerino hip hop in contemporaneo?
Salgo le scale e poi vado in camera mia facendo attenzione a non fare rumore poiché essendo le undici e trenta Paolo e Serena dovrebbero già essere a letto.
Mi getto sul piumone a peso morto mentre sussurro tra me e me "Ce la posso fare".
Ce la posso fare anche senza Tommaso che ora è su un treno diretto a Milano dove continuerà a studiare danza.
Ce la posso fare. Ce la posso fare.
E mentre cerco di essere positiva mi riappare improvvisamente in mente la frase di Erica durante la lezione di letteratura
"Guardiamo con attenzione il nostro nemico aspettando che ci colpisca per poi essere accoltellati dalle persone a cui teniamo."
E la foto sul suo cellulare. Forse per capire devo iniziare proprio da lei.
*******
Pov Erica
Guardo quella foto per la centesima volta e ancora non riesco a comprenderla fino in fondo. Che senso ha? So che mio padre e questa Elsa tramano contro di lei, ma perché?
Il campanello suona perciò vado ad aprire muovendomi pigramente. Aprendo il portone rimango sorpresa vedendo Petrelli davanti a me.
Mi augura il buongiorno e poi si dirige verso lo studio di mio padre. Raggiungo la porta ormai chiusa e provo ad ascoltare.
-Qualche modo lo troverai no?
-Ma come dovrei fare?
-Dobbiamo schiacciarla, farla stare male e l'espulsione di quella ragazzina con cui ha fatto amicizia direi che è un ottimo modo.
-Così ci metteremo in guai seri.
-Va bene, allora agiremo con calma, non ho bisogno di altri problemi, però il prima possibile dobbiamo fare qualcosa per farla stare male.
-Be' Erica inconsapevolmente ci aiuta parecchio in questo.
-Almeno quella svampita ha fatto qualcosa di giusto nella sua vita. Dannata ragazza. Se solo fossi stato più attento non sarei stato costretto a restare con mia moglie anche se non avrei voluto. Di certo non avrei potuto infangare la mia reputazione con un aborto o con abbandono di una povera donna con una bimba in fasce.
Una stretta al cuore mi assale e le lacrime mi scorrono sul viso lasciando colare tutto il mascara che mi offusca la vista. Un errore. Una catena. Un incidente. Sono questo, nulla di più.
Corro in camera mia prima che non possa più controllare i singhiozzi rischiando di farmi sentire.
Se non mi accettano i miei genitori chi lo farà mai? È sempre stato così severo, così ingiusto, così maligno. Ed io ho sempre combattuto per vederlo finalmente fiero di me, ma non lo sarà mai e sinceramente non lo desidero più.
Non permetterò che quest'uomo che mi ha fatto sempre soffrire per la sua assenza mi faccia diventare inconsapevolmente una pedina, una pedina per fare i comodi suoi come sempre.
Mi dirigo verso il bagno per rimuovere le tracce di trucco sbavato da sotto gli occhi. Mi guardo allo specchio e vedo quello in cui mi ha trasformato, un mostro.
Lui mi ha impedito di legarmi davvero a chiunque, perché mi ha educata a non lasciarmi scoprire davvero.
Lui mi ha fatto diventare perfida con coloro che mi affrontavano perché mi ha sempre fatto vedere l'affronto come mancanza di potere.
Mi lavo la faccia. Non ho più bisogno di inutili maschere.
Prendo la borsa e vado diretta verso casa di Margherita. Ora so cosa è giusto fare.
Raggiungo quello che credo sia il suo appartamento e premo uno dei pulsanti dei vari campanelli poiché non riconosco nessun cognome.
-Sì?
-Salve signora, saprebbe dirmi a che piano abita Margherita Belgrado?
-Margherita? Ah la ragazza che vive dai Milanesi. Terzo piano se non sbaglio.
Suono al campanello della famiglia indicatami dalla signora e salgo al piano prestabilito.
La porta mi viene aperta da una donna in carne e dal volto materno.
-Sei qui per Margherita? Ora è a danza ma dovrebbe tornare tra poco, puoi aspettarla nella sua stanza. 

Annuisco e mi dirigo nella stanza che mi indica.
Mi siedo sul letto e guardo le foto che sono appese.
Una la raffigura con quelli che credo siano i suoi genitori e sua sorella. È così diversa da entrambi, non sembra nemmeno loro figlia.
Le altre sono più recenti, nel parchetto vicino scuola credo. Ha in mano un fiore e sembra felice, la invidio così tanto.
-Cosa ci fai qui!- sento dire alle mie spalle
Mi volto e dico:
-Senti so che da quando sei arrivata mi sono comportata da schifo, ma ti voglio aiutare.-
Rimane spiazzata e mi guarda con occhi increduli. Prendo un respiro e continuo -Io so alcune cose. Tempo fa ho sentito mio padre parlare con una certa Elsa di voler rovinare tuo padre.
-Quindi non sei stata tu?
-A fare cosa?
-A chiedere di farlo.
-Te l'ho già detto, il rapporto con mio padre non è dei migliori, per lui sono solo un peso. Fatto sta che mi ha organizzato una festa per farmi tacere.
-Ma tu ti sei ubriacata e mi hai rivelato che la mia famiglia avrebbe avuto problemi.
-A quanto pare sì. L'altro giorno ho sentito che rischiava di finire in carcere.
-Perché Paolo, il nostro avvocato non che padrone della casa in cui vivo, sta trovando il modo di accusarlo di usura, ciò che effettivamente fa.
-Ecco. Per capire meglio la situazione sono andata nel suo studio dove ho trovato una cartellina riguardante te.
-Era quella nella foto..
-Esattamente.
-Ma perché?
-Non ne ho idea.
-No, perché mi stai raccontando tutto questo.
-Senti ritieniti abbastanza fortunata. Questo non vuol dire che adesso ci racconteremo della nostra infanzia mettendoci lo smalto.
-Non ne avevo assolutamente intenzione.
-Se ci sono problemi chiamami, ti voglio aiutare.
-Grazie, sul serio.
-Prego.- mi volto per andarmene- ehi- dico rigirandomi- ti ammiro perché hai le palle di farti valere davanti a tutti.
Mi sorride imbarazzata ed esco ritrovandomi poi per strada con la consapevolezza amara di dover tornare a casa.
Erica Faggi non è solo un manichino, non è solo una pedina, non è solo una catena, non è solo un errore.

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora