Tre giorni passano veloci e tranquilli, animati solo da qualche chiamata tra papà e Paolo per quella questione da risolvere, finché non arriva la vigilia di Natale. Tutto improvvisamente sembra in fermento: mamma in cucina prepara quantità industriali di cibo per il cenone di questa sera, Sofia si fa i boccoli e sistema i vestiti nuovi sul letto, papà va a comprare gli ultimi doni e le ultime prelibatezze per stasera e io continuo a chiedermi cosa mi avrà regalato Mattia. Pian piano sotto l'albero si aggiungono sempre più doni fino a che la sua base non diventa un carnevale di colori e nastrini. La sera si fa strada tra la luce del giorno e iniziano a spuntare le stelle. Il campanello suona. Che il cenone di Natale abbia inizio! Dalla porta entrano contemporaneamente nonno, nonna e due zie che si lanciano su di me rinchiudendomi in un abbraccio soffocante. La situazione è più o meno la stessa con tutti i parenti e terminato il momento abbracci divento il centro delle conversazioni: "Come ti stai trovando?" "Ti manca però casa vero?" "Quando sei arrivata?" "Quando riparti?". Io rispondo a tutte le domande sfoggiando il mio miglior sorriso sperando che la smettano presto perché non mi piace avere molte attenzioni su di me. Per fortuna il nonno si alza e inizia a cantare Santa Claus is coming to town e ovviamente tutti gli occhi si spostano su di lui. Ed ecco che si alza anche lo zio e canta in una lingua tutta sua che non si può definire inglese, ma diciamo che segue il ritmo. Man mano ci alziamo tutti fino a creare un coro natalizio molto divertente e un po' stonato. La canzone finisce e tutti scoppiamo in una risata che viene interrotta da mia mamma con un "Porto il secondo". Finiamo la cena e tutti andiamo verso l'albero. Mio papà distribuisce i pacchetti. Io mi ritrovo con in mano una tonnellata di regali: uno dai nonni materni, uno dagli zii materni, uno dai nonni paterni, uno dagli zii paterni, uno dai miei genitori, uno da Beatrice e infine quello di Mattia. Lo scarto strappandone la carta lucida con cui era stato incartato con cura trovando all'interno un libro nero come la pece con una scritta bianca. Prelevo il romanzo dalla bustina e dal pacchetto fuoriesce la foto di un bambino per mano ad una donna. Tra la copertina e la prima pagina si trova un biglietto. Sopra vi è scritto con calligrafia ordinata
"Ho deciso di regalarti questo libro per parlarti di me poiché io mi sono rispecchiato tantissimo nel protagonista. Buona lettura, spero che leggendolo mi penserai."
La serata continua tra balli di gruppo, valzer e polka e una ventata di allegria ci fa dimenticare gli affanni e i problemi, ma io continuo ad essere curiosa e meravigliosamente attratta da quel libro che ora si trova sul divano nel suo pacchetto lucido e che mi aiuterà a risolvere quell'enigma che non mi permette di conoscere Mattia mai fino in fondo.
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Le vacanze volano lentamente tra feste in famiglia e qualche uscita con i miei vecchi amici e ben presto arriva l'ora di ripartire. Dopo queste settimane passate qui non riesco a pensare alla frenesia un po' stressante della vita bolognese, non riesco a pensare alle ansie, paure e incertezze che mi aspettano, ma non riesco neanche a rinunciare a quella ventata di vita che sto imparando a scoprire in quella città. L'aereo decolla per la terza volta quest'anno e finalmente l'idea di lasciare il nido per vivere la vita che voglio non mi fa paura. Non mi fa paura perché so di essere più utile ai miei qui, con Paolo vicino per avere informazioni sulla causa. Non mi fa paura perché so di essere più utile a me stessa qui scoprendo sempre più la vera me e cercando di vivere ogni attimo come l'ho sempre sognato. Non mi fa paura perché so di essere più utile a Mattia qui aiutandolo sempre più ad aprirsi e condividere con me i suoi misteri. Non mi fa paura perché so di essere più utile ad Alessio qui per capire cosa sia successo tra noi, a Sabrina che ha sempre creduto in me e a Beatrice, Serena, Paolo e a tutti coloro che mi vogliono bene. Il libro di Mattia mi piace molto, ma mi rende triste pensare che lui abbia potuto passare vicende simili a quelle del protagonista. Il libro parla di un orfano, un orfano che nonostante tutto prova a vedere il meglio della vita perché sa che è ciò che avrebbe voluto il padre, e perciò va avanti. Viene accolto da una nuova famiglia e ormai grande scopre l'amore. Sull'aereo leggo l'ultimo capitolo, mi perdo tra le ultime pagine e non capisco quale parte del protagonista Mattia veda simile a sè.
Sfilo il quaderno con le farfalle dallo zaino e prendo la penna.
*Caro Mattia,
Regalandomi questo racconto hai reso la tua immagine ancora più carica di mistero. Quale parte del protagonista vedi simile a te? Solo la parte del carattere o la situazione? Ti credevi perso ma sei riuscito a ritrovare la strada per vivere o sei davvero orfano? Quante domande voglio porti appena scenderò da questo aereo e sono proprio curiosa di scoprire le tue risposte. Comunque grazie. Grazie perché appena ho capito che quel libro aveva qualcosa a che fare con la tua storia mi sono sentita orgogliosa di me stessa. Mi hai fatto capire che hai avuto le tue conferme e sai di poterti fidare di me. Non tutti mi danno subito fiducia. Se mi affidano un oggetto molto probabilmente si romperà o si perderà nel giro di qualche ora. Se mi raccontano un segreto rischio di dire qualcosa che non dovrei a qualcuno che non dovrei prima che me ne renda conto, non perché sia pettegola, ma perché sono così abituata a mostrare ogni parte di me stessa, ad essere così sincera che tendo a dire tutto ciò che passa per la testa. Ogni volta che qualcuno non mi da fiducia mi sento una nullità, mi sento non abbastanza. Tu per la prima volta ti stai fidando di me, e non perché non sai come sono o perché non mi hai conosciuta, ma perché mi hai scelta. Ora non so se tu sia pazzo per fidarti di una come me o se io pian piano stia cambiando questo mio lato un po' sgradevole, ma ti dico infinite grazie perché per la prima volta mi sento davvero necessaria per qualcuno.*
Metto a posto la penna e il quaderno e ben presto l'aereo atterra. L'aereoporto brulica di gente con cappotti ingombranti e sciarponi perciò faccio fatica ad individuare Paolo e Serena, ma finalmente li vedo e insieme ci dirigiamo verso l'auto per poi imboccare la strada per tornare a casa. Ci fermiamo ad un bar un po' vecchio stile e prendiamo posto ad uno dei tavolini metallici posti all'esterno. Io giro distrattamente la mia cioccolata calda mentre il vento mi porta i capelli oltre le spalle.
<<Grazie>>sussurro.
<<Cosa?>>replica Paolo.
<<Per tutto>>
Sono felice di aver incontrato brave persone come loro.
Riprendiamo il nostro viaggio verso casa e finalmente arriviamo. Corro in camera e sistemo i miei vestiti nell'armadio. Apro lo zaino e lo giro facendo cadere tutto il contenuto sul letto. Esamino tutti quegli oggetti. Le foto del regalo di Alessio e la sua lettera, il libro di Mattia e la fotografia della donna e del bambino, le cuffie, il quaderno con le farfalle, la mia penna e il computer. Prendo le fotografie di Alessio che nonostante ciò che è successo rimane il mio difensore e le attacco accanto alla foto di famiglia. Ora quello è il piccolo angolo che mette insieme la mia felicità.
Non ho proprio sentito Alessio in queste settimane. Forse non sapeva cosa dire, forse non lo sapevo io. Ma nonostante tutto per me rimane il ragazzo che più di tutti mi fa sentire bene, il ragazzo di cui continuo a fidarmi ciecamente e che ancora non mi racconta il suo sogno, il ragazzo a cui ho rotto il piede, il ragazzo con gli occhi di mare e i capelli di sole. Il silenzio mi fa capire che qualcosa è cambiata perché il silenzio tra noi non c'è mai stato. Non c'è mai stato perché lui è una di quella persone con cui non hai paura di dire qualcosa di sbagliato, una di quelle persone con cui quando si sta in silenzio ci si parla con gli occhi. Pensando questo un nodo mi stringe la gola perciò prendo il cellulare e compongo il suo numero e mi sorprendo quando sento la sua inconfondibile suoneria troppo rumorosa provenire dall'esterno. Mi affaccio alla finestra e lo vedo mentre cerca di ripararsi dal sole con una mano. Sentendo la finestra aprirsi alza lo sguardo e mi fa cenno di scendere. È qui. Vuol dire che tutto tornerà come prima, che continuerà ad essere il mio difensore e il mio punto di riferimento? Scendo le scale ridendo come una pazza poi apro il portone e lo abbraccio.
<<Sono venuto per chiarire. Dopo quello che è successo fra noi si è instaurato un silenzio assordante. Io non riesco a sopportarlo, ho bisogno di te. Capisco che quel quasi bacio è stato destabilizzante ma tornerà tutto come prima, come se nulla fosse successo. Amici come prima?>>
<<D'accordo>>dico con l'accenno di un sorriso sulle labbra.
È stato più facile di quanto pensassi. Aveva ragione mia madre dicendomi che tutto si sarebbe risolto da sé. Sono felice, almeno credo di esserlo, dovrei esserlo, ma nonostante sia un po' sollevata ho ancora quel nodo in gola. Essere amici come prima... È ciò che volevo, giusto?Spazio autrice:
Hello guys!!
Questo capitolo che molto probabilmente vi sembrerà molto breve è l'inizio della vera e propria storia.
Dal prossimo capitolo inizierete a capire un po' di più e potrete scoprire pian piano tutto.
Votate o commentate se vi va, mi farebbe molto piacere🌟
Baci baci
Fede💕
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La danza delle margherite
Romance"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...