Capitolo 39

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Sabrina è stata arrestata per omicidio. Non è stato facile accettarlo, per niente. In compenso anche la Paloma è in carcere e per quanto riguarda Faggi stanno ancora indagando. Quel maledetto ha degli avvocati così influenti, forti e abili che stanno riuscendo a mettere in difficoltà anche Paolo nonostante sia palese la sua colpevolezza.
Ora sono con Alessio che finalmente ha deciso di comprare la macchina e perciò mi sta accompagnando a fare visita alla mia vera mamma.
L'ingresso al carcere fa un effetto strano. I muri sono spogli e rovinati, c'è silenzio agghiacciante e l'ambiente è austero, rigido. Chiediamo ad una guardia di poter fare visita a Sabrina e così ci conduce in una sala permettendoci di sedere e poi si allontana per chiamarla.
Chiedo ad Alessio di lasciarmi sola e lui annuisce, ma prima di andare via mi stringe la mano e mi sorride, per infondermi coraggio.
Vedo arrivare mia madre, che non sembra quasi più la stessa. È spenta, stanca e sono passati ancora pochi giorni.
Si siede anche lei e mi afferra le mani fino a far diventare le nocche bianche.
<<Come stai?>>dice con voce tremante.
<<Non è come sto io il problema, non credi? Come va qui?>>
<<È dura, ma devo tirare avanti. In fondo me lo sono meritato. Senti, non abbiamo molto tempo. Devi sapere che io avevo scoperto di tutto ciò che Faggi voleva fare. Per questo ho deciso di farti adottare così da farti avere un cognome diverso. Sapevo che prima o poi Elsa sarebbe caduta nel suo tranello. Ascolta. C'è un solo modo per sbatterlo dentro. Quella dannata cartellina piena delle tue informazioni, se riuscirai a trovarla e consegnarla è fatta. Lì c'è tutto, Marghe. Trovala e mettiti al sicuro, è tutto quello che chiedo. Non importa essere qui, non importa non averti cresciuta, non importa aver perso tutto se so che tu sei libera, felice e protetta. Ti prego fallo per me.>>
Mi guarda con occhi supplicanti, come mai nessuno ha fatto.
<<Lo farò.>> Dico con le lacrime che rischiano di scivolare. <<Ti voglio bene, mamma. Grazie per tutto quello che hai fatto per me.>>
Bacia la mia mano che non ha mai lasciato durante il suo discorso e la stringe ancora di più, come se fosse spaventata, come se avesse paura che io scappi.
La guardia mi fa segno che deve andare via ed io annuisco sorridendole ancora.
<<Ti verrò a trovare almeno due volte a settimana, se non di più.>>
Lei sorride
<<Ti aspetto.>>
Perché deve essere così poco il tempo a disposizione? Ho appena realizzato chi è la mia vera madre che già mi viene strappata via.
A questo punto chiedo di vedere la Paloma. Non so precisamente cosa le dirò, non so perché sento il bisogno di parlarle, forse perché in parte mi sento responsabile per tutto quello che le è successo, forse perché voglio capirla. Come sempre. Come con Mattia, come con Beatrice, come con Alessio, come con Erica, voglio provare a farla stare meglio, voglio provare a renderla libera nonostante tutto ciò che ha provato a farmi.
Si avvicina con gli occhi da serpe accanto alla guardia che non la perde mai di vista.
<<Ciao>>biascico.
<<Perché sei qui?>>
Non le rispondo, ma comincio a parlare.
<<Chi lo avrebbe mai immaginato tutto questo nemmeno un anno fa. Chi avrebbe mai immaginato di essere stata cresciuta da quella che non è la mia famiglia, di essere il centro dei piani di qualcuno dall'altra parte dell'Italia, di incontrare l'amore, la vera amicizia e scoprire un segreto che mi riguarda da prima che nascessi? Di scoprire di essere la causa di un omicidio e di conseguenza di una vendetta? Quando ti ho visto per la prima volta, con questo stesso sguardo intriso di odio, come avrei potuto immaginare di vederti in carcere?>>
Non ribatte.
<<Sai. Non credo che mi crederai, ma io non ti odio.>>continuo <<E non lo dico per fare la santarellina, anche perché non ho mai sopportato l'ipocrisia. Non lo dico per non darti soddisfazione. È così. E lo sai perché non ti odio? Perché non hai agito per cattiveria, per invidia o per ritorni personali. E anche se hai fatto un errore dopo l'altro, anche se hai provato a distruggermi distruggendo solo te, ti capisco. Non ti scuso, ma ti capisco. E anche se hai sbagliato tanto, tua figlia sarebbe fiera di te, perché hai continuato a vivere per lei.>>
<<Lo dici per ragirarmi. Cosa vuoi da me?>>
<<Cosa potrei volere da te ora? >>
<<Non ne ho idea.>> Poi un pensiero le illumina lo sguardo << però io vorrei una cosa da te. So che non sono in condizioni di chiedere favori, ma questa volta è importante. Guido ha lasciato dei fiori a Sol, sulla sua tomba. Vorrei solo che l'andasse a trovare spesso, o almeno che qualcuno ci andasse ogni tanto.>>
<<Non ho un gran rapporto con mio padre...>>
<<Ti prego Margherita.>>
<<Ci proverò>>
<<Il tempo è scaduto>>avvisa la guardia.
<<Ti perdono Elsa.>> Dico per poi dirigermi finalmente verso il mio difensore.
Uscendo dall'edificio lo vedo poggiato sull'automobile mentre digita qualcosa al cellulare. Il vento fa dondolare il suo ciuffo dotato che in questo periodo è più lungo del solito, il suo sguardo marino è puntato verso il basso e suoi muscoli sono tesi nonostante sia in posizione rilassata. Con tutto quello che è successo non abbiamo avuto un momento per noi eppure lui non mi ha mai fatto pressione, mi ha rispettata in silenzio standomi accanto per farmi forza.
Vado verso di lui e abbraccio le sue spalle forti e lui stringe la mia vita per poi perderci in un bacio. Le sue labbra si spostano verso il mio collo ed io mi nutro del suo profumo.
<<Grazie>>sibilo<<nessuno ha mai tenuto così tanto a me>>
Lui mi tiene ancora più salda a sé e continua a baciarmi poi si allontana leggermente per dirmi:
<<E io non ho mai tenuto così tanto a nessuno.>>
Entriamo in macchina e chiedo ad Alessio di andare verso il cimitero. Una volta arrivati chiedo al custode se sa dove si trovi la tomba di Sol Paloma. Mi dà le indicazioni necessarie e pertanto giungiamo immediatamente davanti alla sepoltura. Davanti c'è un uomo. Mio padre. Mi avvicino e scorgendomi si alza e mi abbraccia quasi in lacrime.
<<Scusami>> dice<<non pensavo che questa tomba potesse farmi questo effetto... È solo che... Penso che avrei potuto fare tanto per lei, che sarei potuto rimanere e vederla crescere, che avrei potuto fermare Sabrina...>>
<<Non hai nessuna colpa. Non potevi sapere.>>
<<Non è vero. Non è vero.>>
Gli accarezzo la schiena.
<<Sai cosa potresti fare?>>chiedo<<venire a trovarla spesso. Ora che Elsa è in prigione nessuno si prenderebbe più cura di lei. Nessuno porterà dei fiori o si ricorderà di questa tomba. Basterebbe questo. Faresti un grande piacere a Sol ma soprattutto ad Elsa.>>
Bacio la fotografia posizionata sulla lapide.
<<Ciao sorellina>> dico per poi andare via.
<<Allora?>> Domanda Alessio.
<<Cosa?>>
<<Dove vuoi che ti porti adesso il tuo taxi?>>
Gli tiro uno schiaffetto sul braccio.
<<Stai insinuando che ti uso solo per scroccarti passaggi?>>
<<Io non lo insinuo, lo so.>>
<<Ma che razza di persona credi che sia?>>
Scoppia a ridere <<Una credulona, dai stupida sali in macchina.>>
Gli faccio un dito medio.
<<Ehi ehi, da quando sei così maleducata?>>
<<Da quando mi fai saltare i nervi.>>
<<Sei troppo bella quando ti arrabbi.>>
Lo fulmino con lo sguardo e lui alza leggermente le mani dal volante in segno di resa.
<<Pensa alla strada piuttosto.>>
<<Se mi dicessi dove dobbiamo andare magari.>>
<<Da Erica.>>
Arriviamo davanti all'immensa villa. Suono il campanello e per fortuna ci apre una domestica e non Fabrizio Faggi. Ci dice che Erica è nella sua stanza e ci fa strada fino a quando non arriviamo sulla soglia della camera. Bussiamo ed entriamo.
<<Alessio! Marghe!>> Esclama con un sorriso.
<<Ehi.>>
<<Perché quei musi lunghi?>>
<<Senti, non credo che ti farà piacere ciò che abbiamo da dirti.>> Prendo un respiro. <<Ci serve la cartellina rossa per poter incriminare tuo padre>>.
<<Mi stai chiedendo di incriminare mio padre?>>
Bè in effetti è un po' brutta vista da questa prospettiva.

<<Ehm... Sì? Senti quando e se ti sentirai pronta chiamami. Ma sappi che in questa situazione tuo padre è l'unico che davvero si meriterebbe di stare al fresco. Ciao.>>

Usciamo dalla villa.
<<Che mal di testa.>> Dico chiudendo gli occhi. <<È stata una giornata impegnativa.>> Risponde il mio difensore.
<<A volte mi sembra di essere in un film. Come può essere capitato tutto questo a me?>>
Mi abbraccia e intanto il cielo diventa sempre più scuro.
Io Alessio e le stelle. Come quella sera. Io Alessio e le stelle. Se potessi vivere sempre così. Io Alessio e le stelle. Ciò di cui ho bisogno.

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora